        Prendiamo qualche esempio: all'inizio degli anni '90 una delle moto pi&ugrave; prestazionali sul mercato era la Kawasaki ZXR 750, al top della tecnica per le 4 cilindri in linea e forte di numerose vittorie internazionali nei vari campionati. Esprimeva una potenza di 121 CV per 76 Nm di coppia, su circa 205 kg di peso a secco. Se parliamo di bicilindriche invece c'era la Ducati 916 con 112 CV e 195 kg a secco. Ai giorni nostri una supersportiva top di gamma come la Ducati Panigale V4 esprime il doppio della potenza rispetto a 30 anni fa, circa 215 CV, e il peso &egrave; sceso fino a 175 kg. Perch&egrave; confrontare dati inconfrontabili? Stiamo parlando di moto che hanno 30 anni di differenza, realizzate con criteri di produzione e materiali completamente diversi. Oltretutto le gomme degli anni '90 non sono minimamente comparabili con quelle moderne, e contribuiscono ad aumentare il stacco fra quelle che erano le prestazioni estreme allora in confronto al 2022.  Le prestazioni non sono solo numeri... anzi Ma quello che si prova a stare sopra una moto, stringere i manubri e piegare da una curva all'altra, non si pu&ograve; descrivere con i soli dati di una scheda tecnica. Quello che i numeri non esprimono &egrave; il livello delle emozioni che possiamo provare ogni qualvolta giriamo la manopola del gas, e le supersportive sono fra le pi&ugrave; dirette e sfacciate produttrici di adrenalina, sia allora che oggi. Ed &egrave; per questo che sul piano emozionale possiamo mettere a confronto una moto vecchia e una nuova. Anche con 100 CV di differenza, un'accelerazione dalla prima alla quarta potrebbe dare gli stessi brividi, bench&egrave; arrivino in modo diverso. Sulla cara vecchia 916 sono le vibrazioni esagerate, il tono di voce dell'intramontabile bicilindrico Desmo, mentre sulla moderna V4 &egrave; pi&ugrave; l'erogazione quasi elettrica e la spinta mostruosa che riceviamo. Se le guardiamo da ferme, sono bellezze diverse e allo stesso modo emozionanti, pezzi di eccellenza stilistica italiana e di storia delle due ruote. Su strada, dove il tempo sul giro non conta, dobbiamo pensare soltanto al feedback che riceviamo dal mezzo e quanto questo stimoli il nostro piacere, e nel caso delle youngtimer (o anche le oldtimer, per chi ha qualche capello bianco in pi&ugrave;) questa sensazione &egrave; strettamente collegata ai nostri ricordi, alle moto che da piccoli ci facevano girare la testa per strada, che ci facevano sognare con i poster appesi in cameretta. E allora si che i numeri perdono qualsiasi valore.  Rewind, Honda VFR 750: te la do io la sport-tourer!       

<p>Una sportiva degli anni '80 o '90 non &egrave; comparabile con moderne top di gamma... ma c'&egrave; un elemento che non trova spazio nelle schede tecniche: la quantit&agrave; di emozioni che le moto riescono a generare</p>

Moto sportive, le Youngtimer: quando prestazione significa emozione

Motociclista, una parola che ci comprende tutti ma che di noi non racconta tutto. Perch&eacute; le trib&ugrave; su due ruote sono tante, come tanti sono i modi attraverso i quali viviamo questa passione: sportivi, avventurosi, viaggiatori, adoratori del fango, sacerdoti del culto delle cromature; senza contare che poi, nel corso della vita, si passa spesso dall&rsquo;uno all&rsquo;altro di questi &ldquo;universi&rdquo;, o addirittura, se ne vivono diversi contemporaneamente.  MA PERCH&Eacute; INIZIAMO AD ANDARE IN MOTO? Qual &egrave; il senso di una passione, talmente forte, da entrarci dentro nel profondo fino a trasformarsi in uno stile di vita? E&rsquo; difficile spiegarlo a parole, sicuramente la moto &egrave; un&rsquo;emozione complessa fatta di una serie di sensazioni diverse. Una realt&agrave; parallela in cui la percezione di ci&ograve; che ci circonda si modifica. In sella, ad esempio, il tempo non lo misuri col ticchettio delle lancette ma in quantit&agrave; di strada percorsa, in chilometri. E mentre vai, un chilometro dopo l&rsquo;altro, per un istante hai come l&rsquo;impressione che passato e futuro siano vicinissimi. Che arrivino a toccarsi. Una frazione di tempo in cui non c&rsquo;&egrave; nulla da ricordare e nessun piano da seguire, devi solo guidare. E forse per questo, in quel preciso istante, sulla tua moto, arrivi a percepire lucida una delle pi&ugrave; grandi sensazioni di libert&agrave; di cui hai ricordo. Poi l&rsquo;aria addosso, come un abbraccio, una resistenza da vincere; e quel senso di fuga dal quotidiano che una volta provato diventa una droga: ti ricarica, ti ossigena, un bonus di energia vitale, proprio come nei video-games.    TUTTE SENSAZIONI, queste, che da sempre hanno ispirato pellicole, canzoni, libri. Basta, ad esempio, guardare l&rsquo;inizio del film Easy Rider: nel momento stesso in cui Peter Fonda butta via l&rsquo;orologio, giusto un istante prima di puntare l&rsquo;orizzonte al fianco di Dennis Hopper, avverti chiaro un brivido che ti percorre la schiena e l&rsquo;istinto irrefrenabile di saltare in sella e andare via con loro. Born to be wild, canta la colonna sonora del film, ed &egrave; proprio cos&igrave; che ti senti all&rsquo;improvviso, nato per essere selvaggio. Chi non ha sognato, poi, almeno una volta, di sfrecciare su una Kawasaki GPZ, al tramonto, per sentirsi come Tom Cruise in Top Gun? Oppure di percorrere l&rsquo;America Latina in sella alla Poderosa, come Ernesto Guevara e il suo amico Alberto Granado ne &ldquo;I Diari della Motocicletta&rdquo;?  SONO TANTE LE STORIE raccontate, vissute, sceneggiate, cantate, che potrebbero spiegare perch&eacute;, in sella ad una moto, sia tutto cos&igrave; speciale. Perch&eacute; in tanti non possono fare a meno di vivere una passione cos&igrave; intensa. Ma se si &egrave; curiosi di capirlo per davvero, c&rsquo;&egrave; solo una cosa da fare: saltare in sella e provare. 

<p>Se si &egrave; curiosi di capirlo sul serio, c&rsquo;&egrave; solo una cosa da fare: saltare in sella e provare</p> 

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Moto sportive, le Youngtimer: quando prestazione significa emozione

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