Honda lancer&agrave; alla fine di ottobre la sua moto da cross elettrica CR ELECTRIC Proto, il cui sviluppo &egrave; iniziato nel 2017, per poi avere la sua forma ufficiale nel 2019. La moto &egrave; stata prodotta in collaborazione con Mugen, adotta un motore elettrico raffreddato a liquido, e parteciper&agrave; in una gara di motocross giapponese il 28 e 29 ottobre.    L&#39;annuncio  Honda Racing Corporation, sul suo profilo Instagram, la annuncia cos&igrave;: &quot;La moto da cross elettrica CR ELECTRIC Proto parteciper&agrave; all&#39;ottava prova del &#39;D.I.D All Japan Motocross Championship 2023&#39; a Saitama. Questo &egrave; il primo tentativo di competere nel campionato giapponese con una moto elettrica sviluppata interamente da Honda&quot;. A gareggiare per il marchio ci sar&agrave; il pilota Trey Canard, campione AMA Pro Motocross 2010 250 e attuale consigliere del team per l&#39;American Honda Motor.  HONDA AFRICA TWIN 2024: ARRIVA LA RUOTA ANTERIORE DA 19&quot;  &nbsp;  &nbsp; 

Il suo nome &egrave; CR ELECTRIC Proto, e far&agrave; il suo debutto in una gara giapponese il 28 e il 29 ottobre

Honda: la cross elettrica come wild-card in una gara in Giappone

        Il settore delle moto ha bisogno di una spinta in pi&ugrave;? Questo &egrave; quello che pensa il Giappone, che sta tentando in tutti i modi di far entrare in questo mondo tutti quelli che possiedono una patente di guida. Come? Riclassificando le moto fino a 125 cc come biciclette a motore. Dell'iniziativa se ne &egrave; parlato con l'Agenzia nazionale di polizia giapponese, la quale si &egrave; messa al lavoro per capire se la proposta pu&ograve; diventare realt&agrave;. In caso avessero esito positivo, per&ograve;, cosa accadrebbe? L'ipotesi In tal caso gli utenti giapponesi in possesso di una patente completa potrebbero salire su moto come la Honda Super Cub 50 (2,7 kW / 3,5 CV), la Suzuki Address V50 (2,7 kW / 3,5 CV) o lo scooter Yamaha Vino (3,3 kW / 4,3 CV). Cercare di trovare una moto sul mercato giapponese che abbia una cilindrata superiore a 50cc, ma inferiore al limite proposto di 4kW, non &egrave; per&ograve; molto semplice e ancora non si sa se le moto con pi&ugrave; di 4kW verrebbero limitate in modo simile a quanto avviene per le moto A2. Se dovesse andare tutto a buon fine, questo aprirebbe molto pi&ugrave; le porte al segmento, e sicuramente il mercato ne gioverebbe. COSA ACCADE QUANDO TI RUBANO LA TARGA O LA SI SMARRISCE?       

L'obiettivo sarebbe far entrare in questo mondo tutti quelli che possiedono una patente di guida e cos&igrave; allargare la platea di utilizzo per le due ruote

Il Giappone vuole riclassificare le moto fino a 125 cc

        Una bella e ricca scoperta quella fatta in un fienile in Giappone (da sottolineare, dai fienili ultimamente esce davvero di tutto, moto e auto d&rsquo;epoca in particolare). Siamo nella parte occidentale della Nazione, sebbene chi abbia dato la notizia - il sito nipponico Young Machine - sia stato piuttosto restio a fornire dettagli al riguardo, specialmente sull&rsquo;ubicazione del fienile e dei suoi tesori all&rsquo;interno: una collezione di moto d&rsquo;epoca, molte degli anni &rsquo;80 e alcune degli anni &rsquo;70. I modelli ritrovati  In totale sono circa 40 moto, quasi tutte di marca giapponese ma con qualche eccezione, come quella che sembra essere una Ducati 500 Sport Desmo. Spuntano tante Kawasaki, tra cui una GPZ750R, una GPZ1000RX e una GPZ1100, ma anche una Suzuki RG50 Gamma, un Suzuki Hustler 400 e un ciclomotore Honda Nobio del 1973. C&rsquo;&egrave; spazio pure per qualche scooter. Da quanto emerso, il fienile in passato era un negozio di moto e dopo la chiusura molti dei modelli sono rimasti al suo interno, in compagnia di polvere e spifferi. Ed &egrave; gi&agrave; tanto che in tutto questo tempo nessuno le abbia rubate. Essendo un ex negozio, in fase di scoperta non ha stupito ritrovare anche numerose parti di moto, svariati elementi qua e l&agrave;: dalle gomme ai pannelli della carrozzeria, e tante componenti OEM. Dove andr&agrave; a finire questa grande collezione? Non ne abbiamo idea. Potrebbero finire all&rsquo;asta o essere vendute in blocco. TOP5: COSA RESTER&Agrave; DI QUESTO 2022 IN MOTO       

Nell&rsquo;edificio, che un tempo era un negozio di due ruote, tante Kawasaki e Suzuki, ma anche una Ducati 500 Sport Desmo

Ritrovate 40 moto d’epoca in un fienile in Giappone

L’edificio, nella parte occidentale del Paese, una volta era un negozio di due ruote e dopo la chiusura tutti i modelli sono rimasti all'interno a prendere polvere: circa 40 unità, tante Kawasaki e Suzuki, ma anche una Ducati 500 Sport Desmo e scooter 

La scoperta in un fienile in Giappone: 40 moto e scooter d'epoca

La Honda CB1000R torner&agrave; nel 2024 in una nuova veste: a quanto pare, partendo dalla base della CB1000 del 2017, sar&agrave; un vero cambio di rotta. Attualmente la la CB1000R SC80 non sta ottenendo risultati soddisfacenti nemmeno in Europa ed &egrave; fuori dalla classifica delle vendite in Giappone, in calo rispetto al suo debutto.    HONDA: LO SMARTPHONE VOICE CONTROL SYSTEM ANCHE PER IPHONE  Come dovrebbe essere  Alla luce di questi numeri, la nuova CB1000R (nella foto di apertura un rendering che circola in rete), potrebbe abbandonare lo stile Neo Sports Caf&eacute; e rinascere come streetfighter pronta a tornare alle sue radici. Il modello dovrebbe uscire in Giappone nel 2024 e sar&agrave; probabilmente aggiornata con il motore della CBR1000RR del 2018 (modello SC77), unit&agrave; in grado di erogare 192 CV, e dotata di controlli elettronici di ultimissima generazione.  Honda ha anche richiesto un brevetto per l&#39;utilizzo di winglets (alette) laterali. Tra le altre novit&agrave; rientrerebbe il portatarga montato sul forcellone.  HONDA, LA CR ELECTRIC PRONTA A CORRERE NEL 2023 

Il modello dovrebbe uscire in Giappone nel 2024 e sfrutter&agrave; la base tecnica della CBR1000RR del 2017&nbsp;

Honda: ritorno alle origini con la nuova CB1000R

Nella scorsa di EICMA i tanti appassionati del marchio di Hamamatsu erano rimasti un po&#39; delusi. La nuova Transalp non era stata svelata, ma ad alleviare l&#39;amarezza ci aveva pensato l&#39;annuncio dell&#39;arrivo di un&#39;inedita Hornet. L&#39;attesa per&ograve; sembra quasi finita, perch&egrave; in Giappone &egrave; spuntata la registrazione di una &quot;Transalp XL750&quot;, una cilindrata che gi&agrave; ci aspettavamo.    Come ce la aspettiamo  La voce che Honda stesse lavorando alla produzione di una nuova Transalp gira ormai da anni. A fare chiarezza ci hanno pensato i colleghi giapponesi di Young Machine, i quali hanno recentemente affermano di aver trovato i documenti che svelerebbero il deposito del un marchio Transalp XL750. La notizia non &egrave; una garanzia che la moto verr&agrave; svelata nei prossimi mesi, ma &egrave; un indizio molto forte per un debutto imminente e molto atteso. Il nome scelto (XL e non pi&ugrave; il conosciuto XLV) lascia chiaramente intendere che sar&agrave; basata sul motore bicilindrico parallelo raffreddato a liquido, gi&agrave; conosciuto grazie alla prossima Hornet. Circa un mese fa, Young Machine aveva anche anticipato l&#39;arrivo non solo di una nuova 750 adventure bike, ma anche di una moto sportiva e una naked neo retr&ograve; (una pi&ugrave; piccola Hawk?) da affiancare a Hornet e&nbsp;Transalp. Chiss&agrave; se a questo punto, la prossima edizione di Colonia o al pi&ugrave; tardi EICMA saranno il primo&nbsp; palcoscenico della nuova arrivata.  MERCATO MOTO, ALTALENA GIAPPONESE: CRESCE HONDA, RESISTE YAMAHA 

La Casa di Tokyo affiancher&agrave; l&#39;inedito modello alla&nbsp;Hornet gi&agrave; annunciata ad EICMA 2021

Honda, ora &egrave; ufficiale: registrata in Giappone la nuova Transalp XL750

        In Giappone si &egrave; appena tenuta la prima Brand Night Ducati, un evento per celebrare il Marchio di Borgo Panigale, i suoi valori e le sue moto con gli appassionati del Sol Levante, che si &egrave; tenuto negli spazi suggestivi dei giardini Happo-en a Tokyo. La serata, chiamata "The Art of Performance", ha riunito media, influencer, concessionari Ducati e fan, tra cui Ainosuke Kataoka, famoso attore Kabuki giapponese e orgoglioso ducatista e l&rsquo;Eccellenza Gianluigi Benedetti, Ambasciatore italiano in Giappone, che nel suo discorso ha citato Ducati tra le aziende simbolo dell'eccellenza italiana nel mondo. L&rsquo;intera gamma in mostra  Durante la serata &egrave; stata esposta anche l&rsquo;intera gamma Ducati e, per l&rsquo;occasione, sono state presentate per la prima volta in Giappone le nuove Streetfighter V2 e Panigale V4. Non solo: spazio anche a un focus dedicato alla Multistrada V4, la dual bike del Marchio di maggior successo introdotta nel mercato giapponese. Proprio in Giappone, tra qualche mese, debutter&agrave; anche la nuova DesertX, il modello che ha nell&rsquo;off-road pi&ugrave; impegnativo il suo territorio naturale, spostando il confine di quello che si pu&ograve; fare con una Ducati. Perch&eacute; questo evento? Il Giappone &egrave; per Ducati un mercato importante, nel quale la presenza del brand continua a rafforzarsi seguendo un trend di crescita positivo, grazie al lavoro della filiale Ducati Japan e alla rete di concessionari. WORLD DUCATI WEEK 2022: TUTTE LE INFORMAZIONI PER PARTECIPARE ALL'EVENTO       

Una serata speciale per celebrare il Marchio di Borgo Panigale e le sue moto in un Paese il cui mercato si fa sempre pi&ugrave; importante

Lo stile Ducati sfila a Tokyo con Art of Performance

Che il Medio Oriente sia ormai la patria della tecnologia pi&ugrave; avanzata e delle creazioni pi&ugrave; strane e sensazionali &egrave; risaputo. Robot tuttofare, telefoni minuscoli, impossibile competere con l&rsquo;ingegno dell&rsquo;est del mondo. &Egrave; proprio da l&igrave;, pi&ugrave; precisamente da Tokyo, che arriva sul mercato la moto volante, un mezzo estremamente futuristico dal prezzo davvero folle.  ARRIVA UNIPOLMOVE: L&#39;ALTERNATIVA AL TELEPASS  Il futuro &egrave; adesso  L&rsquo;dea &egrave; firmata Ali Tecnologies Inc, societ&agrave; appartenente dal 2016 al produttore di droni Shuhei Komatsu. La Xturismo Limited, questo il nome scelto per la moto, pu&ograve; portare una sola persona per volta, raggiungere una velocit&agrave; di 80 km/h e ha un&rsquo;autonomia di massimo 40 minuti. Insomma, per arrivare dall&rsquo;altra parte della citt&agrave; &egrave; un veicolo sicuramente pi&ugrave; conveniente rispetto all&rsquo;automobile: niente traffico, niente inquinamento, ma per averlo &egrave; necessario sborsare ben 777mila dollari (circa 718mila euro). Ali Tecnhologies ha dichiarato di voler quotare in borsa la societ&agrave; dato anche l&rsquo;interesse da parte di diverse aziende e Stati puntano di entrare a far parte del capitale sociale. L&rsquo;obiettivo della societ&agrave; &egrave; quella di creare una vera e propria &ldquo;flotta aerea&rdquo; di mezzi adibiti al trasporto di persone, un vero e proprio sguardo ad un prossimo futuro fatto di macchine volanti e (speriamo) niente code sulle strade!    &quot;ELECTRIC REVOLUTIONARIES&quot;, QUANDO L&#39;ELETTRICA DIVENTA SPECIAL 

Il progetto arriva dal Giappone e gi&agrave; diverse aziende e Stati sono interessati ad entrare nella societ&agrave; produttrice

Xturismo Limited, in vendita la moto volante che va a 80 km/h e costa 718mila euro

        Certe cose possono capitare solo in Giappone, patria della tecnologia. &Egrave; nel Paese del Sol Levante infatti che il manager di una squadra di baseball &egrave; entrato nel suo stadio di casa su quella che aveva tutte le sembianze di una "moto volante". La scorsa settimana Tsuyoshi Shinjo, manager degli Hokkaido Nippon Ham Fighters, &egrave; infatti volato nel Sapporo Dome di Hokkaido in sella al futuristico XTurismo della A.L.I. Technologies, un ibrido tra un drone e una moto dal valore di oltre 600.000 euro. XTurismo, le caratteristiche XTurismo pu&ograve; viaggiare alla velocit&agrave; di 100 km/h per un massimo di 40 minuti. Ha una sella e un manubrio in stile motociclistico progettata per trasportare un solo passeggero. Si tratta tecnicamente di un hoverbike alimentato da due motori a combustione interna ed elettrici, lungo 3,7 metri per 300 kg di peso. Il 50enne Shinjo &egrave; decollato dal terreno dello stadio e si &egrave; librato in alto sopra il campo per poi atterrare circa un minuto dopo. Poi si &egrave; tolto il casco e ha gettato la sua giacca a terra prima di andarsene a piedi. JETPACK AVIATION SPEEDER: LA MOTO VOLANTE SUPERA IL PRIMO TEST DI VOLO VIDEO Show epico, ma sul campo... Un'entrata ad effetto, senza dubbio. Peccato per&ograve; che la trovata non sia riuscita a sostenere la squadra dei Nippon Ham Fighters, che hanno perso 4-0 contro i Saitama Seibu Lions, lasciandoli ancora alla ricerca della prima vittoria stagionale. E infatti sui social i tifosi della formazione di Hokkaido si sono scagliati contro il loro manager, reo secondo loro di aver dedicato pi&ugrave; attenzione allo show dell'XTurismo che non ai risultati del suo club. Ecco il video dell'episodio.        

Il dirigente degli Hokkaido Nippon Ham Fighters &egrave; atterrato sul campo del Sapporo Dome in sella all'XTurismo della A.L.I. Technologies, un hoverbike ibrido dal valore di oltre 600.000 euro

Manager di baseball in campo su una moto volante! VIDEO

        &Egrave; quasi tutto pronto per il nuovo Honda Lead 125, scooter urbano che dal 24 marzo sar&agrave; disponibile per il mercato giapponese (e che ha fatto il suo debutto per la prima volta quasi dieci anni fa). Un modello rinnovato e aggiornato che adesso vanta un nuovo motore raffreddato a liquido eSP+ (lo stesso che troviamo nell&rsquo;Honda SH 125 Mode, commercializzato in Italia), un monocilindrico con distribuzione a quattro valvole da 11 CV a 8.750 giri e dotato del sistema Start&amp;Stop. Lo vedremo presto anche in Europa? Le caratteristiche Al momento non &egrave; facile fare previsioni. Tra le considerazioni da fare c&rsquo;&egrave; tra tutte la presenza dell&rsquo;SH 125, con cui Lead 125 abbiamo visto condivide il motore, che in Italia va molto forte nelle vendite (&egrave; stato lo scooter pi&ugrave; richiesto nel 2021, con 12.804 unit&agrave; immatricolate). Dall&rsquo;altra parte, per&ograve;, il nuovo scooter &egrave; omologato Euro5 e questo potrebbe rappresentare un grosso vantaggio per la sua eventuale commercializzazione nel nostro Paese, nonostante il segmento sia piuttosto completo. Guardando le altre caratteristiche del Lead 125, presenta ruote da 12&rdquo; e 10&rdquo; (anteriore e posteriore), la sella &egrave; ad appena 760 mm da terra e il peso &egrave; di 116 kg a secco. Un perfetto scooter urbano, sulla carta, a cui vanno aggiunti altri dettagli: l&rsquo;avviamento keyless, la presenza di prese USB e Type-C e luci full Led. Per quanto riguarda il prezzo, in Giappone sar&agrave; venduto a una cifra corrispondete intorno ai 2.450 euro, all&rsquo;incirca la stessa dell&rsquo;SH 125. SCOOTER: LE NOVIT&Agrave; DA TENERE SOTT'OCCHIO NEL 2022       

Il nuovo scooter urbano sar&agrave; disponibile dal 24 marzo. Condivide il motore eSP+ con l&rsquo;SH 125, ma ancora non sappiamo se arriver&agrave; anche da noi

Honda Lead 125 debutta in Giappone, e in Europa?

        Pensavamo di averle viste tutte e, invece, dal Giappone nel 2020 &egrave; arrivato lo scooter gonfiabile, che ha fatto subito parlare di s&eacute;. Oggi Poimo, questo il nome del mezzo, &egrave; diventato di serie e la sua particolarit&agrave; &egrave; che quando &egrave; sgonfio pu&ograve; farsi cos&igrave; piccolo da entrare anche in uno zaino. Quando si dice la mobilit&agrave; a portata di mano&hellip; Un veicolo che di certo non potrebbe essere utilizzato nel nostro Paese, ma i giapponesi non sono nuovi a idee fuori dall&rsquo;ordinario che nel Sol Levante trovano una loro applicazione. Le caratteristiche Ma chi c&rsquo;&egrave; dietro Poimo? &Egrave; stato realizzo da un gruppo di studenti dell'Universit&agrave; di Tokyo utilizzando poliuretano termoplastico. Il corpo &egrave; sorretto da una piattaforma elettrica a quattro ruote e dopo essersi gonfiato &egrave; in grado di sorreggere sia il peso di una persona: collegato al propulsore elettrico, si mette in moto e si parte. Arrivati alla meta, non serve pensare al parcheggio. Poino si sgonfia, si piega ed entra facilmente in uno zaino o in una borsa abbastanza capiente. Per rigonfiarlo di nuovo sono sufficienti due minuti, basta un piccolo compressore. E l&rsquo;autonomia? Circa 90 minuti a 15 km/h di velocit&agrave;. Le prime consegne, naturalmente in Giappone, sono previste per la primavera 2022. ESKOOTER: ARRIVA IL CAMPIONATO RACING DEI MONOPATTINI ELETTRICI       

Un gruppo di studenti dell'Universit&agrave; di Tokyo ha progettato il mezzo nel 2020 e ora sta avviando la produzione in serie

Poimo, dal Giappone lo scooter gonfiabile (e da mettere nello zaino)

Siamo abituati a pensare alle bande di delinquenti in motocicletta solo come un fenomeno a stelle e strisce, ma tra le prefetture giapponesi &egrave; cresciuto un fenomento altrettanto violento e molto simile nelle dinamiche criminali e di controllo territoriale. Stiamo parlando dei &quot;Bosozoku&quot; (termine che tradotto significa &quot;trib&ugrave; della velocit&agrave;&quot;), una sottocultura che ha coinvolto migliaia di giovani giapponesi fra gli anni &#39;80 e &#39;90, portando scompiglio e crimini nelle strade delle grandi citt&agrave; come anche in giro per i villaggi di montagna.  Chi sono i Bosozoku?  La storia di questo fenomeno mette radici nel dopoguerra, quando tutto il mondo &egrave; entrato lentamente nella tensione della Guerra Fredda. Dopo gli anni &#39;50 &egrave; cresciuto in molti paesi un sentimento antiamericano molto forte, e in Giappone soprattutto (la storia delle bombe atomiche ancora non era stata digerita) il dominio statunitense sul mondo &egrave; stato combattutto con movimenti di protesta fra cui quello dell&#39;aggregamento di bande di giovani che al grido di &quot;Banzai&quot; e idee politiche estreme associava la ribellione sociale contro lo stesso paese, reo di non aver reagito con onore alla distruzione che gli americani hanno portato in oriente.    La moto &egrave; l&#39;oggetto simbolo di queste gang, utilizzate sia come strumento per scorribande criminali sia come simbolo identitario. Le moto dei Bosozoku sono facilmente riconoscibili, perch&egrave; tutte modificate nello stesso stile: sono giapponesi, principalmente di grossa cilindrata, come Kawasaki Z, Honda CB, Suzuki GS ecc., accrocchiate con elementi estetici e funzionali che arrivano da diversi mondi, come per esempio sissybar custom altissimi e manubri ape hanger su moto sportive.  Di solito vengono montate anche carene da moto sportiva, ma in posizione molto alta e assolutamente fuori da ogni logica di stile e funzionalit&agrave;. Tendenzialmente tutte queste moto sono verniciate con colori sgargianti e richiamano con adesivi e loghi i simboli pi&ugrave; importanti della storia militare e imperiale giapponese, soprattutto simboli di guerra. Una delle ispirazioni di questa sottocultura &egrave; appunto la figura del kamikaze della seconda guerra mondiale, che si immolava per la gloria del suo paese.    Da ribelli a criminali il passo &egrave; breve  Come gi&agrave; detto, &egrave; un fenomeno nato per ribellione sociale ma ben presto sfociato nella criminalit&agrave; pi&ugrave; o meno organizzata delle bande, che hanno iniziato a sfidarsi per il controllo di quartieri, territori e affari loschi. All&#39;inizio degli anni &#39;80 i Bosozoku in giro per il giappone erano pi&ugrave; di 40.000 e il fenomeno &egrave; andato assolutamente fuori controllo. Nelle grandi citt&agrave; la notte era spezzata di continuo dal suono dei 4 cilindri con lo scarico aperto che urlavano per le strade deserte (una delle &quot;attivit&agrave;&quot; preferite era fare pi&ugrave; casino possibile, distruggere il bene pubblico e aggredire persone anche in modo gratuito), e gli omicidi fra membri delle bande erano all&#39;ordine del giorno.&nbsp;  Le autorit&agrave; potevano fare poco, c&#39;era di mezzo la loro stessa incolumit&agrave;, e allora la maggior parte delle volte si limitavano a &quot;controllare&quot; le loro manifestazioni rumorose senza intervenire troppo nel fermarli. Questo senso di onnipotenza delle bande ha portato poi all&#39;associazione di alcune con la Yakuza (la mafia giapponese), che fra le fila dei Bosozoku trovava giovani reclute da inserire nella criminalit&agrave; organizzata di livello superiore.&nbsp;  Come tutte le storie violente, c&#39;&egrave; una fine  Sul finire degli anni &#39;90 il mondo &egrave; cambiato di nuovo: il muro di Berlino, cadendo, ha lasciato il passo a una globalizzazione che ha portato allo scioglimento di molte bande di motociclisti, e le vite di queste persone si sono divise fra chi &egrave; tornato alla normalit&agrave; e chi &egrave; rimasto invece fra le fila della Yakuza. A fine millennio i membri ufficiali delle bande erano solo qualche centinaio. La sottocultura Bosozoku, per&ograve;, continua a stimolare molte persone e i &quot;revival&quot; di quel periodo ancora vengono fatti.   E sono tante anche le persone che in giappone custodiscono con gelosia le moto modificate in quello stile e ne creano di nuove, bench&egrave; i raduni attuali non siano altro che semplici ritrovi fra persone affascinate dalle stesse idee e dalla passione per quei mezzi, senza pi&ugrave; violenza e scopi criminali. Una storia a lieto fine che ha lasciato ai posteri alcuni tra i mezzi pi&ugrave; assurdi e colorati che siano mai stati realizzati.    I motociclisti che musica ascoltano? 

Tra gli anni &#39;80 e &#39;90 il Sol Levante &egrave; stato protagonista di un fenomeno di ribellione, violenza e dispute territoriali in sella a moto modificate all&#39;estremo. Una storia che vale la pena conoscere

Fenomeno Bosozoku: le gang di motociclisti che hanno terrorizzato il Giappone

Negli ultimi anni, la categoria delle supersportive della classe 600cc si &egrave; eclissata, sparendo pian piano dal mercato internazionale: Suzuki GSX-R600 e Yamaha YZF-R6 hanno abdicato, lasciando il settore nelle mani della&nbsp;Kawasaki ZX-6R e della Honda CBR600RR.  Solo in Giappone    Il trend negativo della classe 600 &egrave; andato confermandosi nel caso della CBR600RR, che l&rsquo;anno scorso &egrave; stata rinnovata profondamente dalla Casa madre. Il problema &egrave; stata la notizia che la nuova versione sarebbe stata prodotta solo per il mercato giapponese, lasciando a bocca asciutta gli appassionati del resto del mondo. Dagli Stati Uniti all&rsquo;Europa, ma anche negli stati confinanti con quello del Sol Levante, la delusione &egrave; stata grande.  Fuori dai confini  Ora un barlume di speranza sembra esserci: Honda ha deciso di lanciare la nuova sportiva fuori dai confini nazionali: prima l&rsquo;annuncio del Qatar, pochi giorni fa quello per la Malesia. Certo, il prezzo &egrave; da capogiro: Honda Malesia ha come listino l&rsquo;equivalente di circa 20.000 euro, esosi anche per una leggenda delle 600 sportive. In paragone, la Kawasaki ZX-6R ha un prezzo convertito di 8.350 euro, mentre fino a quando la Ymaha R6 non &egrave; stata relegata alla sola pista il suo costo era di 10.000 euro. Tutte ad almeno la met&agrave;.  Piccolo passo  Non c&rsquo;&egrave; da sfregarsi le mani, almeno per il momento: la CBR600RR sembra destinata a restare un prodotto per centauri lontani dalle nostre terre, ma un piccolo passo &egrave; stato fatto: sar&agrave; un&rsquo;attesa vana?  Rewind, Yamaha YZF-R6 &#39;99: la media senza mezze misure 

La versione aggiornata della 600 cc sembrava destinata solo al Giappone, poi l&#39;annuncio in Qatar e Malesia. Il prezzo &egrave; inavvicinabile, ma non &egrave; detta la fine per il Vecchio Continente

Honda CBR600RR, barlume di speranza per il mercato europeo?

        Appena presentate in Giappone le due nuove sorelle di casa Honda: CRF250L e CRF250L Rally nella loro versione 2021 si presentano aggiornate nella tecnica e nell&rsquo;estetica e dal 17 dicembre saranno sul mercato nipponico.  PI&ugrave; LEGGERE Le nuove 250 sfoggiano un motore monocilindrico quattro tempi raffreddato a liquido, per 24,5 Cv di potenza a 9.000 giri per una coppia massima di 23 Nm a 6.500 giri, aggiornato per quanto riguarda aspirazione e scarico al fine di ridurre le emissioni di Co2. Il motore &egrave; pi&ugrave; alto di 20 mm grazie al nuovo telaio, ridisegnato, pi&ugrave; leggero di 2,2 kg e meno rigido (-25% per la guida offroad). Non cambia invece l&rsquo;altezza della sella da terra: 880 mm per la L e 885 mm per la versione Rally; l&rsquo;altezza si pu&ograve; ridurre intervenendo sulle sospensioni. Queste ultime vantano un&rsquo;escursione maggiore, che agevola la guida fuoristrada: 10 mm in pi&ugrave; sull&rsquo;anteriore e 20 mm dietro, per una corsa di 260 mm su entrambe. Le ruote sono da 21&rdquo; (anteriore) e 18&rdquo; (dietro). Con le nuove modifiche, CRF 250L arriva a pesare meno della versione precedente in entrambe le sue declinazioni: la 250L ha perso 6 kg, assestandosi sui 140 kg, la 250L Rally si ferma a 152 kg (cinque in meno al passato); la versione Rally vanta un serbatoio pi&ugrave; capiente (12 lt, contro i 10 della L) e una sella pi&ugrave; larga di 20 mm. RIMANDO ALLA DAKAR L&rsquo;estetica delle nuove Honda 250 richiama le sorelle da cross pi&ugrave; grandi: CRF250L riprende la livrea Extreme Red della CRF450R, con un faro a LED pi&ugrave; sottile; CRF 250L Rally si ispira invece alla CRF450 Rally, di dakariana memoria. Il prezzo di lancio in Giappone corrisponde a 4.832 euro per la 250L, mentre per la Rally si arriva a 5.976 euro. Sono conversioni dalla cifra in Yen, mentre aspettiamo di sapere se Honda lancer&agrave; sulla piazza europea le sue ultime arrivate. Honda Africa Twin, nel 2021 la versione da 250cc?        

Presentate le nuove versioni delle sorelle 250cc: nuovo telaio meno rigido e meno peso rispetto al passato. Estetica di ispirazione dakar, premiata la guida "offroad"&nbsp;

Honda, svelate in Giappone le CRF250L e CRF250L Rally 2021

Gi&agrave; alla fine di aprile, Yamaha aveva annunciato la chiusura dal 18 al 22 maggio delle sue 46 sedi produttive in Giappone, che danno lavoro a ben 9.200 dipendenti. Questa decisione era seguita allo stop dal 1&deg; al 19 maggio dello stabilimento principale di Itawa e di altre cinque sedi di grande importanza per la produzione dell&rsquo;azienda. A quanto pare, le misure restrittive imposte dall&rsquo;emergenza sanitaria sono troppo rigide per permettere al mercato delle due ruote di risalire, anche in Europa e negli Usa, e il calo della domanda sta diventando sempre pi&ugrave; difficile da sostenere. Stando cos&igrave; la situazione, Yamaha ha deciso di continuare a tenere chiuse per altri 10 giorni, dal 25 maggio al 5 giugno, alcune sedi operative relative alle moto, senza per&ograve; specificare gli stabilimenti interessati.    Ulteriori chiusure  &Egrave; impossibile fare previsioni, ma Yamaha guarda gi&agrave; al mese prossimo e aggiunge ulteriore chiusure rispetto a quelle gi&agrave; citate. Dall&rsquo;8 al 12 giugno, quindi ancora cinque giorni, saracinesche abbassate per sedi, fabbriche e uffici del Giappone. A fare da eccezione a questo ennesimo stop temporaneo sono l&rsquo;Hamamatsu Robotics Building e il Myakoda Building, ovvero due strutture che si occupano di robotica e si trovano a Kita Ward.  Yamaha T&eacute;n&eacute;r&eacute; 700 PD Heritage concept 

La Casa di Iwata, dopo gli stop temporanei gi&agrave; annunciati, ha deciso di prolungare ulteriormente la chiusura di sedi e fabbriche: il calo della domanda sta diventando insostenibile

Yamaha, prorogata la chiusura degli stabilimenti in Giappone

        Si mettono male le cose in Giappone. Il settore dei motori sta vivendo una drammatica crisi causata dall&rsquo;emergenza sanitaria da coronavirus. Il crollo della domanda ha obbligato le aziende, una dopo l&rsquo;altra, a chiudere i loro stabilimenti e ad annunciare lo stop temporaneo. L&rsquo;ultima in ordine di tempo ad abbassare la serrande, dal 18 al 22 maggio, &egrave; Yamaha con le sue 46 sedi produttive e circa 9.200 dipendenti. La decisione Yamaha aveva cercato di arginare la situazione annunciando gi&agrave; la sospensione delle attivit&agrave; in sei stabilimenti di moto (compreso il principale a Iwata) per otto giorni e due impianti di assemblaggio di motori fuoribordo per 16 giorni, entrambi durante il mese di maggio. Ma questo non &egrave; stato sufficiente e adesso il lockdown &egrave; completo, con la sola eccezione di due fabbriche di Hamamatsu, che si occupano robotica. La domanda continua a scendere, il resto del mondo &egrave; ancora bloccato e a Yamaha non resta che adeguarsi, in attesa che la situazione migliori. Coronavirus, Yamaha: garanzia estesa per tre mesi       

Ad eccezione di due fabbriche di Hamamatsu che si occupano robotica, i 46 impianti produttivi con circa 9.200 dipendenti sono sospesi dal 18 al 22 maggio

Coronavirus, Yamaha chiude tutti gli stabilimenti in Giappone

        Harley-Davidson ha messo in vendita, in esclusiva per il solo mercato del Giappone, 10 esemplari in edizione limitata della Street Rod. "Freedom Edition" &egrave; il nome dei modelli, che sfoggiano una grafica realizzata da GraphersRock, studio artistico e di graphic design con sede a Tokyo. La particolarit&agrave; &egrave; che le 10 moto potranno essere acquistate solo online e per un lasso di tempo limitato, dal 14 aprile al 19 maggio. L'Harley-Davidson di Brigitte Bardot, un gioiello a Saint-Tropez TEMI ROBOTICI CON CONNOTAZIONI "PUNK" Il telaio della sportiva stradale di Milwaukee &egrave; stato interamente verniciato di nero, con il lavoro del team GraphersRock che si concentra solamente sul serbatoio. Il tema dell'opera rimanda ai filamenti elettrici vitali di un robot, che abbinandosi alle caratteristiche di stile della moto, conferisce all'esemplare una connotazione steampunk, filone narrativo scientifico-tecnologico molto in voga nel settore dell'entertainment.  Il prezzo per portarsi a casa una Street Rod "Freedom Edition" equivale a circa 17.000 euro o poco meno. Harley-Davidson, arrivano una flat tracker e una caf&eacute; racer FOTO       

Edizione limitata della sportiva stradale della Casa di Milwaukee in esclusiva per il Paese del Sol Levante: 10 pezzi "fantascientifici" con grafica a cura di GraphersRock

Harley-Davidson Street Rod, versione "steampunk" per il Giappone

Bolide a due ruote, potente e fantascientifico, icona di stile e &ldquo;personaggio&rdquo; divenuto un cult nella storia dell&rsquo;animazione e del fumetto.  Stiamo parlando della moto rossa di Shotaro Kaneda, quella che sfreccia in &ldquo;Akira&rdquo; per le strade di Neo Tokyo. &ldquo;Akira&rdquo; &egrave; una delle opere d&rsquo;animazione giapponesi pi&ugrave; note di sempre, dove una due ruote svolge un ruolo da protagonista. Ve ne avevamo parlato di recente in maniera approfondita, assieme ad altri cartoon.  In Giappone &egrave; stata realizzata una copia perfetta della motocicletta, con tanto di video dove poterla ammirare in azione.    Dalla descrizione del filmato, si apprende che i realizzatori sono tali signor Tejima, che &egrave; anche proprietario del mezzo, e signor Ushijima, padrone di una concessionaria. Pare inoltre che il mangaka Katsuhiro Otomo, autore di &ldquo;Akira&rdquo;, sia rimasto soddisfatto del lavoro compiuto, e abbia introdotto la moto alla Katsuhiro Otomo Genta Exhibition, una sorta di mostra-museo dedicata alla carriera dell&rsquo;artista. &nbsp; 

Realizzata l&rsquo;iconica due ruote rossa guidata da Kaneda nel famoso manga e anime giapponese: in un video &egrave; possibile anche vederla sfrecciare

Costruita in Giappone la moto di &#39;Akira&#39;

Dopo aver girato l&rsquo;intera isola del Giappone, Pagliochini, in traghetto, si sposter&agrave; in Corea del Sud per circa 3 settimane. Da l&igrave;, sempre in traghetto, arriver&agrave; a Vladivostock in Russia. Dall&rsquo;ultimo avamposto russo, inizier&agrave; a percorrere la mitica Transiberiana che lo condurr&agrave; in Mongolia. Nel paese di Gengis Khan, visiter&agrave; la capitale Ulan Bator e il deserto del Gobi, per poi rientrare &nbsp;in Russia costeggiando il lago Bajkal. Attraverser&agrave; il Kazakistan e, rientrando in Russia decider&agrave; se proseguire verso il Caucaso, puntando poi verso la Turchia e la Grecia, oppure, attraversare i paesi Baltici per tornare in Italia.  &nbsp;&ldquo;La moto &egrave; nel DNA di famiglia&rdquo; dice Giampiero Pagliochini. "Mio nonno andava in moto, mio padre negli anni &lsquo;50 faceva le gincane e, ad essere sincero, le vinceva.&nbsp;Io non potevo che ereditare questa passione.  &ldquo;Per una generazione come la mia che sognava spazi e frontiere lontane non resta che mettersi in viaggio", continua Pagliochini, che &egrave; partito nel 1983 e non si &egrave; pi&ugrave; fermato. &ldquo;Dopo 30 anni di viaggi in moto ho battuto le strade ed i sentieri di gran parte del mondo, ma ogni volta che approdo in una nuova terra lontana, il mondo, con le sue meraviglie, mi lascia ancora a bocca aperta...&rdquo;continua Pagliochini.  Giappone   &ldquo;Sono continuamente alla ricerca di qualcosa di nuovo&rdquo;, spiega Giampiero Pagliochini alla vigilia del suo viaggio in Giappone, &ldquo;e non vedo l&rsquo;ora di mettere alla prova la 1190R che la KTM mi ha fornito in un viaggio che unisce Paesi gi&agrave; visitati come la Mongolia, a zone che non ho mai esplorato come il Giappone, la Corea del Sud e la parte orientale della Russia".  Diario di viaggio   2 LUGLIO &ndash; L&rsquo;aeroporto di Narita - Tokyo mi accoglie sotto un forte temporale, che durer&agrave; ininterrottamente fino al giorno della partenza. Io nel frattempo devo ritirare la moto, che per&ograve; arriva con la bellezza di 9 ore di ritardo. In albergo di primo pomeriggio mi fa visita Moruro, un componente del club KTM 1190 del Giappone conosciuto tramite Facebook. Quest&rsquo;incontro si rivela una delle esperienze pi&ugrave; belle sotto il profilo umano di questa prima parte di viaggio: insieme al mio nuovo amico, mi metto in contatto con la compagnia e ricevo la notizia che l&rsquo;arrivo &egrave; confermato come previsto.  3 LUGLIO - Armato di tutto l&rsquo;occorrente, entro nel docks doganale di buon mattino per timbrare il carnet per l`importazione. Ma arriva subito una doccia fredda (visto che piove, siamo in tema&hellip;): il documento deve essere autenticato dalla JAF, cio&egrave; l&rsquo;equivalente giapponese della nostra ACI. Mi si dice che devo recarmi presso la loro sede luned&igrave;, ma oggi &egrave; venerd&igrave; ed io non voglio attendere tre giorni fermo. Prendo il telefono e parlo direttamente con Mr. Sato, il presidente, chiedendo la cortesia di sbrigare la mia pratica in giornata: si pu&ograve; fare, ma devo recarmi personalmente alla sede di Tokyo.  Eseguo al volo: mi faccio indicare la strada, prendo un taxi e un treno ed in tre quarti d&rsquo;ora sono alla JAF. Nulla da dire sui trasporti ferroviari, davvero precisi e velocissimi! Vengo accolto con la riverenza tipica del modo di fare giapponese; il signor Sato non c`&egrave;, ma ha lasciato disposizioni che si operi in maniera tempestiva. Consegno tutti i documenti, il gentilissimo funzionario mi dice di attendere un&rsquo;ora e cos&igrave; ne approfitto per andare a mangiare qualcosa. Al mio ritorno &egrave; tutto pronto, prendo i documenti e riparto verso l&rsquo;aeroporto, ma sbaglio qualcosa ed arrivo in ritardo di un&rsquo;ora, dopo un cambio non azzeccato.  La dogana &egrave; sempre aperta, per&ograve; stavolta l&rsquo;impiegato &egrave; molto meno solerte e si perde tra controlli in archivio e consulti con altri colleghi, facendomi aspettare ben due ore prima di mettere il fatidico timbri sul carnet. Ho idea che da queste parti il senso di sbagliare venga punito indirettamente con atteggiamenti del genere. Il culmine si raggiunge quando mi viene chiesto di far apporre un timbro per la moto anche sul passaporto; a quel punto mi inalbero e faccio presente che il passaporto serve per far circolare la persona, mentre per la moto c&rsquo;&egrave; appositamente il carnet. Nessuno obietta e cos&igrave;, alle 21, posso finalmente uscire dall&rsquo;ufficio con i documenti in regola.  Vorrei farmi un giro nel circondario, ma non ho un goccio di benzina nel serbatoio ed i distributori hanno gi&agrave; chiuso da un&rsquo;ora, cos&igrave; non mi resta che tornare in albergo.  4 LUGLIO - Alle 8:30 del sabato sono ancora all&rsquo;aeroporto. Finalmente mi viene consegnata la moto, ma la ragazza addetta al deposito comincia a creare problemi: prima vuole la patente internazionale, poi chiede il libretto della moto, poi vuole sentire la polizia per la targa; sbotto e le chiedo &ldquo;Scusa, per caso fai la poliziotta?&rdquo;.  Ma non &egrave; ancora finita! Non posso portare benzina dentro la dogana e, visto che il serbatoio della mia KTM &egrave; vuoto, sono costretto a spingere la moto fino al distributore, che per fortuna &egrave; a soli 50 mt di distanza. Faccio il pieno, sbrigo le ultime pratiche e finalmente me ne torno in albergo in santa pace. Che sospiro!  Momuro mi chiama sul tardi: &ldquo;Domani mattina alle 10 sono l&igrave;, andiamo a fare un giro con un po&rsquo; di amici.&rdquo; Nel frattempo io vado a Tokyo e mi incontro con Francesco Ristori, un ragazzo toscano che lavora qui; anche lui si presenta in moto. L&rsquo;appuntamento &egrave; davanti alla statua di Hachiko, il fedelissimo cane che per anni and&ograve; tutti i giorni alla stazione di Shibuya ad attendere il ritorno del suo padrone, in realt&agrave; morto improvvisamente sul posto di lavoro per un ictus. Fu accudito dalle persone che frequentavano la stazione, ma continu&ograve; a recarsi tutti i giorni alla stazione, sempre alla stessa ora, fino a quando non mor&igrave; anche lui. La sua storia commuove il mondo intero da generazioni, tanto che la statua in suo onore fu costruita prima ancora che morisse.  Dopo l&rsquo;appuntamento con Francesco torno in albergo: complice anche il fuso orario, sono veramente cotto.  5 LUGLIO - Maruro e i suoi amici arrivano puntuali in albergo; si parte, destinazione il grande Buddha a Ushiku Daibutsu. Piove, ma chi se ne importa!  Torniamo in albergo di sera, dopo aver trascorso una bellissima giornata. Ci salutiamo e diamo appuntamento ai prossimi giorni; io domani punto a nord, verso l&rsquo;isola di Hokkaido.  6 LUGLIO &ndash; Tanto per cambiare, piove ancora. Parto sbagliando strada, ma per fortuna mi accorgo subito e mi rimetto sulla direzione giusta. Macino chilometri, poi a Sendai lascio la statale 4 e proseguo lungo la costa della prefettura di Fukushima, su cui si abbatt&eacute; il disastroso tsunami del 2011.  La sera dormo a Kitakami. L&rsquo;hotel &egrave; a conduzione familiare, molto tranquillo. Io faccio un paio di errori: prima entro con le scarpe (qui si usa viaggiare con le pantofole messe a disposizione), poi, nell&rsquo;assaggiare una salsa &ldquo;violenta&rdquo;, faccio un colpo di tosse che mi fa riversare un po&rsquo; di soia sulla tastiera del pc. Bum! Tastiera inutilizzabile.  7 LUGLIO - Al mattino esco dalla costa e rientro per l&rsquo;arteria principale; pi&ugrave; vado a nord, pi&ugrave; la temperatura si fa piacevole. La sera dormo ad Oma, domani alle 8 si traghetta per Hokkaido.  8 LUGLIO - La puntualit&agrave; &egrave; una prerogativa ben nota dei giapponesi: alle 8 in punto si lascia il porto e dopo un&rsquo;ora e mezza di navigazione siamo ad Hokkaido. Prendo l&rsquo;autostrada che porta a Sapporo, localit&agrave; famosa per le olimpiadi invernali del 1972, contornato da una vegetazione possente. Una stranezza che noto da subito &egrave; che l&rsquo;autostrada a tratti &egrave; ad una sola corsia, ma questo non sembra pesare pi&ugrave; di tanto, vista l&rsquo;assoluta scrupolosit&agrave; con cui gli automobilisti da queste parti rispettano i limiti.  A met&agrave; del tragitto verso Sapporo esco dall&rsquo;autostrada ed imbocco una strada normale, che passa attraverso montagne e vallate rigogliose, dove l&rsquo;agricoltura &egrave; la prima attivit&agrave;; quest&rsquo;immagine contrasta un po&rsquo; con l&rsquo;idea che tutti, me compreso, abbiamo di questo popolo, visto sempre come il massimo della tecnologia. In realt&agrave; noter&ograve; pi&ugrave; avanti quanto sia veloce la connessione ad internet dal telefonino e che, oltre al telefono, nemmeno la mia SIM funziona in questo paese. Credo che siano davvero un passo avanti sotto questo punto di vista.  Arrivato a Sapporo parcheggio in centro, dove ho un appuntamento con Hidetoshi, altro componente del club KTM 1190. Passano due ore, ma lui ancora non si vede; allora chiedo ad un ragazzo la cortesia di farmi collegare ad internet, tramite cui recupero il suo numero. 10 minuti e finalmente Hidetoshi arriva, in sella alla sua moto. Ci dirigiamo subito a casa sua, poi via di corsa ad acquistare un nuovo PC, appena in tempo prima che il negozio chiuda, e poi cena a base dell&rsquo;immancabile sushi.  9 LUGLIO - Giornata di riposo con Hidetoshi, che mi programma il PC in un misto tra italiano e giapponese, che a volte mi richiede di cambiare lingua per fare alcune cose. Pomeriggio giro in moto con un tramonto notevole, poi a casa.  10 LUGLIO &ndash; Al mattino carico tutto e partiamo in direzione nord con Hideotoshi ed un suo amico. Per strada incontriamo un motociclista in sella ad un mezzo che ulula come un lupo; l&igrave; per l&igrave; non capisco, ma poi quando parcheggiamo riconosco la Honda 4 cilindri 250 cc del 1995, roba da 50 cavalli a 18.000 giri. Si pranza insieme, poi proseguo con Hideotoshi e gli ultimi 180 km li faccio da solo. Quando giungo a Wakkanai fa freddo; le scritte dei segnali sono bilingue, giapponese e russo. L&rsquo;isola di Sachalin, infatti, non &egrave; molto distante.  11 LUGLIO - Mi sveglio presto, la giornata sar&agrave; lunga ed interessante. Uscendo da Wakkanai mi becco un bello shampoo dalla polizia; andavo a 65 all&rsquo;ora e qui il limite &egrave; 50. Mi salvo facendo il tonto, parlo in italiano e faccio finta di non capire. Alla fine mi lasciano andare, ma....occhio!  Saya Misaki &egrave; la punta estrema del nord del Giappone. Battuta dal vento, &egrave; la meta di molti turisti, che vogliono immortalarsi con il monumento che ne evoca il luogo: una sorta di Capo Nord giapponese.  Scendo a sud e mi infilo tra le montagne, dove trovo paesaggi incontaminati e grande ordine. Non mi aspettavo un Giappone cosi. La sera dormo ad Abashiri, famosa per il carcere, l&rsquo;Alcatraz giapponese.  12 LUGLIO - Una giornata di sole (dopo la pioggia dei primi giorni, ci voleva) mi accompagna verso Siretoko, il parco nazionale famoso per la fauna e le sue cascate. Questo &egrave; un altro Giappone: le strade sono delle normali vie di comunicazione, lontane parenti di quelle del sud. Dormo a Shibestu.  13 LUGLIO - Costeggio il Nemuro Wan, una baia bellissima, paradiso di volatili. Tutte le persone che incontro sono munite di binocolo; credo che i giapponesi siano in assoluto il popolo pi&ugrave; rispettoso al mondo dell&rsquo;ambiente e, allo stesso tempo, amante del proprio habitat.  14 e 15 LUGLIO &ndash; Stanco, faccio tappa a met&agrave; strada, prima di tornare a Sapporo, dove Hidetoshi mi ospita di nuovo e dove lo saluto per darci appuntamento in Italia. Punto a sud per Oma, becco il traghetto giusto in tempo, ma ad Oma trovo tutti gli alberghi pieni, cos&igrave; non mi resta che proseguire; le scritte accanto agli edifici non aiutano, ma l&rsquo;esperienza s&igrave;: trovo una costruzione che ha la parvenza di un hotel, mi fermo e per fortuna non ci ho indovinato.  16 LUGLIO &ndash; Continuo a scendere a sud e visito il lago Tawada, incastonato tra le montagne; poi torna a scendere la pioggia e vado a cercarmi un hotel a Morioka. &ldquo;Do you have reservation?&rdquo; &ldquo;No,&rdquo; &ldquo;Full!&rdquo; Questa scena si ripete una, due, tre, quattro e cinque volte&hellip; Alla fine salgo in moto e riparto verso sud; prima di Sendai noto degli alberghi ad ore. Qui se non hai casa, che costa cara, vivi in famiglia, quindi normale trovare un rimedio. Entro in stanza e sprofondo nel letto.  17 LUGLIO - Quando mi sveglio sono quasi le 10, il tempo massimo per rimanere in hotel. Trasbordo tutto fuori in fretta e furia, infilo l&rsquo;antipioggia e proseguo per il sud. Supero Tokyo e mi fermo alla stazione ferroviaria di Machida, dove ho appuntamento con Momuro. Anche qui, come qualche giorno fa con Hidetoshi, sono costretto a farmi prestare il telefono (il mio non funziona in Giappone) da due ragazzi per chiamarlo; e anche stavolta, come con Hidetoshi, Momuro arriva dopo 10 minuti.  Chiedo un hotel, Momuro ci pensa su un po&rsquo; e poi mi invita a dormire a casa sua. Arriviamo e trovo una casa modesta, con la mamma di Momuro che mi accoglie come un figlio.  18 LUGLIO &ndash; Passo tutta la giornata a cercare di prenotare online il traghetto con cui lascer&ograve; il Giappone tra qualche giorno, ma non c&rsquo;&egrave; verso: ad un certo punto, infatti, la procedura di pagamento prevede l&rsquo;invio di un SMS con un codice, ma io ho il telefono bloccato e non posso fare nulla. Per fortuna risolvo chiamando direttamente la compagnia; mi risponde Tatiana, che di giapponese non ha nulla, ma parla bene inglese e mi spiega che posso anche pagare cash al porto, purch&eacute; spedisca in anticipo tutti i documenti.  Alla sera rientra Momuro, che mi mette a disposizione stampante con scanner e fax: quando si dice funzionalit&agrave;&hellip;  Espletate queste pratiche, andiamo ad una SPA dove si fa il bagno tutti insieme: uomini da una parte donne da un&rsquo;altra, con piscine riscaldate a 41 gradi. Mi mancava!  19 LUGLIO - Carichi per stare via tre giorni, saluto la mamma di Momuro con una foto ricordo e poi partiamo verso il il monte Fuji, dove abbiamo appuntamento con alcuni amici, uno dei quali l&rsquo;avevo gi&agrave; conosciuto nei primi giorni a Tokyo. Sotto al monte simbolo del Giappone, ci immortaliamo in una foto con le bandiere giapponese ed italiana.  La sera recuperiamo un altro amico di Moruro e poi proseguiamo per il monte Shiaran San, dove ci aspetta Okamoto insieme ai sui amici. Dopo cena mi invitano ad andare da un&rsquo;altra parte, ma io sono stanco e non ho molta voglia; loro, per&ograve;, sono insistenti ed alla fine non posso fare altro che accettare. Il motivo di tanto coinvolgimento si rivela essere una bellissima sorpresa: gli amici giapponesi mi hanno regalato un piccolo barbecue con serigrafato il logo del mio viaggio. Che serata! Devo stare al gioco e al sak&egrave;!  20 LUGLIO - Montagne, stradine che si inerpicano su per le montagne, per poi scendere in discesa a capo fitto. Ci fermiamo a pranzo e noto che si avvicina un gruppetto di curiosi. Fa notizia quest&rsquo;italiano in moto che ha raggiunto il Giappone per tornare in Italia: ogni volta che si parcheggia &egrave; un racconto.  Visitiamo il castello Samurai pi&ugrave; antico del Giappone, il Gujo Hachiman, e, dopo aver cenato insieme, le nostre strade si dividono. La cosa che ancora una volta noto &egrave; che tutto viene lasciato sulla moto, dal casco, al navigatore, alla giacca, tanto nessuno toccher&agrave; nulla. Al ristorante, invece, faccio una scoperta bellissima: la donna incaricata di fare il conto usa l&rsquo;abaco. Nel paese dell&rsquo;elettronica, dove anche gli ottantenni navigano con il telefonino, vedere una signora che fa i conti col pallottoliere &egrave; una finezza assoluta.  21 LUGLIO - Nara mi accoglie con i tanti cerbiatti in strada. Sono il soggetto di ogni foto, ma lo &egrave; anche il Buddha custodito nel tempio Todai Ji, meta, oltre che di turisti, anche di fedeli.  Lascio il tempio per recarmi all&rsquo;appuntamento con Tezukuri Motomo; anche stavolta devo ripetere la procedura gi&agrave; usata con Hidetoshi e Momuro, cio&egrave; farmi prestare il telefono da una persona del posto e chiamare. A casa di Motomo sono accolto con tutti gli onori, lui ha addirittura preso due giorni di ferie per dedicarsi a me. Un&rsquo;ospitalit&agrave; ed uno spirito di accoglienza che qui in Italia abbiamo perso.  22 LUGLIO - Piove forte e quindi con Motomo decidiamo di lasciare parcheggiate le moto: andiamo a Kyoto con l&rsquo;auto. Rokuon-Ji, il tempio del padiglione d&rsquo;oro, il santuario di Shimogamo, Daigo-Ji, sono tra i templi pi&ugrave; ammirati di questa citta. In citt&agrave; si celebra una festa nazionale e quindi ho la possibilit&agrave; di ammirare uomini e donne vestiti in kimono; i giapponesi sono molto attaccati alle loro tradizioni e non esitano a mostrarle.  A cena con la famiglia di Motomo si parla del pi&ugrave; e del meno. Ovviamente, il protagonista dei discorsi sono sempre io: mi fanno un sacco di domande, sono pieni di curiosit&agrave;, vogliono sapere tante cose di me, e soprattutto dei miei viaggi in moto.  23 LUGLIO - Oggi si va in moto anche se continua a piovere. La meta &egrave; il castello di Himeji, a volte conosciuto col nome di Hakuroj&#333; o Shirasagij&#333;, cio&egrave; airone bianco, a causa del suo aspetto esteriore di un colore bianco brillante. &Egrave; un castello imponente, costruito a scopo militare, dove ci sono anche alcune stanze dedicate al Harakiri.  24 LUGLIO - Mi resta circa un giorno e mezzo di permanenza in Giappone, per cui mi avvicino a Sakaiminato, da dove salper&ograve; per Vladivostock. Nel pomeriggio mi reco negli uffici del porto per capire come affrontare certi aspetti burocratici, tipo l&rsquo;ingresso della moto in Russia, dove il carnet utilizzato in Giappone non ha nessun significato. Tatiana, la ragazza che mi aveva aiutato a prenotare il biglietto per telefono, propone un&rsquo;agenzia&hellip; Ho capito, con 130 euro passa la paura, ma la moto dovr&agrave; restare in dogana per due giorni. Paese che vai, dogana che trovi!  25 LUGLIO - Lascio il Giappone con un ricordo indelebile: non immaginavo di ricevere un&rsquo;accoglienza cos&igrave; calda e di conoscere persone cos&igrave; disponibili. Al porto incontro Martin e Jeremy, due viaggiatori come me: chi torna dall&rsquo;Australia, chi da un go come back, condividiamo storie di uomini in sella alle loro moto. Ritrovarsi in un&rsquo;altra parte del mondo e scambiare esperienze &egrave; una delle cose pi&ugrave; affascinanti dei viaggi.  Un saluto dal Giappone, ci si risente da Vladivostock.  Giampiero Pagliochini    &nbsp;

Asian Runways &egrave; la nuova avventura di Pagliochini, che parte dal Giappone per spostarsi in Corea del Sud e poi in Russia e Mongolia su una KTM 1190 R

Viaggi in Moto: Asian Runways, 1&deg; parte

Asian Runways &egrave; la nuova avventura di Giampiero Pagliochini, che parte dal Giappone per spostarsi in Corea del Sud e poi in Russia e Mongolia su una KTM 1190 R.

23 risultati per 'giappone'