Quando lo incontriamo, a pochi chilometri dalla sua Lumezzane (centro industriale lombardo di 22.000 anime immerso nella Val Trompia) ha appena finito un allenamento in bici di un centinaio di chilometri e una sessione di pesi in palestra. A 43 anni, Alessandro Botturi non ha nessuna intenzione di &quot;rallentare&quot; e appendere il casco al chiodo. Lo capiamo bene, poco dopo, davanti a una pizza ricca di carboidrati utili per la preparazione fisica, mentre ci racconta dei suoi ottimi risultati nelle gare di mountain bike e delle prossime sfide nel deserto in sella alla sua Yamaha. Di queste ultime, della differenza tra i raid in Africa e in America e degli ultimi successi (come la vittoria dell&#39; Africa Eco Race 2019), ne parliamo in un&#39;intervista pubblicata sul numero di aprile di InMoto in edicola in questi giorni.&nbsp; Quello che seguir&agrave; &egrave; uno spaccato del &quot;Bottu&quot; poco pilota e molto uomo. Il lato personale del campione. Uscito fuori, non a caso, durante una chiacchierata fatta intorno al tavolo di casa della mamma scomparsa da pochi mesi e alla quale Alessandro era fortemente legato. Una casa diventata negli anni il &quot;quartier generale&quot; del figlio-campione, piena zeppa di coppe, trofei e ricordi di una carriera importante.    - Come ti prepari fisicamente a rally come l&#39;Africa Eco Race o la Dakar? &quot;La preparazione &egrave; diversa rispetto all&#39;enduro. In quest&#39;ultima specialit&agrave; &egrave; necessario avere un feeling particolare con la moto perch&eacute; ti giochi il risultato in pochi secondi mentre nei rally devi riuscire soprattutto a capire il ritmo che puoi tenere per 400 km e 5 o 6 ore di guida. Devi avere resistenza ed essere al top fisicamente: io percorro 6000 km in mountain bike durante l&#39;anno, ma faccio anche palestra e un po&#39; di motorally. Se non sei abituato a queste gare, il primo anno ti frega la tensione, perch&eacute; passare da una speciale di 15 minuti a 6 ore di gara, mantenendo il corpo il pi&ugrave; rilassato possibile, non &egrave; facile. La gestione &egrave; fondamentale, non puoi partire a tutta perch&eacute; poi durante la seconda settimana rischi di calare fisicamente. In tanti cadono e si ritirano perch&eacute; il fisico ne risente e si abbassa anche il livello di concentrazione. Sei sempre in tiro e quando arriva la stanchezza non vedi i pericoli... e voli via&quot;.    - Sembra diverso anche l&#39;approccio umano, tra enduro e rally. &quot;Nel mondo dei rally c&#39;&egrave; tanta umanit&agrave;. Ho corso nell&#39;enduro fino al 2011 ed ero un&#39;altra persona: mi allenavo e correvo, il mio mondo ruotava tutto intorno a questi due aspetti e fare altro mi pesava molto. Da quando sono passato ai rally sono cambiato: dedico il mio tempo anche agli altri, per esempio alla mototerapia con i bambini del reparto di oncologia pediatrica gestito dal Dottor Porta, all&#39;ospedale di Brescia. Adesso sono contento, sereno e realizzato, mi piace stare in questo mondo perch&eacute; mi arricchisce, ha aperto il mio orizzonte e ha cambiato la mia mentalit&agrave;&quot;.&nbsp;  - Come passi il tempo, mentalmente, mentre fai allenamenti cos&igrave; lunghi? &quot;Esco parecchio in bici ma mi il mio obiettivo &egrave; dosare le forze, controllandomi per abituare la testa a gestire gli sforzi. Se devo affrontare una salita di 10 km, mi concentro sulle pedalate, circa 70 al minuto, e penso solo a quelle&quot;.    - E in gara, quando sei in moto per 6 ore al giorno, a cosa pensi? &quot;Se parti davanti, devi aprire il tracciato e non hai riferimenti, sei concentrato sempre e solo su quello. Devi guardare lontano e riuscire a disegnare mentalmente una linea il pi&ugrave; retta possibile, prima di affrontarla. Non puoi correggere sempre la traiettoria, andando a zig zag e non puoi agitarti. Se prendi un riferimento ti concentri su quello. Finito un pezzo impegnativo, magari hai 15 km di sterrato facile e allora si, inizio a pensare. Soprattutto al passato, a cosa ho fatto nella mia vita. Penso agli amici che non ci sono pi&ugrave; e ai momenti belli che abbiamo passato insieme&quot;.  - Non soffri di solitudine quando sei in mezzo al deserto? &quot;No, anzi. Provo un grande senso di libert&agrave;. Soffro molto il chiuso, in ascensore entro a fatica, sono claustrofobico. Nel deserto mi sento un leone, mi sento all&#39;interno del mio ambiente&quot;.&nbsp;    - Ti capita, nei momenti difficili o in quelli belli, di parlare con la tua Yamaha? &quot;No, mai. Alla fine &egrave; un mezzo che mi fa divertire ma non la umanizzo. Anche perch&eacute; durante la carriera mi &egrave; capitato di cambiare tante moto e non ho dato loro un&#39;anima. Mi piace molto prepararle, trovare la giusta posizione in sella, regolare la frenata e tutto ci&ograve; che mi permette di utilizzarle al meglio ma non mi affeziono mai&quot;.&nbsp;  - C&#39;&egrave; stata una tua moto preferita? &quot;Mi piace da matti guidare ma non sono legato alla moto. Se devo fare una gita lunga, &egrave; indifferente per me salire su una Supert&eacute;n&eacute;r&eacute; o su una MT07. L&#39;importante &egrave; andare. Una delle ultime moto che ho guidato con gusto &egrave; stata la T&eacute;n&eacute;r&eacute; 700 perch&eacute; ho avuto la fortuna di provarla per molti chilometri all&#39;Hardalpitour. Non ho contribuito alla sua realizzazione ma in futuro mi piacerebbe dedicarmi allo sviluppo dei nuovi prodotti. Moto, abbigliamento o accessori che siano&quot;.    - Qual &egrave;, secondo te, il segreto del successo delle enduro stradali sul mercato? &quot;Sono per tutti. Con le limitazioni di velocit&agrave; del codice della strada, quelle strutturali e di comfort, perch&eacute; dovresti comprarti una supersportiva? Una on-off &egrave; una moto a 360 gradi e in molti possono permettersela: anche chi la sognava da ragazzo e adesso vuole iniziare a divertirsi a 40 anni. Sono perfette per gli sterrati facili, per andare in ufficio o per le gite con le mogli. Sono il il presente e sopratutto il futuro&quot;.  &nbsp;- A proposito del futuro, cosa pensi dell&#39;elettrico nel fuoristrada? &quot;Stiamo andando verso quella direzione anche in campo motociclistico, purtroppo. Dico cos&igrave; perch&eacute; io sono figlio dei 2 tempi: l&#39;Aprilia RX, la Tuareg... quanti ricordi! Compravo i getti, il carburatore maggiorato, la marmitta a espansione grazie ai soldi dei miei genitori, ai quali raccontavo la bugia che i vigili mi fermavano per dirmi che la mia, originale, era ormai usurata e da sostituire. Senza rumore e senza odorini, in futuro mi salir&agrave; una botta di malinconia&quot;.  - Prima di diventare pilota hai giocato a rugby ad alti livelli. Quanto ti sono serviti gli scontri in campo, nella tua carriera motociclistica? &quot;Le botte prese in passato mi hanno aiutato molto. Io ero abituato a darle e a prenderle sul campo e ma poi uscivo ed ero pronto per una birra da bere tutti insieme. Anche negli allenamenti, divisi in due squadre, capitava di alzare le mani con un compagno ma la cosa iniziava e finiva l&igrave;, in quel quadrato. Tanti miei avversari nelle moto non mi hanno capito, all&#39;inizio: se arrivavo primo o secondo, scherzavo indifferentemente con chi mi aveva preceduto e con chi mi era finito alle spalle: in molti pensavano che li prendessi in giro e a volte neanche mi guardavano. Ci ho messo un po&#39; a fargli capire che ero fatto cos&igrave;&quot;.&nbsp;    - Cosa ti ha insegnato, il rugby? &quot;A riderci su, sempre. Se ti va male una gara e quando finisci ci rimugini troppo sopra, non fa bene ne a te ne a chi ti sta intorno. Il rugby mi ha insegnato a staccare subito e a trovare sempre l&#39;aspetto positivo di ogni cosa che faccio, anche se si rivela negativa. Un esempio? Quando salivo su moto considerata &quot;scarsa&quot;, non mi facevo influenzare dalle parole di chi l&#39;aveva guidata prima o dei detrattori: per me era la migliore del mondo e cercavo di mettermela a posto e andare il pi&ugrave; forte possibile&quot;.&nbsp;  - A Lumezzane, patria del fuoristrada, ti considerano un idolo... &quot;Dopo oltre 20 anni di carriera tra enduro e rally, con i risultati che ho ottenuto, sono diventato un po&#39; un personaggio. Ma questa &egrave; terra di passione per le due ruote ed &egrave; stato molto facile entrare nel cuore della gente. Davanti casa mia passarono la Sei Giorni del 1997, il mondiale del 1990 e tante altre gare importanti. Io rimanevo ore a veder sfilare tutti quei campioni, con la mia bandierina ben stretta in mano. A 15 anni, i miei mi hanno regalato il primo motorino mentre a 16 ero il ragazzo pi&ugrave; felice del mondo con la mia YZ 125 rosa. A quei tempi, qui a Lumezzane, i giovani sognavano solo la moto da cross o da enduro. Tutti i miei amici ne avevano una e ognuno di noi comprava un modello di una Casa diversa: io avevo la Yamaha, Giorgio la Kawasaki, Mario la KTM, Flavio che abitava qui di fronte la Honda, Poldo la KTM... sono stati anni fantastici&quot;.    - Cosa ti &egrave; mancato, finora? &quot;Niente, sto avendo una carriera bellissima e sono riuscito a vincere e a salire sul podio in specialit&agrave; differenti e lontane l&#39;una dall&#39;altra. Anche grazie al fatto che quando finisce un capitolo, mi concentro solo ed esclusivamente su una nuova avventura. Tanti miei avversari che hanno vinto molto solo in una, poi non sono riusciti a replicare nelle altre e questo &egrave; un motivo di grande soddisfazione per me&quot;.  &nbsp;  BIOGRAFIA Nome: Alessandro Cognome: Botturi Data di nascita: 12/7/1975 Luogo di nascita: Brescia Famiglia: sposato con Loredana, padre di Giorgio e Daniele&nbsp; Prima gara disputata: 1992, Cerete (VR) Palmares: 9 titoli italiani enduro, 2 Sei Giorni a squadre, 2 Sardegna Rally, Africa Eco Race, Transanatolia, Merzouga, podi al Superenduro e Hell&#39;s Gate Hobby: moto e ciclismo Musica preferita: Jovanotti, Ligabue, Vasco Rossi Piatto preferito: lasagne Sogno: gi&agrave; realizzato, correre in moto da professionista 

Sul numero di aprile di InMoto, in edicola in questi giorni, abbiamo chiesto al campione fuoristrada il suo punto di vista esperto e privilegiato sui grandi raid africani e americani, attraverso un&#39;intervista incentrata sullo sport. Di seguito, invece, il lato pi&ugrave; personale di uno dei simboli del nostro motociclismo degli ultimi 20 anni

Alessandro Botturi, l&#39;intervista &quot;umana&quot;

Il nuovo brand di Tucano Urbano sarà in pista al fianco del campione di motorally per la stagione 2019 

T.ur alla Dakar con Cerutti

Dopo il lancio internazionale a EICMA, il nuovo brand di&nbsp;Tucano Urbano&nbsp;dedicato all&#39;adventouring&nbsp;si prepara a scendere subito in gara con&nbsp;Jacopo Cerutti&nbsp;che compete in una disciplina dura, dove si vince solo se coesistono velocit&agrave; e resistenza, coraggio e astuzia, irruenza e autocontrollo: il&nbsp;motorally. E si parte subito con la Dakar. Il rallista italiano pi&ugrave; veloce in attivit&agrave; far&agrave; il suo esordio con il marchio&nbsp;T.ur&nbsp;proprio nella pi&ugrave; importante delle competizioni internazionali.  &quot;Sono contentissimo di poter collaborare nella prossima stagione con un&#39;azienda cos&igrave; importante come Tucano Urbano&rdquo;, ha commentato Cerutti. &rdquo;Il nuovo brand&nbsp;T.ur&nbsp;&egrave; sviluppato appositamente per il touring e l&#39;avventura, quindi sono orgoglioso di condividere con loro le mie esperienze di rally raid internazionali per creare un prodotto ideale. Ora mi trovo in Tunisia e sto gi&agrave; utilizzando i capi&nbsp;T.ur&nbsp;per un allenamento importante in vista della prossima Dakar. Non vedo l&#39;ora di cominciare! Dopo questa, mi attendono diversi rally internazionali e tutto il Campionato Italiano Motorally&quot;.  ENTUSIASMO E COMPETENZA - Oltre a indossare l&#39;abbigliamento&nbsp;T.ur&nbsp;in gara e nel dopogara, Cerutti&nbsp;supporter&agrave; il reparto Ricerca&amp;Sviluppo come tester per fornire indicazioni per il miglioramento dei nuovi prodotti.  &quot;Qualit&agrave;, stile e passione sono le parole chiave intorno alle quali abbiamo sviluppato il progetto T.ur&ldquo;, ha detto Diego Sgorbati, Ceo di Tucano Urbano. &ldquo;E non c&#39;&egrave; passione pi&ugrave; intensa di quella per le corse in moto. Siamo entusiasti che un pilota con le capacit&agrave; di Jacopo Cerutti abbia sposato il progetto T.ur e abbia anche da subito dimostrato grande competenza tecnica sull&#39;equipaggiamento. Sar&agrave; un piacere lavorare insieme&quot;.  CHI E&rsquo; JACOPO CERUTTI - Nato nel novembre del 1989. inizia a correre nel motocross a 14 anni, dopo aver avviato la sua carriera agonistica nella BMX. A 16 anni, esordisce nell&#39;enduro e nel giro di tre anni &egrave; gi&agrave; in lotta per il titolo di Campione Italiano Junior. &nbsp;  Dopo aver vinto un titolo Europeo e quattro Italiani dal 2015 Cerutti si dedica al Motorally. Anche qui i successi non mancano: 6&deg; assoluto nel Merzouga Rally in Marocco nel 2017, miglior pilota italiano al traguardo nella Dakar 2016. 

Il nuovo brand di Tucano Urbano sar&agrave; in pista al fianco del campione di motorally per la stagione 2019

T.ur by Tucano Urbano alla Dakar con Cerutti

        Per il terzo anno consecutivo Vibram e Monster Energy Team Honda hanno rinnovato il loro accordo. Un buon grip, del resto, &egrave; fondamentale alla Dakar, non solo per i piloti che in sella percorrono ogni giorno infinite distese di terreno mutevole, ma anche per il resto della squadra che ha bisogno di calzature comode, resistenti e adattabili in grado di sopportare i continui cambiamenti ambientali della corsa.  Vibram ha fornito al Monster Energy Honda Team le suole per un percorso di 9.000 km che comprende sabbia, asfalto, terra e rocce. In tutto questo la squadra deve trascorrerere lunghe ore per trasportare l'entourage da un bivacco a quella successivo. I meccanici, i tecnici e altri membri del team stanno contando su una calzatura sviluppata appositamente da Vibram per offrire allo staff il massimo comfort nelle due settimane di impegno alla Dakar, studiata per essere comoda sia per il giorno che intorno al bivacco la sera. Vibram ha fornito anche la protezione in gomma per il telaio della moto Honda CRF450 Rally che evita graffi ed escoriazioni durante la gara e migliora la presa dei piloti nella zona poggiapiedi.       

L'azienda specializzata nella produzione di suole in gomma ad alte prestazioni si mette alla prova con il team Monster Energy Honda

Vibram alla Dakar

        &ldquo;Always Ahead&rdquo;, ovvero &ldquo;sempre avanti&rdquo; &egrave; il motto che accompagna tutte le attivit&agrave; del marchio spagnolo, ma &egrave; anche l&rsquo;augurio che LS2 Helmets dedica al pilota italiano Livio Metelli che tra pochi giorni inizier&agrave; la sua sfida personale alla Dakar, attraversando i difficili percorsi che si sviluppano fra Argentina, Bolivia e Paraguay. L&rsquo;edizione della Dakar 2017, che prende il nome di The Odyssey, partir&agrave; il prossimo 2 gennaio da Asunci&oacute;n, in Paraguay, con arrivo il 14 gennaio a Buenos Aires, in Argentina. Al via, anche Livio Metelli, che partecipa per il secondo anno consecutivo in sella alla sua KTM Rally 450 nella durissima categoria Malle Moto (cio&egrave; senza assistenza). Il suo percorso alla Dakar 2017, organizzato e gestito dall&rsquo;U.S. Leonessa d&rsquo;Italia 1903 di Brescia (il club pi&ugrave; antico d&rsquo;Italia che ha sede presso il Museo Mille Miglia), sar&agrave; seguito da vicino anche da LS2 Helmets che lo supporta attraverso la fornitura del casco di punta off-road MX456 Light Evo. Proprio dallo sviluppo dei caschi sui campi di gara in testa ai piloti, in pista e su sterrato, LS2 Helmets trae l&rsquo;expertise che applica ai caschi per tutti i giorni, che devono garantire affidabilit&agrave;, sicurezza oltre al comfort. MX456 Light Evo nasce proprio dall&rsquo;esperienza su sterrato di piloti del calibro di Cyril Despres e Marc Coma (oggi direttore sportivo della Dakar), che hanno vinto il rally-raid pi&ugrave; famoso al mondo indossando il casco LS2 Helmets e portando un grande contributo nello sviluppo dell&rsquo;attuale gamma off-road. MX456 Light Evo ha una calotta esterna stampata in tre misure e realizzata in KPA (Kinetic Polymer Alloy), una lega di resine termoplastiche e fibra, un materiale leggero, studiato per assorbire l&rsquo;energia derivata da un eventuale impatto. La calotta interna, anch&rsquo;essa realizzata in tre diverse misure, &egrave; in EPS a densit&agrave; differenziata. Il sistema di ventilazione permette all&rsquo;aria esterna di entrare attraverso le prese d&rsquo;aria superiori, le due aerazioni presenti sui lati della mentoniera e la presa d&rsquo;aria posizionata sulla parte frontale. L&rsquo;aria calda invece fuoriesce dai due estrattori posteriori, convogliata anche dalle canalizzazioni presenti nella calotta interna in polistirolo. Per migliorare la sicurezza passiva del MX456 Light Evo, LS2 ha inserito il sistema di rimozione rapida delle imbottiture laterali (Emergency Release System), azione che avviene agendo sugli appositi nastri di colore rosso. In questo caso le imbottiture delle guance e il casco sono estraibili facilmente, anche in caso di incidente. Il cinturino ha chiusura a sgancio rapido. Taglie dalla XXS alla 3XL. L&rsquo;avventura di Livio Metelli alla Dakar 2017 sar&agrave; raccontata anche sulla pagina Facebook LS2 Helmets Italia.       

Il pilota azzurro Livio Metelli pronto alla sfida nella categoria Malle Moto, cio&egrave; senza assistenza, con il suo MX456 Light Evo.

LS2 Helmets alla Dakar

        L'edizione 2017 della Dakar partir&agrave; il 2 gennaio da Asuncion, Paraguay, e dopo aver attraversato la Bolivia, terminer&agrave; il 14 gennaio a Buenos Aires, in Argentina. Un percorso di quasi 9.000 chilometri divisi in 12 tappe con 4.000 km di prove speciali, una prova &ldquo;marathon&rdquo; e 6 prove che si correranno a un&rsquo;altitudine di 4.000 metri s.l.m. Fra i 241 equipaggi al via, ben 31 saranno quelli che porteranno per le strade del Sud America i colori di Motul in rappresentanza di 16 Paesi. La Dakar mette a dura prova il fisico e i mezzi con un percorso che passa dal caldo equatoriale al ghiaccio delle montagne, con terreni che variano dall&rsquo;insidioso &ldquo;fesh fesh&rdquo; al fango e pietre. Per riuscire a gareggiare in condizioni estreme come queste, molti concorrenti potranno contare sui lubrificanti Motul utilizzati per i loro motori e cambi. Sulle moto saranno presenti i lubrificanti Motul della gamma 300V Factory Line Off-Road nelle gradazioni 5W40 e 15W60, mentre le auto adotteranno il Motul 300V Motorsport Line nelle gradazioni Power 5W40 o Competition 15W50: prodotti appositamente sviluppati e collaudati a livello internazionale per questa tipologia di competizioni. Fra gli equipaggi alla Dakar in cerca di rivincita, il team ufficiale Honda. Il factory team HRC Rally, infatti, &egrave; uno dei principali contendenti per la vittoria, e schierer&agrave; cinque piloti compresi Joan Barreda e Paulo Gon&ccedil;alves. Sempre nella categoria &ldquo;moto&rdquo;, un&rsquo;altra squadra molto competitiva &egrave; la Sherco TVS Rally Factory Team, che affronter&agrave; la sua terza Dakar con tre moto. Ben dieci, invece, saranno i piloti del HT Husqvarna Rally Raid che parteciperanno alla competizione. Sostenuti da Motul anche l&rsquo;Honda Sud America Rally Team e l&rsquo;Autonet Motorcycle Team.       

Avr&agrave; 23 piloti nelle moto e 8 nelle auto. Fra le squadre supportate, anche il factory team HRC Rally, lo Sherco TVS Rally Factory team e l'HT Husqvarna Rally Raid.

Motul alla Dakar, tra 2 e 4 ruote

        In vista della prossima edizione dell&rsquo;estenuante rally Sudamericano, Garmin affianca il Monster Energy Honda Team nella preparazione dei cinque piloti ufficiali, mettendo a loro disposizione l&rsquo;ultimo nato in casa Garmin (GPSMAP 267Cx) e altra strumentazione che andr&agrave; ad arricchire la spedizione Honda alla Dakar in Sud America.  La Dakar prender&agrave; il via il 2 gennaio 2017 da Assuncion, in Paraguay, e si concluder&agrave; a Buenos Aires dopo due settimane. I cinque piloti ufficiali del team, Paul Goncalves, Michael Metge, Ricky Brabec, Kevin Benavides e Joan Barreda, da alcune settimane si stanno allenando con il nuovo device satellitare di casa Garmin, il GPSMAP 276Cx. Strumento adatto a tutti i terreni &egrave; stato progettato per ottenere anche la ricezione del sistema russo Glonass ed &egrave; dotato di un ampio schermo antiriflesso da 5 pollici, con altimetro barometrico e una bussola a 3 assi. &ldquo;&Egrave; soprattutto la mappa dell'Europa precaricata con tutte le strade bianche e la sentieristica percorribile con mezzi motorizzati che fa del GPSMAP 276Cx uno strumento unico al mondo&rdquo;, ha commentato Martino Bianchi, General Manager del Team HRC Rally, che ha aggiunto: &ldquo;Per noi questa caratteristica &egrave; basilare per poter pianificare allenamenti sempre pi&ugrave; vicini alle esigenze che i nostri piloti troveranno in gara&rdquo;. Di facile installazione su qualsiasi moto, il GPSMAP 276Cx &egrave; intuitivo e comodo da utilizzare anche in marcia, e soprattutto su fuoristrada. &ldquo;L&rsquo;ampio display, il pratico tastierino e la robustezza dello strumento sono stati molto apprezzati dai piloti&rdquo;, ha proseguito Bianchi. &ldquo;I cinque componenti del nostro team HRC lo hanno testato negli ultimi allenamenti effettuati in Spagna e in Marocco in vista della Dakar 2017&rdquo;. Durante la Dakar, Garmin fornir&agrave; e installer&agrave; GPSMAP 276Cx e le action cam Virb Ultra 30 a bordo dei veicoli di assistenza. Tutto il team inoltre indosser&agrave; gli orologi Garmin f?nix 3. &laquo;Siamo particolarmente soddisfatti della partnership con Honda HRC perch&eacute; rappresenta il punto di incontro tra due aziende leader nel proprio settore di appartenenza&rdquo;, ha commentato Stefano Vigan&ograve;, amministratore delegato di Garmin Italia, &ldquo;e sin dal primo utilizzo i piloti hanno trovato grande beneficio e si sono resi disponibili per testare ulteriori sviluppi". Per informazioni: www.garmin.com/it       

Il 2 gennaio, in Paraguay, prender&agrave; il via la Dakar, che si concluder&agrave; a Buenos Aires dopo due settimane. I cinque piloti della Honda avranno a disposizione il satellitare GPSMAP 267Cx.

Garmin con Honda alla Dakar

Si chiama Lac Rose ed &egrave; stata presentata al raduno mondiale delle special, Wheels&amp;Waves. Si ispira alla livrea della gloriosa R80 G/S Paris Dakar ma la meccanica &egrave; moderna

BMW e il mito Paris-Dakar: ecco la special su base R nineT

Neanche il tempo di disfare la borsa di ritorno dalla &ldquo;Dakar&rdquo;, Franco Picco si trover&agrave; proiettato fra le colline del Chianti e della Val d'Orcia nel week-end cosiddetto &ldquo;della Merla&rdquo;, quello proverbialmente pi&ugrave; gelato dell'anno. Con un impressionante Palmares di vittorie e piazzamenti in tutti i principali rally dal 1985 ad oggi, Franco Picco incarna perfettamente lo spirito &ldquo;eroico&rdquo; dell'andare in moto: una passione tanto grande da abbracciare l'intera parabola di questo capitolo della storia motoristica, dagli albori delle mitiche Parigi-Dakar a tutte le sue successive evoluzioni, sapendo cogliere il meglio tecnico e umano di ogni fase, proiettandole nel futuro della disciplina. E infatti alla &ldquo;Winter Heroes 2016&rdquo;, che si svolger&agrave; sul tracciato dell'Eroica il 28-29-30 gennaio 2016, lo si vedr&agrave; in sella a una due ruote davvero avveniristica: la Tacita T-Race Rally, moto elettrica, messa a disposizione da Gianni Pogliano di MacVolt, che avr&agrave; l'onore e il piacere di affiancare Picco - almeno allo start&hellip;- a bordo della versione T-Race Enduro. Nella serata di sabato 29 gennaio , Franco Picco racconter&agrave; di prima persona ai partecipanti le sue &ldquo;avventure dakariane&rdquo;, regalando momenti di autentica passione, aneddoti, storie di uomini e di moto, insomma un momento di emozione da vivere a diretto contatto con un campione.    &nbsp;

Dopo aver gareggiato alla Dakar con un quad sulle strade del Sudamerica, sar&agrave; alla guida della Tacita T-Race Rally, moto off road 100% elettrica

Franco Picco alla Winter Heroes

di Federico Porrozzi    La &ldquo;carovana&rdquo; della Dakar 2016 &egrave; arrivata a Buenos Aires. Un gruppo di oltre 2000 persone tra addetti ai lavori, piloti e giornalisti che, dal 2 gennaio, partir&agrave; dalla Citt&agrave; della Scienza di Tecnopolis (a nord della Capitale argentina) per affrontare in quindici tappe ben 9.300 km tra Argentina e Bolivia.  153 ISCRITTI MA NIENTE CILE - Quest&rsquo;anno mancher&agrave; il Cile: l&rsquo;organizzazione, preoccupata per le probabili precipitazioni portate da El Nino, ha preferito rinunciare a quel tratto di America Latina, concentrandosi sui due restanti Paesi. I 153 iscritti alle categorie moto troveranno subito una temperatura &ldquo;proibitiva&rdquo; (quasi 40 gradi previsti al via), che li accompagner&agrave; fino all&rsquo;arrivo previsto il 16 gennaio a Rosario, citt&agrave; natale di personaggi come Leo Messi e Ernesto &ldquo;Che&rdquo; Guevara, che fu motociclista doc.  KTM SENZA COMA MA&hellip; CHE NOMI! - Favorita d&rsquo;obbligo &egrave; la KTM. E&rsquo; vero che ha perso sia Despres (passato alle auto) sia Coma (ritiratosi lo scorso anno, dal 2016 far&agrave; parte dell&rsquo;organizzazione) ma &egrave; vero anche che alla guida delle 450 Rally Replica supportate dalla Red Bull ci sar&agrave; uno squadrone formato dal secondo classificato del 2014, lo spagnolo Jordi Villadoms, dal terzo classificato del 2015, l&rsquo;australiano Toby Price, dal fresco campione del mondo Rally-Raid ovvero l&rsquo;austriaco Matthias Jordi Villadoms (secondo nel 2014) e dalla donna pi&ugrave; veloce della Dakar, Laia Sanz, nona lo scorso anno.  DOMINIO ASSOLUTO - Vero anche che la KTM vince ininterrottamente la Dakar dall&rsquo;edizione 2001: quell&rsquo;anno arriv&ograve; il primo dei due trionfi dello sfortunato Fabrizio Meoni mentre nel 2005 iniziarono i dieci anni di &ldquo;duopolio&rdquo; Despres-Coma: per loro cinque vittorie a testa. Meglio, nella storia della Dakar, ha fatto solo il leggendario Stephane Peterhansel (a quota 6, a cui si aggiungono anche 5 trionfi con le quattro ruote&hellip; irraggiungibile).  Quattordici vittorie in quindici anni per KTM (nel 2008 la gara non prese il via) dopo che nelle edizioni precedenti si erano alternate sul primo gradino del podio BMW, Yamaha, Cagiva e Honda.  HONDA IN GRANDE STILE - Proprio la Casa giapponese, dopo 23 anni di digiuno da vittorie, si presenter&agrave; in forze alla Dakar per provare a spodestare il dominio austriaco e per tornare dominatrice di una gara che negli anni Ottanta l&rsquo;ha vista invincibile con Orioli, Neveu e Lalay.   Saranno 25 gli uomini HRC pronti ad assistere i tre piloti &ldquo;top&rdquo; del team interno. I nomi fanno paura: Paul Goncalves (campione del mondo Cross-Country nel 2013 e secondo nella Dakar 2015) sar&agrave; la punta di diamante con Joan Barreda. A fare da scudiero ai due, ci sar&agrave; il &ldquo;nostro&rdquo; Paolo Ceci. L&rsquo;azzurro, che ha finito quattro volte (su quattro partecipazioni) la Dakar nella Top 20, &egrave; stato chiamato a settembre dalla HRC per aiutare i due top rider, rispondendo presente. Al suo primo anno da professionista, conta di chiudere tra i primi quindici. Honda sar&agrave; al via con la CRF540 Rally ma la partecipazione servir&agrave; anche per spingere il ritorno sul mercato della rinnovata Africa Twin, moto che rappresenta in pieno lo &ldquo;spirito&rdquo; dakariano.   YAMAHA, SOGNO ITALIANO - Altra Casa che punta molto sull&rsquo;edizione 2016 della gara sudamericana &egrave; la Yamaha: con le WR450 del Team Yamalube saranno al via il forte Helder Rodrigues (finito nella Top 5 nelle ultime 5 edizioni) e l&rsquo;azzurro Alessandro Botturi, fresco vincitore del Merzouga Rally. Ex-giocatore di rugby, dopo essere passato con successo alle moto (numerose affermazioni nell&rsquo;enduro italiano, europeo e mondiale) il &ldquo;Bottu&rdquo;, &egrave; passato ai rally e nel 2012 ha chiuso ottavo la sua prima Dakar. Negli due edizioni successive, affrontate con Husqvarna, &egrave; stato costretto ritiro per problemi al motore a alla frizione mentre l&rsquo;anno scorso, alla prima apparizione sulla Yamaha (che aveva perso Despres) si &egrave; dovuto arrendere ancora una volta al motore. Quest&rsquo;anno, per&ograve;, Botturi si &egrave; preparato al meglio e sulla Dakar punta forte: vuole migliorare l&rsquo;ottavo posto del 2012.   LE ALTRE CASE - Alla partenza di Buenos Aires saranno rappresentate anche la Husqvarna con le 450 Rally guidate dal cileno Quintanilla e dal portoghese Faria, la Sherco TVS con le RTR 450 dello spagnolo Pedrero e del francese Duclos, la Kawasaki KX450F del cileno Cabrera e di Gonzalez ma anche la Suzuki con la RMZ 450 Rally del cileno Perez, la Gas Gas 450 Rally dell&rsquo;argentino Rojo, la BMW con la G450X dello spagnolo Dominguez e la Beta con la RR450 dell&rsquo;argentino Ontiveros.   QUANTI AZZURRI! - Gli altri italiani? Jacopo Cerutti, 26enne endurista comasco passato quest&rsquo;anno ai Rally Raid con ottimi risultati (sesto in Sardegna, dove si &egrave; guadagnato di diritto il pass per la Dakar, e decimo in Marocco) correr&agrave; con la KTM del team olandese HT Rally Raid e avr&agrave; come compagno di squadra il bergamasco Simone Agazzi. Concittadino del leggendario Giovanni Sala, correr&agrave; seguito da Angelo Signorelli: uno che la Dakar la correva (e bene) ai tempi di Peterhansel e Neveu.  Il 27enne Manuel Lucchese, ha trovato gli sponsor necessari per partecipare e torner&agrave; dopo tre anni da ultima apparizione con la TM: sar&agrave; al via alla guida della Yamaha (supportata dalla filiale italiana) del Team Rebel X Sports e sogna di vincere la malle-moto class.  Su Yamaha salir&agrave; anche Federico Ghitti: professore di storia al liceo &ldquo;Guido Carli&rdquo; di Brescia, nel 2009 fu l&rsquo;unico italiano a chiudere la Dakar in moto. Nel 2012 non riusc&igrave; a finirla e adesso torna per riprovarci con un finale diverso. Prover&agrave; a chiuderla per la prima volta, invece, Francesco Catanese (Yamaha &ndash; Team Pedrega), alla terza apparizione. Al via ci saranno anche Alessandro Barbero (Husqvarna), Diocleziano Toya (KTM) e Livio Metelli (KTM &ndash; Team PKL): quest&rsquo;ultimo &egrave; il preparatore fisico di&hellip; Botturi.

Il 2 gennaio scatter&agrave; da Buenos Aires la gara &ldquo;rally raid&rdquo; pi&ugrave; famosa del mondo. Ecco i favoriti della vigilia, le moto e gli italiani al via

Dakar 2016: Honda sfida KTM

MX437 Fast di LS2 &egrave; un casco da fuoristrada che punta sul rapporto qualit&agrave;/prezzo. Deriva dall'esperienza maturata dall&rsquo;azienda spagnola nell&rsquo;off road e che ha portato alle due vittorie di Cyril Despres e di Marc Coma nella massacrante Dakar. La calotta esterna &egrave; stampata in tre misure in KPA (Kinetic Polymer Alloy) un misto di resine termoplastiche e fibra, un materiale leggero e flessibile, in grado di assorbire l&rsquo;energia derivata da un impatto e di resistere alle prove di penetrazione. La calotta interna, sempre in tre diverse misure, &egrave; in eps a densit&agrave; differenziata, per il migliore assorbimento dell&rsquo;energia che si pu&ograve; generare a seguito di un impatto. Tre calotte esterne e tre calotte interne, per la migliore definizione di ogni taglia. Il sistema di ventilazione permette all&rsquo;aria fresca di entrare attraverso le prese d&rsquo;aria superiori, le due aerazioni presenti sui lati della mentoniera e la presa d&rsquo;aria posizionata sulla parte frontale della mentoniera. L&rsquo;aria calda invece fuoriesce dai due estrattori posteriori. Il tutto facilitato dalle canalizzazioni presenti nella calotta interna in polistirolo. In un casco che si utilizza nel fuoristrada le imbottiture interne assumono una grande importanza. Quelle del casco Fast sono completamente removibili e lavabili ed utilizzano tessuti anallergici, inodore e traspiranti, con spugne tagliate al laser per aderire perfettamente al viso dell&rsquo;utilizzatore. Per unire i tessuti con le spugne (tagliate con il laser) non viene utilizzata alcun tipo di colla, in modo che l&rsquo;aria possa circolare liberamente. Per migliorare ulteriormente la sicurezza passiva del MX437, LS2 ha inserito il sistema di rimozione rapida delle imbottiture laterali (Emergency Release System). Agendo sugli appositi nastri di colore rosso, si potranno rimuovere agevolmente le imbottiture delle guance, per rimuovere facilmente il casco in caso di incidente. Il cinturino dispone della nuova e sicura chiusura a sgancio rapido, con regolazione micrometrica. Come tutti i caschi LS2 anche il MX437 Fast &egrave; omologato secondo la vigente normativa ECE 22-05 ed &egrave; disponibile nelle taglie che vanno dalla XXS alla 3XL. Prezzo:&nbsp; &euro; 129,00&nbsp; per la versione con grafica, &euro; 139,00 per la versione con grafica replica.

Deriva dall'esperienza maturata dall&rsquo;azienda spagnola nell&rsquo;off road, che ha portato alle due vittorie di Cyril Despres e di Marc Coma nella Dakar

LS2 Casco MX437 Fast

A pochi giorni dall&rsquo;inizio della 38a edizione della Dakar, i piloti del Red Bull KTM Factory Racing Team, hanno incontrato la stampa a Salisburgo presentando i programmi per l&rsquo;edizione 2016 del pi&ugrave; famoso Rally del mondo. Obiettivo dello squadrone: vincere la 15a Dakar consecutiva.  L&rsquo;incontro si &egrave; tenuto presso la sede di Kiska, il designer che dal 1990 firma tutte le KTM che escono dalle linee di produzione, compresa la 450 Rally, sviluppata con il contributo del cinque volte vincitore della Dakar Marc Coma.  Dopo il ritiro di Marc Coma, Jordi Viladoms, forte delle sue 10 partecipazioni alla Dakar, ha preso le redini del Team in qualit&agrave; di &ldquo;veterano&rdquo; del gruppo e non vede l&rsquo;ora di iniziare la nuova sfida al fianco dei &ldquo;rookies&rdquo; Antoine Meo (campione del mondo Enduro E2) e di Laia Sanz, la campionessa spagnola che quest&rsquo;anno correr&agrave; per la prima volta la Dakar con la KTM 450 Rally.  Toby Price, uno dei rider di punta del Team ufficiale, si unir&agrave; al resto del gruppo direttamente in Argentina. Si trova infatti in Australia per terminare la preparazione e porter&agrave; con s&eacute; l&rsquo;energia del compagno di squadra Sam Sunderland, infortunatosi in allenamento al termine del rally del Marocco.  &ldquo;L&rsquo;edizione di quest&rsquo;anno sar&agrave; ancora pi&ugrave; interessante per noi&rdquo;, ha detto Pit Beirer, KTM Motorsport Director. &ldquo;Infatti da quando Marc (Coma, ndr) ha annunciato a sorpresa il suo ritiro dalle competizioni per andare a ricoprire la carica di Direttore Sportivo della Dakar, tutti i nostri giovani talenti hanno immediatamente compreso che era giunto il momento di dare il massimo per tenere alti i colori di KTM! Pertanto ne vedremo delle belle!&rdquo;.  &ldquo;Sono convinto della forza del nostro team, dove sono presenti dei grandi talenti, come l&rsquo;australiano Toby Price (a podio nella passata edizione) e l&rsquo;austriaco Matthias Walkner&rdquo;, ha commentato Heinz Kinigadner, KTM Motorsport Consultant. &ldquo;Siamo al top da pi&ugrave; di 20 anni e siamo convinti di avere grandi possibilit&agrave; anche per la prossima edizione!&rdquo;  Matthias Walkner ha detto: &ldquo;Aver vinto il titolo mondiale FIM Cross-Country Rallies non fa di me un sicuro vincitore alla Dakar, anzi! La mia preparazione &egrave; al top: dopo il Marocco non ho pensato ad altro e sono pronto per affrontare 2 settimane di gara e pi&ugrave; di 9.000 km. Ma sono conscio che il Rally si vince correndo con la testa e soprattutto sbagliando il meno possibile! Ecco perch&eacute;, scaramanticamente, mi vedo nelle prime 5 posizioni della classifica finale, ma oltre&hellip; chi lo sa?&rdquo;  Appuntamento quindi a Buenos Aires sabato 2 gennaio 2016 per il prologo di una &ldquo;maratona&rdquo;, che si concluder&agrave; a Rosario, dopo 13 tappe che attraverseranno Argentina e&nbsp;Bolivia.  (Nella immmagine in evidenza: KTM Rally Factory Team 2016)      

L'obiettivo &egrave; vincere la quindicesima Dakar consecutiva. Dopo il ritiro di Marc Coma, Jordi Viladoms con le sue 10 partecipazioni &egrave; il &ldquo;veterano&rdquo; del gruppo

Dakar 2016: KTM scalda i motori 

A gennaio 2016 la pilota franco-italiana Camelia Liparoti prender&agrave; il via per l&rsquo;ottava volta consecutiva alla massacrante Dakar. Dal 2009 al 2015 ha percorso 62.157 km, un record assoluto, pari a un percorso lungo una volta e mezzo intorno alla Terra.  Camelia Liparoti detiene anche il record per la partecipazione con il quad alla Dakar, sei anni consecutivi dal 2010 e il 2015 compreso. Non solo: Camelia gareggia senza l'assistenza di un "portatore d'acqua".    La Dakar 2016 prender&agrave; il via il 2 gennaio. In tredici giorni saranno percorsi pi&ugrave; di 9.300 km. Si svolger&agrave; per buona parte in Argentina e per il rimanente percorso in Bolivia. Visto il taglio del Per&ugrave;, si prospetta una gara pi&ugrave; veloce, su terreni duri e con meno sabbia a e deserto. L'obiettivo di ASO per questa edizione sar&agrave; comunque quello di ritornare allo spirito iniziale della gara, pi&ugrave; avventurosa e meno tecnologica. Lo start vedr&agrave; partire uno dietro l&rsquo;altro i migliori classificati della tappa precedente indipendentemente dalla classe di appartenenza. Vuol dire che partiranno quindi le migliori dieci moto, dieci auto e cinque camion, intervallati da tre minuti, cos&igrave; da rendere possibile maggiori sorprese ed evitare i trenini che tolgono spettacolo alla gara. Per lo stesso motivo sar&agrave; portato da due a tre i minuti l'intervallo tra i concorrenti al via.  Camelia Liparoti partir&agrave; con il suo fedele numero di pettorale 259 con l&rsquo;obiettivo di salire pi&ugrave; in alto possibile nella classifica dei migliori piloti.  Fiammetta La Guidara  Ecco il percorso della Dakar Argentina Bolivia 2016 2/1 Podio di partenza, Buenos Aires-Rosario 3/1 Rosario-Villa Carlos Paz 4/1 Villa Carlos Paz-Termas Rio Hondo 5/1 Termas Rio Hondo-Jujuy 6/1 Jujuy-Jujuy 7/1 Jujuy-Uyuni 8/1 Uyuni-Uyuni 9/1 Uyuni-Salta 10/1 Giornata di riposo a Salta 11/1 Salta-Bel&eacute;n 12/1 Bel&eacute;n-Bel&eacute;n 13/1 Bel&eacute;n-La Rioja 14/1 La Rioja-San Juan 15/1 San Juan-Villa CarlosPaz 16/1 Villa Carlos Paz-Rosario 16/1 Podio junto al Monumento alla Bandera  &nbsp;

A gennaio 2016 la pilota franco-italiana prender&agrave; il via alla massacrante competizione per l'ottava volta.  Dal 2009 ha percorso 62.157 km: un record!

Camelia &egrave; pronta per una nuova Dakar

Camelia Liparoti ha portato a termine gi&agrave; 6 volte l'estenuante competizione in Sud America a bordo di un quad. E' stata ammessa d'ufficio all'edizione 2016

Camelia si prepara per la 7a Dakar

Riders: Maurizio Sanna, pilota della Dakar, Virginijus Visockis, presidente della Federazione Lituana, e Alessandro Sambuco, segretario generale FIM Europe

Off road in Sardegna

Franco Picco ha deciso: per festeggiare il suo 60&deg; compleanno si &egrave; iscritto alla Dakar 2016 che si svolger&agrave; al 3 al 16 gennaio toccando Peru, Bolivia ed Argentina: sar&agrave; alla guida di un quad.  La preparazione &egrave; gi&agrave; iniziata: il vicentino ha gi&agrave; preso parte in sella ad un quad all&rsquo;Italian Baja, prova mondiale Baja World Cup che si &egrave; svolta a fine giugno a Pordenone, mettendo a segno un secondo posto nella classe Q2. Ha utilizzato un Can-Am Renegade 800 affidatogli dal concessionario RF Moto, un mezzo simile a quello che guider&agrave; nella prossima Dakar.  &ldquo;Sono davvero soddisfatto di questo debutto&rdquo;, ha affermato Franco Picco. &ldquo;L&rsquo;esperienza mi &egrave; servita per verificare in modo approfondito la differente tecnica di guida tra quad e moto, e per testare le mie potenzialit&agrave; con questo mezzo che di fatto non avevo mai pilotato. Direi che il risultato &egrave; positivo, e questo mi stimola nel portare avanti il mio programma a pieno regime. Ho gi&agrave; in previsione la partecipazione ad altre gare prima della Dakar, proprio per prendere assoluta confidenza con il mezzo. Ci sono manubrio e sella, ma cambia radicalmente la modalit&agrave; di guida&rdquo;.  Ma come &egrave; venuta in mente a Franco Picco l'idea di correre con un quad?  &ldquo;Mentre ero in gara nelle passate edizioni mi &egrave; capitato spesso di osservare la gara dei quad, rilevando vantaggi e svantaggi rispetto alla moto. In questi primi test ho avuto modo di verificare che le mie intuizioni erano corrette: il quad ti obbliga a velocit&agrave; minore sui tratti pi&ugrave; sassosi, ma ti stanca meno se riesci a tenere il ritmo giusto; concede qualcosina in pi&ugrave; se commetti errori, e anche sulla sabbia pu&ograve; rappresentare un vantaggio se hai la perizia di non lasciarlo mai affondare &hellip; altrimenti ti troverai alle prese con la sua mole ed il suo peso! Di buono c&rsquo;&egrave; anche il fatto che puoi caricare qualche ricambio ed eventualmente una ruota di scorta".  Picco parteciper&agrave; alla Dakar 2016 con un Can-Am Renegade 800 4x4 del Team argentino Mazzucco, che gli fornir&agrave; l&rsquo;assistenza totale in gara. &#8232;Daniel Mazzucco, manager e pilota, ha vinto tre Dakar nella categoria quad.  &ldquo;Penso di poter fare una bella Dakar &ldquo;, ha concluso Picco, &ldquo;e punto ad un buon risultato: sarebbe un bel regalo per i miei sessant&rsquo;anni!&rdquo;  (Nella foto in evidenza: Picco alla Baia 2015 - foto Photosport)

 A 60 anni il pilota vicentino si &egrave; iscritto alla Dakar: sar&agrave; alla guida del quad Can-Am Renegade 800 

Franco Picco alla Dakar

Per festeggiare i suoi 60 anni Franco Picco ha deciso di farsi un bel regalo: parteciper&agrave; per la 30a volta alla Dakar. Resta un solo dubbio: su cosa correr&agrave;.  &ldquo;In questi giorni sto riflettendo in merito al mezzo che potrei utilizzare: sar&ograve; in sella e con un manubrio tra le mani", ha detto Franco Picco. &ldquo;Quindi &egrave; escluso che si potr&agrave; trattare di un'auto. Ovviamente potrebbe essere una moto, o forse un quad! Ultimamente ho ricevuto alcune proposte interessanti da un forte team ufficiale di quad, ed ho gi&agrave; effettuato alcuni test. Potrebbe essere una novit&agrave; stimolante. Correr&ograve; solo per gusto e per passione, ma penso che nella categoria quad potrei puntare a qualche buon risultato. Entro due o tre settimane prender&ograve; la decisione&rdquo;.  E&rsquo; questo un traguardo ambizioso che Picco si prepara ad aggiungere alla sua lunga carriera agonistica. &#8232;Debuttante quasi per caso alla Dakar 1985, rimase in testa per alcune tappe e termin&ograve; terzo a causa di una penalizzazione a tavolino. Ebbe inizio da quel podio la storia della sua galoppata nei deserti che ha fatto sognare gli appassionati italiani (e non solo) negli anni che hanno fatto la storia della corsa africana. &#8232;Quarto nel 1987, poi due volte secondo nel 1988 e 1989 sempre su Yamaha ufficiale, ha inoltre collezionato due vittorie al Rally dei Faraoni, su Yamaha nel 1986 e su Gilera nel 1992. &#8232;Ha vissuto trenta edizioni della maratona motoristica pi&ugrave; famosa del mondo alternandosi alla guida di moto ed auto; in alcuni casi &egrave; stato presente solo in veste di manager del suo team Franco Picco Racing. &#8232;L'ultima partecipazione in ordine di tempo in sella ad una moto &egrave; stata alla Dakar 2013, che per&ograve; non ha concluso a causa di problemi tecnici. &#8232;Il miglior risultato recente &egrave; stato quello della edizione 2011, chiusa al ventitreesimo posto assoluto. Quarantacinquesimo posto assoluto, invece, e terzo della classe marathon &egrave; il risultato della Dakar 2012, portata a termine malgrado una brutta caduta circa a met&agrave; gara che gli ha procurato piccole fratture ad una costola e ad un piede.   &ldquo;Sar&ograve; in gara con la passione di sempre&rdquo; dice Franco Picco, &ldquo;come la prima volta in quel lontano 1985. A quel tempo correvo il mondiale motocross come pilota ufficiale Yamaha Belgarda e, poich&eacute; dovevo fare allenamento sulla sabbia, mi proposero di partecipare alla Parigi Dakar. &#8232;Dopo quella gara dal risultato inatteso alla Yamaha decisero di ribaltare completamente i miei programmi: motocross come allenamento e Dakar ed altri rally come attivit&agrave; principale. &#8232;E&rsquo; l'inizio della storia!&rdquo;  Fiammetta La Guidara      &nbsp;  &nbsp;

Per festeggiare i suoi 60 anni Franco Picco parteciper&agrave; per la trentesima volta alla competizione pi&ugrave; dura del mondo

Franco Picco torna alla Dakar 

L'Africa Twin &egrave; tornata per cercare ancora una volta il suo posto nel cuore dei motociclisti. Una moto amata, voluta ma soprattutto usata perch&eacute; &egrave; il suo spirito da avventuriera che ha fatto sempre la differenza. In principio era Dakar, quella vera: spazi infiniti, sabbia, paesi raccontati ed emozioni. E poi &egrave; diventata una di "noi", accompagnando centinaia di motoviaggiatori nelle loro piccole o grandi esplorazioni. Africa Twin, un nome evocativo e leggendario.  La prima versione in commercio del bicilindrico di Honda risale al 1988; dopo ben quattro vittorie consecutive alla Paris-Dakar infiamm&ograve;&nbsp;gli animi di molti attirati da quelle gloriose gesta desertiche. La XRV650 Africa Twin era robusta e poteva andare ovunque. Aveva uno spirito enduro e da viaggiatrice ed era allo stesso tempo maneggevole e alla portata di tutti, il suo successo non avrebbe potuto essere diverso.  Una saga lunga 15&nbsp;anni (la produzione termina definitivamente nel 2003), che vide differenti aggiornate e modificate di volta in volta a seconda delle esigenze.    E dopo un lungo, lunghissimo stop rieccola finalmente. Arriva la CRF1000L Africa Twin. Era da un po' che doveva arrivare, ma sembrava non essere mai il momento. Honda aveva stuzzicato gli appetiti con vaghe dichiarazioni, il ritorno alla Dakar,&nbsp;poi ad EICMA con il prototipo True Adventure e tanta pubblicit&agrave; e mistero attorno. Un po' di suspense per creare il giusto clima all'arrivo della nuova crossover che rivisita il "vecchi" mito.  La CRF1000L mantiene un carattere spiccatamente offroad e aggiunge tutta l'esperienza e la tecnologia sviluppata negli ultimi anni. Un motore da circa 1.000 cm3 messo a punto per l'uso in fuoristrada e la possibilit&agrave; di equipaggiarla con il cambio sequenziale a doppia frizione Honda DCT (Dual Clutch Transmission).  Per averla bisogner&agrave; aspettare la fine del 2015. Ecco le prime due immagini ufficiali... e una dal passato.  Giulia Cassinelli  [gallery ids="21953,21952,21954"]  

Ecco le prime immagini della leggendaria maxi-enduro. La CRF1000L Africa Twin sta finalmente arrivando

Honda Africa Twin - Il ritorno

A causa delle calamit&agrave; naturali che hanno colpito il nord del Paese, il governo cileno e la direzione della Dakar hanno riconosciuto le difficolt&agrave; di organizzare l&rsquo;edizione 2016 del rally in Cile.  Le squadre sono gi&agrave; al lavoro per un ritorno della manifestazione in gennaio 2017.  &Egrave; la prima volta dal 2009 (ossia quando il rally ha lasciato l&rsquo;Africa per il Sudamerica) che il Cile non ospiter&agrave; la Dakar.  Il Cile ha occupato un posto centrale nelle tappe che sono state progettate. Il deserto di Atacama, con passi regolari a Copiapo, Iquique e Antofagasta, cos&igrave; come le citt&agrave; di Valparaiso e Santiago, che, rispettivamente, hanno accolto l'arrivo nel 2013 e nel 2014, sono ormai parte del paesaggio del rally.  Al di l&agrave; delle manifestazioni sportive su questi territori, questi sette anni di stretta collaborazione hanno creato legami tra le autorit&agrave; cilene e le squadre di organizzazione della Dakar. Offrendo un'avventura fuori dallo standard e uno spettacolo unico per la televisione che trasmette in 190 paesi.  Etienne Lavigne, direttore della Dakar, ha spiegato: "Abbiamo seguito con attenzione l'evoluzione della situazione in Cile e spero che, nonostante questi disastri, la regione del deserto di Atacama e le citt&agrave; che sono state colpite riescano a ritrovare il loro vigore&rdquo;.   Natalia Riffo, Ministro dello Sport cileno, ha detto che &ldquo;il Paese deve adattarsi alla realt&agrave; in cui vivono oggi i nostri compatrioti del Nord. La principale preoccupazione del governo &egrave; quella di aiutare la regione a recuperare. Poi studieremo il problema della Dakar nel 2017".  Intanto a Parigi, gli organizzatori della Dakar hanno presentato il profilo del percorso per l'edizione 2016, che si terr&agrave; in Sud America senza il Cile, duramente colpito dalle tragiche inondazioni: il nuovo itinerario sar&agrave; da Lima in Per&ugrave; a Rosario in Argentina attraverso le alte pianure della Bolivia dove piloti e autisti potranno sperimentare una Dakar di contrasti.  (Nella foto in evidenza: il&nbsp; nuovo itinerario della Dakar 2016)   Fiammetta La Guidara 

A causa delle calamit&agrave; naturali che hanno colpito il nord del Paese l&rsquo;edizione 2016 del rally salta il Cile. Gi&agrave; pronto il nuovo itinerar

La Dakar salta il Cile 

Ecco il terzo episodio della serie finalmente in italiano: il focus &egrave; il ritorno ufficiale di Honda durante l'ultima Dakar

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Alessandro Botturi, l'intervista "umana"