        Arrivano notizie positive da Bruxelles per l&rsquo;Harley-Davidson e per i motociclisti europei. &Egrave; stato scongiurato per ora il raddoppio dei dazi commerciali Europei che sarebbe dovuto scattare il 1&deg; giugno prossimo. Si parlava di un aumento dal 31 al 56%, ma per ora questo passaggio &egrave; stato congelato nell&rsquo;ambito dei colloqui aperti proprio oggi fra i rappresentanti dell&rsquo;Unione Europea e quelli degli Stati Uniti. Zeitz: un primo passo che rincuora, ma... &ldquo;Siamo rincuorati dall&rsquo;annuncio odierno che i dazi sui nostri prodotti non cresceranno dal 31 al 56% - ha detto subito Jochen Zeitz, presidente e CEO di Harley Davidson -. Si tratta del primo passo nella direzione giusta in una disputa non accesa da noi. Gli impiegati, i dealers e gli azionisti di Harley-Davidson, oltre ai motociclisti, non hanno alcun posto in questa guerra. Questi dazi generano solo un vantaggio commerciale ingiusto per altre aziende costruttrici di moto in Europa. Le moto europee pagano solamente il 2,4% per essere importate negli Stati Uniti. Vogliamo un commercio libero ed equo. Uniti si va in moto&rdquo;. Parole di soddisfazione, dunque, ma il problema almeno in parte per ora rimane. Per capire dobbiamo tornare al 2018, quando quando l&rsquo;allora presidente USA Donald Trump impose dei dazi commerciali sull&rsquo;acciaio e l&rsquo;alluminio importati negli Stati Uniti dall&rsquo;Europa. L&rsquo;Unione Europea reag&igrave; con dei&nbsp;controdazi&nbsp;che colpirono le moto prodotte in America. I dazi imposti allora furono del 25%, che sommati al 6% gi&agrave; in vigore, portarono la&nbsp;tassazione totale al 31%. In quel momento l&rsquo;Harley-Davidson si fece carico delle maggiori spese, pagando di tasca sua la tassazione aggiuntiva, pur di lasciare invariati i prezzi di listino delle sue moto in territorio europeo. Per la casa di Milwaukee signific&ograve; spendere&nbsp;circa 2.200 dollari a moto. E considerando che l&rsquo;Europa nel 2017 aveva assorbito 40mila Harley, su base annuale significava far fronte a una maggiore spesa di circa&nbsp;90 milioni di dollari. Decisamente troppi. Fu cos&igrave; che a Milwaukee decisero di spostare le linee produttive delle moto destinate all&rsquo;Europa in&nbsp;Thailandia. Dal 19 aprile scorso per&ograve; i dazi sono divenuti del 31% e non pi&ugrave; del 6%. Perch&eacute; il 19 aprile scorso la Commissione Europea ha deciso di non riconoscere pi&ugrave; la peculiarit&agrave; di motoveicoli prodotti al di fuori degli Stati Uniti alle Harley provenienti dalla Thailandia.&ldquo;Anche se il fatto di evitare le misure di politica commerciale pu&ograve; non essere necessariamente l&rsquo;unico scopo del trasferimento della produzione&nbsp;&ndash; si legge nel testo del provvedimento comunitario 563/2021 del 31 marzo scorso&nbsp;&ndash;, le condizioni di cui all&rsquo;articolo 33, primo comma, del regolamento delegato (UE) 2015/2446 sono soddisfatte sulla base di tutti i fatti disponibili. Le operazioni di lavorazione o trasformazione effettuate nell&rsquo;ultimo paese di produzione non sono pertanto considerate economicamente giustificate&rdquo;. Traducendo e semplificando, in Thailandia secondo la Commissione Europea&nbsp;non verrebbero svolte tutte le operazioni&nbsp;di una vera e propria produzione. Quindi anche la Harley-Davidson provenienti dall&rsquo;Asia vanno assoggettate ai medesimi dazi di quelle prodotte negli Stati Uniti. L'azione legale per&ograve; continua Ecco perch&eacute; nella nota stampa odierna l&rsquo;Harley-Davidson ribadisce la sua intenzione di difendere la propria posizione in Europa. L&rsquo;azienda continuer&agrave; dunque la sua azione legale contro la revoca del riconoscimento che le Harley prodotte in Thailandia provengono da un paese differente dagli Stati Uniti (tecnicamente il riconoscimento revocato si chiama Binding Origin Information, o BOI). "L&rsquo;Harley-Davidson rimane orientata a un mercato libero ed equo - si legge nella nota odierna - e mira a restare competitivo a livello globale, nell&rsquo;interesse dei suoi azionisti; ma anche per garantire ai suoi clienti l&rsquo;accesso in tutto il mondo ai suoi prodotti". Ne avevamo gi&agrave; parlato in questo articolo: Duro colpo per Harley-Davidson in Europa: dal 1&deg; giugno maxi tasse       

Nell&rsquo;ambito della trattativa fra Commissione Europea e Stati Uniti, &egrave; stato congelato il raddoppio dei dazi su alcuni prodotti importati dagli Stati Uniti. Soddisfazione parziale della casa di Milwaukee, che per&ograve; prosegue la sua battaglia legale

Harley-Davidson e dazi europei: pericolo scampato... a metà

Poco tempo fa vi avevamo parlato della proposta da parte dell&rsquo;Unione Europea&nbsp;su&nbsp;nuove tariffe commerciali del 56% per le moto importate dagli Stati Uniti. Se prima il punto interrogativo era necessario, adesso possiamo toglierlo: i dazi doganali aggiuntivi sono una certezza e andranno a ricadere dal 1&deg; giugno 2021 su una serie di prodotti in arrivo nel nostro continente, comprese apounto le moto di grossa cilindrata (superiore a 500 cc) e, quindi, sui modelli Harley-Davidson.  Duro colpo per la Casa di Milwaukee  Una conseguenza che la Casa di Milwaukee pensava di evitare (molti dei modelli, infatti, sono assemblati in Thailandia), ma l&rsquo;Unione Europea non ha previsto alcuna deroga in merito: &ldquo;Nessuna deroga per moto che saranno considerate a tutti gli effetti come prodotti made in USA&rdquo;. Un colpo piuttosto duro per Harley-Davidson. L&rsquo;azienda statunitense ha appena modulato la propria produzione in ottica europea, basta pensare alla nuova Bronx, naked studiata e realizzata per andare incontro ai gusti dei motociclisti del nostro continente. Ma ci sono anche la maxi enduro Pan America e l&rsquo;elettrica LiveWire che rischiano l&rsquo;insuccesso a causa dei costi troppo elevati per l&rsquo;Europa: si parla, rispettivamente, dai 16mila euro in su e di 34mila euro. Provate a immaginare dove potrebbero diventare queste cifre con i dazi del 56%.  La risposta di Zeitz  Non sono mancate le riposte dall&rsquo;azienda. &ldquo;Questa &egrave; una situazione senza precedenti e sottolinea i danni reali di una guerra commerciale intentata contro i nostri azionisti su entrambe le sponde dell&rsquo;Atlantico&rdquo;, ha detto Jochen Zeitz,&nbsp;CEO e presidente HD. &rdquo;L&#39;imposizione di una tariffa di importazione su tutte le moto Harley-Davidson va contro ogni nozione di libero scambio e se ulteriormente implementate, tali tariffe rappresenteranno un&rsquo;enorme svantaggio competitivo contro i nostri prodotti, a tutto vantaggio di quelli dei nostri concorrenti europei&rdquo;.  Harley-Davidson, mercato in crescita grazie soprattutto agli USA 

L&rsquo;Unione Europea ha deciso: per le moto importate dagli Stati Uniti i dazi doganali arrivano al 56% e molti modelli di Milwaukee saranno troppo cari

Duro colpo per Harley-Davidson in Europa: dal 1&deg; giugno maxi tasse

L&rsquo;argomento &egrave; estremamente delicato per le ripercussioni importanti che potrebbe avere a livello commerciale. Tutto &egrave; nato quando l&rsquo;amministrazione statunitense guidata da Donald Trump ha deciso di incrementare i dazi sull&rsquo;importazione di prodotti in acciaio e alluminio, compresi quelli europei. L&rsquo;Unione Europea, infatti, sembrerebbe pronta a contrattaccare la decisione, imponendo un aumento delle tasse doganali sui prodotti americani importati nei nostri Paesi, il che per&ograve;, potrebbe avere ulteriori conseguenze negative per l&rsquo;Europa innescando contromisure e ritorsioni.  No ai contro-dazi - Per questo, alla vigilia del vertice europeo di Bruxelles durante il quale i 28&nbsp;capi di Stato e di governo dei paesi membri discuteranno sulla politica commerciale dell&rsquo;Unione, l&rsquo;ACEM, Associazione europea dei fabbricanti di motocicli, ha invitato i governi coinvolti a escludere i motocicli dalla lista dei prodotti americani che potrebbero subire un aumento delle tasse doganali.   L&rsquo;ACEM ha scritto al Commissario europeo per il commercio, Cecilia Malmstr&ouml;m, e al Vicepresidente della Commissione Europea, Jyrki Katainen, esprimendo la propria preoccupazione sull&rsquo;inasprimento di questa guerra commerciale. Nella sua lettera, l&rsquo;industria motociclistica europea fa presente che imponendo dei contro-dazi sui motocicli americani, l&rsquo;UE potrebbe innescare ulteriori misure di ritorsione da parte degli USA nei confronti di motocicli e scooter europei.   Verrebbero cos&igrave; ad essere danneggiati i produttori europei di motocicli, di relativi ricambi, componenti e accessori, ma anche i fornitori di servizi a cui fa affidamento l&rsquo;industria motociclistica. Un settore particolarmente importante, considerando che nell&rsquo;Unione Europea sono circa 300.000&nbsp;i&nbsp;posti di lavoro che dipendono dall&rsquo;industria motociclistica (motocicli, ciclomotori, tricicli e quadricicli).  L&rsquo;ACEM - L&rsquo;ACEM rappresenta i produttori di scooter, motociclette, tre ruote e quadricicli (veicoli di categoria L) in Europa. Fra i suoi associati, 17 aziende e 17 associazioni nazionali di settore fra cui figurano alcune delle multinazionali pi&ugrave; importanti del settore: BMW Motorrad, Bombardier Recreational Products (BRP), Ducati Motor Holding, Harley-Davidson, Honda, Kawasaki, KTM, Kymco, MV Agusta, Peugeot Scooters, Piaggio, Polaris Industries, Renault, Royal Enfield, Suzuki, Triumph Motorcycles e Yamaha.   Un mercato chiave - &ldquo;L&rsquo;Europa &egrave; uno dei mercati chiave degli esportatori americani di motocicli e all&rsquo;incirca il 30% delle esportazioni europee di questo settore sono dirette verso gli Stati Uniti. Questo conflitto potrebbe danneggiare gravemente entrambe le parti. Nessuno uscir&agrave; vincitore da questa guerra commerciale&rdquo;, ha ammonito Stefan Pierer, Presidente dell&rsquo;ACEM e CEO di KTM AG, nel suo intervento all&rsquo;Assemblea generale ACEM svoltasi in data odierna presso il Peugeot Scooters di Sochaux, in Francia.  Stando ai dati EUROSTAT, le esportazioni europee di motocicli negli Stati Uniti ammontavano a &euro;&nbsp;483,1&nbsp;milioni nel&nbsp;2016, corrispondente al 29,1%&nbsp;delle esportazioni europee di motocicli. Inoltre, le aziende europee hanno esportato negli Stati Uniti ricambi e componenti per motocicli pari a &euro;&nbsp;139,6&nbsp;milioni (30,8%&nbsp;del totale). Nel 2016 gli Stati Uniti erano il principale mercato di esportazione europeo per quanto riguarda il settore motocicli e relativi ricambi e componenti.  &nbsp;&ldquo;Invitiamo gli Stati membri dell&rsquo;UE a escludere tempestivamente l&rsquo;industria motociclistica americana dalla lista delle possibili contromisure di ritorsione e compensazione&rdquo;, ha aggiunto il Segretario Generale dell&rsquo;ACEM, Antonio Perlot. &ldquo;Incoraggiamo inoltre la Commissione Europea a cooperare con Washington per raggiungere una soluzione mediante negoziato in merito ai dazi su acciaio e alluminio per attenuare questo conflitto. L&rsquo;industria motociclistica non deve essere coinvolta in questa guerra commerciale&quot;, ha concluso Perlot. 

L&#39;Associazione europea dei fabbricanti di motocicli invita i governi europei a non imporre l&#39;aumento delle tasse doganali sulle moto americane. &quot;Nessuno uscir&agrave; vincitore da questo conflitto commerciale&quot;, ammonisce Stefan Pierer, presidente di ACEM e CEO di KTM

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