        L&rsquo;appuntamento per quest&rsquo;anno con l&rsquo;International Six Days Enduro, la competizione motociclistica pi&ugrave; antica al mondo, &egrave; fissato dal 6 all&rsquo;11 novembre 2023. Dove? A San Juan, in Argentina. E non poteva mancare la firma KTM, per questa edizione ha realizzato la gamma SIX DAYS 2024, sulla base della nuova gamma KTM EXC 2024. Le caratteristiche  Le moto da competizione si distinguono dalle moto di serie per il telaio verniciato a polvere in arancione brillante, le plastiche bianche con grafiche bianche e azzurre&nbsp;sulle quali c&rsquo;&egrave;&nbsp;la scritta &ldquo;6DAYS ARGENTINA&rdquo;, oltre a una serie di accessori originali KTM PowerParts sviluppati appositamente per affrontare una gara dura come questa. Tra le caratteristiche della gamma SIX DAYS 2024 troviamo poi la sella blu&nbsp;con maggior grip, il manubrio con piega specifica, il silenziatore verniciato in antracite con logo e sempre con logo anche i cerchi ad alta resistenza Giant. E ancora piastre forcella fresate CNC in arancione anodizzato, leva del perno della ruota anteriore arancione anodizzato, disco freno anteriore semi flottante e disco freno posteriore pieno. Le moto da competizione sono dotate anche del cavo di sicurezza del pedale del freno e della corona Supersprox Stealth arancione, del guidacatena arancione e del paramotore realizzato in materiale composito. Si aggiungo alla lista, infine, il selettore di mappe, la ventola del radiatore e gli pneumatici Metzeler 6 Days Extreme. La gamma EXC SIX DAYS 2024 &egrave; disponibile in sei versioni (sia 2 tempi che 4 tempi) da giugno 2023. I prezzi vanno da 12.350 a 13.690 euro. KTM TORNA AD EICMA 2023: "UN SEGNALE IMPORTANTE"       

La nuova gamma sar&agrave; protagonist all&rsquo;International Six Days Enduro, dal 6 all&rsquo;11 novembre 2023

KTM EXC: con la Speciale Six Days 2024 in gara in Argentina

        Mentre viene beccata in strada con la nuova (e attesa) X-Cape 1200, Moto Morini &egrave; pronta al debutto nel mercato argentino, e lo far&agrave; con due modelli: la X-Cape e la Seiemmezzo. L&rsquo;annuncio &egrave; stato dato alla presenza dell'ambasciatore d'Italia a Buenos Aires, Fabrizio Lucentini, nella nuova fabbrica di 35 mila metri quadrati che il gruppo argentino Simpa ha inaugurato quest'anno nella localit&agrave; di Pilar, nella provincia di Buenos Aires.  Vendite da gennaio 2023 Proprio in questo stabilimento, verranno assemblati i due modelli del Marchio di Trivolzio. &ldquo;Siamo estremamente soddisfatti e orgogliosi di poter aggiungere un marchio di prestigio al portafogli del nostro gruppo&rdquo;, ha dichiarato il direttore del Gruppo Simpa, Martin Schwartz. &ldquo;Ci siamo sforzati molto per avere la possibilit&agrave; di operare e distribuire Moto Morini in Argentina e siamo sicuri che il pubblico apprezzer&agrave; queste motociclette rinomate per le loro qualit&agrave;, affidabilit&agrave; e prestazioni&rdquo;, ha aggiunto. La Seiemmezzo verr&agrave; distribuita nelle due versioni STR e SCR (rispettivamente da strada e fuoristrada), mentre la enduro sia nella versione base X-Cape che in quella pluriaccessoriata X-Cape X. La vendita inizier&agrave; gi&agrave; a gennaio 2023 attraverso una rete di sei concessionari in tutta l&rsquo;Argentina. MERCATO MOTO: A NOVEMBRE SI VOLA, SOPRATTUTTO CON GLI SCOOTER!       

Due dei modelli di punta del Marchio di Trivolzio verranno assemblati e in una nuova fabbrica del Gruppo Simpa e distribuiti da inizio 2023

Moto Morini debutta in Argentina con X-Cape e Seiemmezzo

Da Vancouver alla fine del mondo, letteralmente. Il lungo, lunghissimo viaggio di Ron Berard, canadese, &egrave; durato quasi quattro anni e sta per concludersi. Ad accompagnarlo in un&rsquo;avventura mitica, doveva esserci un Ural, il Marchio russo (oggi americano) specializzato in sidecar, ma nella vita le sorprese non finiscono mai: a solcare la strada del continente a stelle e strisce c&rsquo;&egrave; oggi una Honda Africa Twin.    L&rsquo;AMERICA SU AFRICA TWIN  Arrivare alla &ldquo;fine del mondo&rdquo; &egrave; l&rsquo;obiettivo di tanti viaggiatori; la meta di Ushuaia, estremo sud dell&rsquo;Argentina, &egrave; infatti una delle pi&ugrave; ambite dai centauri di tutto il pianeta. Per&ograve; Berard non si &egrave; accontentato, spingendosi addirittura oltre. L&rsquo;avventura era stata programmata a bordo dell&rsquo;Ural, una moto apparentemente affidabile e facile da riparare, in caso di imprevisti. I guai sono iniziati per&ograve; subito, con la rottura di un bullone della trasmissione dopo appena tre chilometri; risolto il problema, nella celebre Death Valley californiana il sidecar si &egrave; bloccato in retromarcia arrendendosi: Ron ha letteralmente visto la sua moto finire nella pressa della rottamazione. Da l&igrave; in poi la scelta di Africa Twin, e addio ai problemi tecnici.  ANDATA, QUINDI RITORNO  Dopo la traversata del Nord, del Centro e del Sud America, Berard &egrave; arrivato a Ushuaia e si &egrave; accorto che poteva spingersi oltre, fino a Estancia Moat, 85 km pi&ugrave; a sud, percorrendo una strada di ghiaia. Il programma originario era di tornare a casa in volo da Buenos Aires, ma perch&eacute; non farsi anche il ritorno su due ruote? E cos&igrave; &egrave; stato. Nei tre anni abbondanti passati fuori da casa, il 55enne ha ricevuto varie visite dalla moglie, che lo ha raggiunto in aereo in alcune tappe del viaggio. Ora la sua Odissea sta per concludersi e la sua Penelope sta per riabbracciarlo.  DOCUMENTI DI VIAGGIO  Berard ha filmato e documentato i tanti momenti significativi della sua esperienza, con lo scopo di produrre un documentario che faccia sognare gli amanti del viaggio &ldquo;on the road&rdquo;. Un mito che da Jack Kerouac in poi non ha mai smesso di brillare.  Honda Adventure Roads, posticipato il viaggio in Islanda 

Protagonista Ron Berard, 55enne di Vancouver: partito nel 2017, ha attraversato le Americhe spingendosi fino a Estancia Moat, prima con un sidecar Ural e poi con la enduro

Fino alla fine del mondo: l&#39;incredibile viaggio su Honda Africa Twin

Il 55enne di Vancouver è partito dal Canada spingendosi fino all'estrema punta dell'Argentina, oltre Ushuaia. L'avventura è iniziata con un Ural, proseguita poi con Honda dopo i guasti al sidecar: dal 2017, ora il centauro sta per tornare a casa

Il viaggio di Ron Berard su Africa Twin fino alla fine del mondo FOTO

        La MotoGP vola in Sud America per il GP Argentina che si disputa dal 6 all&rsquo;8 aprile all&rsquo;Aut&oacute;dromo de Termas de Rio Hondo. IL CIRCUITO - Situato nella provincia di Santiago del Estero, nell&rsquo;Argentina settentrionale, il circuito &egrave; stato disegnato dall&rsquo;italiano Jarno Zaffelli. Ogni anno l&rsquo;Aut&oacute;dromo de Termas de Rio Hondo ospita decine di competizioni per le auto e cos&igrave; quando le MotoGP sbarcano in Argentina potrebbero trovarsi di fronte ad una pista molto &ldquo;sporca&rdquo;: nella prima sessione di libere del 2016 la sabbia presente in grande quantit&agrave; sull&rsquo;asfalto ha prodotto tempi sul giro nell&rsquo;ordine dell&rsquo;1&rsquo;43&rsquo;&rsquo;-1&rsquo;44&rsquo;&rsquo;, valore abbassato di oltre 3 secondi in poco meno di 24 ore e di un ulteriore secondo nella Q2. L'IMPEGNO DEI FRENI - Secondo i tecnici Brembo, l&rsquo;Aut&oacute;dromo de Termas de Rio Hondo rientra nella categoria dei circuiti mediamente impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 5 si &egrave; meritato un indice di difficolt&agrave; di 3, identico a quelli ottenuti da altre 8 piste, inclusa quella di Losail che ha ospitato la gara inaugurale della stagione. Alle 14 curve della pista corrispondono 8 punti di frenata, di cui 3 nel T4 che malgrado questi rallentamenti &egrave; l&rsquo;intertempo pi&ugrave; veloce dei quattro in cui &egrave; suddivisa la pista. Solo Phillip Island con 6 frenate al giro e Spielberg e Sachsenring con 7 presentano un minor numero di frenate di Termas de Rio Hondo. Ogni giro i piloti utilizzano i freni per circa 30 secondi, valore eguagliato da Barcellona e Misano. Il totale per l&rsquo;intero GP Argentina &egrave; di 12 minuti e mezzo, pari al 30 per cento della durata complessiva della gara. La media sul giro delle decelerazioni massime &egrave; di 1,11 g ma questo valore sarebbe pi&ugrave; alto senza la &ldquo;toccatina&rdquo; ai freni della curva 11 (da 194 km/h a 160 km/h) che con 0,6 g abbassa la media. Sommando tutte le forze esercitate da un pilota sulla leva del freno Brembo dalla partenza alla bandiera a scacchi il valore sfiora i 9 quintali: solo a Phillip Island l&rsquo;impegno fisico richiesto ai piloti &egrave; minore. Lo sforzo del GP Argentina per i piloti MotoGP, alle prese con dischi in carbonio Brembo con diametro di 320mm o 340mm, &egrave; superiore a quello generalmente richiesto ai piloti Superbike (dischi in acciaio): 6 quintali al Round1 in Australia, 7,7 quintali nel Round 2 in Tailandia e 8,2 quintali nel Round3 ad Aragon.  LE FRENATE PIU' IMPEGNATIVE - Delle 8 frenate dell&rsquo;Aut&oacute;dromo de Termas de Rio Hondo solo una &egrave; considerata altamente impegnativa per i freni mentre 4 sono di media difficolt&agrave; e 3 sono light. La curva 5 &egrave; la pi&ugrave; difficile da affrontare perch&eacute; &egrave; preceduta da un rettilineo di 1.076 metri che permette alle MotoGP di raggiungere i 324 km/h: il tornantino obbliga i piloti a scendere a 78 km/h facendo ricorso ai freni per 6,1 secondi con un carico sulla leva della pompa freno Brembo di 6,3 kg. In quell&rsquo;istante la pressione del fluido freno Brembo HTC 64T raggiunge i 10,9 bar, cio&egrave; due volte e mezza la pressione di una lattina di Coca Cola. Durante la frenata le moto percorrono 316 metri, ossia oltre 5 volte la distanza coperta in dribbling da Diego Maradona ai Mondiali del 1986 per realizzare Il Gol del secolo. Tra le curve di media difficolt&agrave; merita una citazione la prima dopo il traguardo per i 240 metri di spazio di frenata: le MotoGP frenano da 271 km/h a 106 km/h ma la decelerazione &egrave; solo di 1,2 g, a fronte degli 1,5 g della curva 5. D&rsquo;altra parte 1,2 g sono un valore molto pi&ugrave; alto degli 0,9 g ottenuti in frenata da molte supercar stradali. PRESTAZIONI BREMBO - L&rsquo;ultima volta che una moto della 500-MotoGP senza freni Brembo ha vinto il GP Argentina era il 1982. Nel 1987, a Buenos Aires, trionf&ograve; Eddie Lawson con la Yamaha del Team Agostini che dall&rsquo;anno prima si era affidata ai freni Brembo. Negli anni Novanta, il GP Argentina &egrave; stato vinto 3 volte dalla Honda di Mick Doohan, che utilizzava la pompa a pollice concepita e realizzata dagli ingegneri Brembo dopo il suo incidente al GP Olanda 1992. Anche le quattro edizioni del GP Argentina disputate a Termas de Rio Hondo sono state dominate da MotoGP con freni Brembo: 2 successi per Marc Marquez, 1 per Valentino Rossi e Maverick Vi&ntilde;ales. &nbsp;       

La curva 5 &egrave; la pi&ugrave; difficile da affrontare perch&eacute; &egrave; preceduta da un rettilineo di 1.076 metri che permette alle MotoGP di raggiungere i 324 km/h: il tornantino obbliga i piloti a scendere a 78 km/h

MotoGP Argentina: Brembo la vede così

MotoGP 2015: GP Argentina (gallery)

A causa delle calamit&agrave; naturali che hanno colpito il nord del Paese, il governo cileno e la direzione della Dakar hanno riconosciuto le difficolt&agrave; di organizzare l&rsquo;edizione 2016 del rally in Cile.  Le squadre sono gi&agrave; al lavoro per un ritorno della manifestazione in gennaio 2017.  &Egrave; la prima volta dal 2009 (ossia quando il rally ha lasciato l&rsquo;Africa per il Sudamerica) che il Cile non ospiter&agrave; la Dakar.  Il Cile ha occupato un posto centrale nelle tappe che sono state progettate. Il deserto di Atacama, con passi regolari a Copiapo, Iquique e Antofagasta, cos&igrave; come le citt&agrave; di Valparaiso e Santiago, che, rispettivamente, hanno accolto l'arrivo nel 2013 e nel 2014, sono ormai parte del paesaggio del rally.  Al di l&agrave; delle manifestazioni sportive su questi territori, questi sette anni di stretta collaborazione hanno creato legami tra le autorit&agrave; cilene e le squadre di organizzazione della Dakar. Offrendo un'avventura fuori dallo standard e uno spettacolo unico per la televisione che trasmette in 190 paesi.  Etienne Lavigne, direttore della Dakar, ha spiegato: "Abbiamo seguito con attenzione l'evoluzione della situazione in Cile e spero che, nonostante questi disastri, la regione del deserto di Atacama e le citt&agrave; che sono state colpite riescano a ritrovare il loro vigore&rdquo;.   Natalia Riffo, Ministro dello Sport cileno, ha detto che &ldquo;il Paese deve adattarsi alla realt&agrave; in cui vivono oggi i nostri compatrioti del Nord. La principale preoccupazione del governo &egrave; quella di aiutare la regione a recuperare. Poi studieremo il problema della Dakar nel 2017".  Intanto a Parigi, gli organizzatori della Dakar hanno presentato il profilo del percorso per l'edizione 2016, che si terr&agrave; in Sud America senza il Cile, duramente colpito dalle tragiche inondazioni: il nuovo itinerario sar&agrave; da Lima in Per&ugrave; a Rosario in Argentina attraverso le alte pianure della Bolivia dove piloti e autisti potranno sperimentare una Dakar di contrasti.  (Nella foto in evidenza: il&nbsp; nuovo itinerario della Dakar 2016)   Fiammetta La Guidara 

A causa delle calamit&agrave; naturali che hanno colpito il nord del Paese l&rsquo;edizione 2016 del rally salta il Cile. Gi&agrave; pronto il nuovo itinerar

La Dakar salta il Cile 

Il terzo episodio della serie True Adventure torna a parlare di Dakar: stavolta il focus &egrave; il ritorno ufficiale di Honda e tutti i protagonisti dell'ultimo rally sudamericano 

Honda True Adventure: The Return To Dakar

A pochi giorni dalla fine della Dakar ecco un bel video che ci mostra l'impegno del team ufficiale Honda tra gli splendidi tracciati sudamericani

Dakar 2015: Team HRC

Niente di grave, per fortuna, per il pilota italiano. Ma la delusione &egrave; tanta. Anche perch&eacute; gi&agrave; lo scorso anno la sua Dakar era finita prima del tempo, alla seconda tappa infatti un'avaria aveva fermato la gara&nbsp;dello sfortunato italiano.  Ancora un&nbsp;"banale" guasto meccanico interrompe l'avventura del fortissimo Alessandro Botturi. Undicesimo nella classifica generale, era il primo degli italiani&nbsp;in gara oltre che il migliore delle Yamaha.  La fine dei giochi: durante la seconda parte della tappa Marathon (l'ottava del rally) ecco che il bresciano deve fare i conti con un brutto imprevisto, la rottura del motore della sua Yamaha. Non c'&egrave; pi&ugrave; nulla da fare per quest'anno, e il sogno si infrange con il ritiro del "Bottu".  Problemi anche per il compagno di squadra Michael Medge.  Una tappa estenuante, davvero "dakariana": 805 km (Uyuni-Iquique) tra lande desolate, freddo e pioggia. Due giorni intensissimi&nbsp;e una notte passata senza il sostegno dei team, stanno mettendo&nbsp;a dura&nbsp;prova tutti i partecipanti.  &nbsp;  Giulia Cassinelli      

Due giorni durissimi quelli della tappa Marathon: motore rotto per il pi&ugrave; forte degli italiani, Alessandro Botturi 

Dakar: Botturi &egrave; fuori!

Come tutti sapranno siamo ormai alle porte della Dakar.  L'emozionante rally&nbsp;ideato dal pilota Thierry Sabine (che si era perso nel deserto durante un altro raid, la Abidjan-Nizza) ha inizio nel lontano 1979 e da allora non ha "quasi" mai smesso di tenere viva l'attenzione del pubblico&nbsp;di tutto il mondo. Prima si correva nei territori africani, oggi, a causa dell'instabilit&agrave; politico-sociale della zona,&nbsp;&nbsp;la cornice &egrave; cambiata:&nbsp;teatro delle "eroiche" gesta sono gli immensi spazi sudamericani&nbsp;. Il succo per&ograve; &egrave; sempre lo stesso: avventura, adrenalina e competizione.  Oltre ai piloti, alle incredibili e a volte terribili vicende accadute e ai suggestivi e remoti paesaggi esplorati, sono state le moto le grandi protagoniste. Mezzi potenti e performanti che dovevano e devono affrontare migliaia di chilometri in condizioni estreme e percorsi tremendamente impegnativi. Obbiettivo&nbsp;ultimo la vittoria, certo ma anche solamente arrivare era ed &egrave; ancora&nbsp;un arduo&nbsp;traguardo.  Alcune di queste moto hanno segnato profondamente&nbsp;la storia della Dakar&nbsp;e l'immaginario collettivo dando vita a versioni commerciali di&nbsp;grandissimo successo.  Ecco quelle che secondo noi hanno maggiormente colpito nel segno (1979-2002).  Yamaha XT 500: ebbe un successo straordinario durante le prime edizioni del rally in configurazione praticamente standard (a parte serbatoi maggiorati e portapacchi). Vinse moltissimo: anche &nbsp;Cyril Neveau la port&ograve; sul gradino pi&ugrave; alto del podio nel '79 e nel 1980.  BMW R 100 GS: l'arrivo della bicilindrica tedesca segn&ograve; la fine dell'egemonia della Casa dei tre diapason. Vinse nel 1983 con Auriol e nel 1984 e '85 con Gaston Rahier.  Honda NXR 750: il grandissimo successo della Africa Twin inizia con questa&nbsp;bicilindrica da competizione arriv&ograve;&nbsp;sui due gradini pi&ugrave; alti del podio (nel 1986) con Cyril Neveu e Gilles Lalay. Fu solo la prima di quattro vittorie consecutive per l'amatissima Honda.  Suzuki DR-Z 800: fu portata in gara anche dal fortissimo Rahier nella Paris-Dakar del 1988 ma non riusc&igrave; ad andare oltre la 9&deg; posizione assoluta. L'enorme monocilindrico giapponese ebbe per&ograve; un grande successo commerciale proprio per le sue incredibili prestazioni e "misure" (la DR Big venne prodotta fino al 1997 senza particolari modifiche).  Gilera RC 600: la Casa di Arcore con questa moto torna ad essere grande nelle competizioni.&nbsp;La versione ufficiale ottenne&nbsp;numerose vittorie di tappa e vinse nelle categorie Silhouette e Marathon. Dalla versione da 600 cm3 nascer&agrave; il prototipo RC 750 R.  Cagiva Elefant: motore derivato dalla Ducati 900SS, livrea Lucky Explorer e piloti italiani: Orioli e De Petri. Il 1990 &egrave; l'anno della svolta per la Casa italiana. La Elefant, avvantaggiata anche dall'assenza&nbsp;di&nbsp;Honda in forma ufficiale, riusc&igrave;&nbsp;a guadagnare gli allori africani.  Yamaha YZE 750-850 T: nel 1991 Yamaha decise di dare una svolta introducendo&nbsp;il bicilindrico con la&nbsp;sua Super T&eacute;ner&eacute; da competizione. Fu la scelta giusta: la YZE si rivel&ograve; regina della competizione guidata da&nbsp;St&eacute;phane Peterhansel nel '91 e per i due anni successivi.  BMW F 650&nbsp;RR: la monocilindrica tedesca, accreditata di 75 cavalli ed allestita assieme a Touratech, venne portata al successo da Richard Sainct per due edizioni consecutive: 1999 e 2000.  KTM 950: dopo l'entusiasmante debutto al Rally dei Faraoni nel 2001, la bicilindrica austriaca viene portata al trionfo dal fortissimo pilota italiano Fabrizio Meoni che ne cur&ograve; anche lo sviluppo. Lo sfortunato pilota fiorentino mor&igrave;&nbsp;pochi anni dopo, nel 2005, durante quello che avrebbe dovuto essere il suo ultimo raid per complicazioni dovute ad una terribile caduta.  Nella gallery potete ammirare queste&nbsp;moto e le loro evoluzioni&nbsp;in allestimento Dakar.  &nbsp;  Giulia Cassinelli    &nbsp;  &nbsp;  &nbsp;

Regine del deserto e del pubblico: hanno vinto, emozionato e fatto sognare

Le Regine della Dakar

Natale 2013: giusto un anno fa iniziava l'avventura di Giorgio Serafino e Giuliana Foresi.  &nbsp;  Il fascino di una piccola Vespa che macinando chilometri su chilometri riesce a girare&nbsp;il mondo non &egrave; certamente nuovo ma sempre emozionante.  Giorgio e Giuliana grazie ad alcuni amici e sponsor ci sono riusciti e hanno condotto la loro 50 Special con la sua mitica livrea da "Generale Lee" in vari viaggi, raccontati anche dalla nostra rivista.  L'ultima avventura di cui parliamo &egrave; quella attraverso Cile e Argentina: 8.870&nbsp;chilometri di paesaggi mozzafiato, incontri inaspettati, gioia, fatica e a volte magari rabbia ma sempre nella testa e nel cuore la voglia di andare avanti, esplorare e vivere.  Sul numero di InMoto&nbsp;attualmente in edicola, potrete gustarvi le gesta e le peripezie dei due impavidi viaggiatori nella&nbsp;bellissima cornice dell'estremo sud del continente americano:&nbsp;l'articolo &egrave; scritto dallo stesso Giorgio Serafino e si intitola "Un Tango nell'infinito".  &nbsp;  Ecco intanto un video sulla preparazione del "Generale" in previsione del lungo cammino che avr&agrave; da percorrere   &nbsp;  Giulia Cassinelli    &nbsp;  [gallery ids="15550,15548,15547"]  &nbsp;  &nbsp;

Il viaggio del Generale in Sud America: questa volta Giorgio e Giuliana si sono spinti fino ai confini del mondo

Il "Generale": rotolando verso Sud

Con l'inizio del nuovo anno l'appuntamento con la Dakar &egrave; d'obbligo.  Anche Yamaha la pensa evidentemente cos&igrave; e si sta prodigando negli ultimi preparativi per affrontare il famoso rally sudamericano.  Al fianco dei due piloti Olivier Pain e Michael Metge, Yamaha schierer&agrave; il fortissimo rallista bresciano Alessandro Botturi che guider&agrave; la nuova WR 450F Rally.  L'obbiettivo &egrave; puntare alle prime posizioni, queste le parole del "Bottu": "...E'&nbsp;un&rsquo;opportunit&agrave; che ho aspettato a lungo. La squadra &egrave; come una grande famiglia e far&ograve; tutto quello che serve per esprimermi al massimo. Il team ha vinto molte gare, ne ho parlato con Peterhansel mentre eravamo impegnati nel Mondiale Enduro. Senza dubbio il mio obiettivo &egrave; quello di vincere, ma mi prender&ograve; il tempo necessario. Molti grandi campioni italiani hanno corso per Yamaha, e continuarne la tradizione &egrave; un sogno realizzato&rdquo;. La cooperazione tra Botturi la Filiale italiana della Casa dei tre diapason non si limiter&agrave; alla sola avventura dakariana. Gli accordi prevedono la partecipazione del pilota&nbsp;anche al Campionato Italiano Motorally 2015: per l'occasione, tra l'altro, il campione si avvarr&agrave; dell'esperienza di Massimo Migliorati per sviluppo e messa a punto della moto.  &nbsp;  Giulia Cassinelli  [gallery ids="15299,15303,15301,15290,15291,15292,15289,15300,15304"]

Il campione bresciano Alessandro Botturi inizia alla Dakar la sua stagione 2015 con Yamaha

Botturi e Yamaha alla Dakar 2015

Ci siamo quasi, sta per iniziare l'emozionante appuntamento annuale con la Dakar 2015: l'impegnativo&nbsp;Rally partir&agrave; il 4 Gennaio 2015 e si sposter&agrave;&nbsp;poi per oltre 9.000 faticosissimi chilometri attraverso&nbsp;Cile, Bolivia e ancora Argentina.  Noi ci saremo, spaparanzati sul divano sani e salvi.  KTM&nbsp;anche ci sar&agrave; ma, come ogni anno, sar&agrave; li con i suoi piloti, nel vivo dell'azione.  Dopo i successi dello scorso anno, quando Marc Coma e Jordi Viladoms si aggiudicarono le prime due posizioni, &nbsp;il KTM Redbull Factory Team si ripresenta con ancora pi&ugrave; esperienza e voglia di risultati. Insieme ai due campioni&nbsp;spagnoli Marc Coma e Jordi Viladoms anche il portoghese Ruben Faria e il britannico Sam Sunderland, tutti alla guida delle loro KTM 450 Rally.  Il team&nbsp;sembra molto promettente ed &egrave; d'accordo anche&nbsp;Alex Doringer (KTM Rally Team Manager) che commenta: -"Abbiamo una squadra forte e dopo un anno di lavoro&nbsp;sulla moto, abbiamo ancora maggior fiducia nella&nbsp;buona riuscita in questo rally. Di sicuro &egrave; una delle garepi&ugrave; difficili al mondo e tutto pu&ograve; succedere, ma siamo&nbsp;pronti..."-.  Allora non ci resta che aspettare la fine delle feste per emozionarci ancora un po' e seguire le gesta di questi moderni "eroi".  &nbsp;  [gallery ids="14350,14351,14352,14353,14354,14355"]  Giulia Cassinelli  &nbsp;

Il KTM Redbull Factory Team &egrave; pronto per battersi al mitico Rally che partir&agrave; a Gennaio da Buenos Aires

Dakar 2015: il team KTM &egrave; pronto al via

Il Gran Premio d&rsquo;Argentina sar&agrave; trasmesso in diretta dal canale MotoGP di Sky a partire dalla tradizionale conferenza stampa del gioved&igrave;.  Questi gli orari del Gran Premio d&rsquo;Argentina su Sky:   Gioved&igrave; 24 aprile  Conferenza stampa dei piloti alle 21.55  Venerd&igrave; 25 aprile 14.00: prove libere Moto3 14.55: prove libere MotoGP 15.55: prove libere Moto2 18.10: prove libere 2 Moto3 19.05: prove libere 2 MotoGP 20.05: prove libere 2 Moto2  Sabato 26 aprile 14.00: prove libere 3 Moto3 14.55: prove libere 3 MotoGP 15.55: prove libere 3 Moto2 17.35: qualifiche Moto3 18.30: prove libere 4 MotoGP (in replica alle 23) 19.00: qualifiche MotoGP (in replica alle 21.05 e alle 23.30) 20.05: qualifiche Moto 2 22.00: conferenza stampa  Domenica 27 aprile 13.40: warm up Moto 3, Moto 2 e MotoGP 16.00: gara Moto3 17.20: gara Moto2 19.00: gara MotoGP (in replica alle 21 e alle 22.45)

Il Gran Premio d&rsquo;Argentina sar&agrave; trasmesso in diretta dal canale MotoGP di Sky a partire dalla tradizionale conferenza stampa del gioved&igrave; 

Motomondiale: il GP d'Argentina in TV

Roberto Parodi, giornalista, autore di libri sul motociclismo, e conduttore tv, &egrave; partito per un altro avventuroso viaggio in moto: insieme all'amico Andrea Maestri, &egrave; volato a Santiago del Cile per attraversare cinquemila chilometri di deserti, passi montani e altopiani del Sud America. Un terzo del percorso sar&agrave; in fuoristrada.  Parodi, 50 anni sposato con tre figli, e il&nbsp;&nbsp; suo compagno di viaggio affrontaranno il viaggio in solitaria e senza&nbsp;e senza alcun mezzo d'appoggio. I due riders, con due moto italiane, ripercorreranno anche molti tratti dell'ultima&nbsp; Dakar. Partiranno infatti da Santiago del Cile e attraverseranno gli altopiani della Calingasta, sotto l'Aconcagua, il monte pi&ugrave; alto della Cordigliera delle Ande. Poi, in Argentina, sulla leggendaria Ruta 40, che percorre quasi tutto il Sud America da sud a nord, saliranno verso Salta e, proseguendo verso Nord, attraverseranno i deserti salati e i passi montani pi&ugrave; impervi.  Rientrati in Cile, affronteranno gli spettacolari scenari del deserto dell'Atacama, per poi ridiscendere verso Sud, in direzione di Valparaiso e Santiago dove si concluder&agrave; la loro avventura.  Le riprese del viaggio, realizzate in autonomia dai due motociclisti, saranno trasmesse durante le dieci puntate del programma Born To Ride, del quale Roberto Parodi &egrave; conduttore, in onda su Italia 2 da maggio 2014 e sul blog mediaset www.borntoride.mediaset.it.  Si potr&agrave; seguire e commentare la spedizione anche sul profilo Twitter di Uvet (@uvetgroup) tramite l&rsquo;hashtag #panamericana. Uvet, polo distributivo del turismo, &egrave; infatti partner dell'impresa, insieme alla compagnia aerea Latam Airlines.  

Il giornalista e conduttore TV &egrave; pronto per partire per Santiago del Cile: ripercorrendo gran parte del percorso della Dakar, insieme ad un amico e senza mezzi d'appoggio, attraverser&agrave; il Sud America in un viaggio di 5.000 km

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