        Probabilmente EICMA 2023 ha dato la definitiva benedizione alla rinascita delle moto sportive. Fra gli stand milanesi abbiamo visto numerose carenate e tanta gente ronzargli attorno, attratti dai colori e dall'impostazione aggressiva di carenature e semimanubri. Ci sono voluti due decenni per assistere di nuovo a queste scene e i tempi sono definitivamente maturi per confermare un ritorno in grande stile della sportivit&agrave; a due ruote, una cosa che stimola i nostalgici dei mitici anni '00 e che fa scoprire a quelli pi&ugrave; giovani il piacere di sentirsi un po' piloti, anche se solo su strada.&nbsp; Che succede nel mercato? Tutto &egrave; iniziato qualche anno fa, quando Aprilia ha presentato la RS660 e ha messo sul piatto un nuovo modo di intendere la sportivit&agrave; su strada. La moto sembra una versione pi&ugrave; compatta della RSV4, ma il suo bicilindrico e la sua impostazione molto amichevole rende la moto una lama nella guida su strada e un vero piacere da spingere ad alti giri. L'attenzione ricevuta ha convinto altri produttori a riversare parte degli investimenti su un prodotti carenati ed &egrave; cos&igrave; che &egrave; nata la Yamaha R7, che sembra una R1 ma &egrave; molto pi&ugrave; economica e pacata nelle prestazioni. Il resto arriva a valanga e stiamo per assistere ad una piccola invasione di moto con i semimanubri: la GSX-8R di Suzuki &egrave; gi&agrave; arrivata, la Triumph Daytona 660 &egrave; vicina al debutto e nei prossimi mesi assisteremo all'arrivo di nuovi modelli 500 dai marchi cinesi e italo-cinesi, insieme alla nuova (e ancora misteriosa) Yamaha R9, una KTM 990 RC che continua a mostrarsi in veste di muletto e la regina del Salone di Milano, la Moto Morini Corsaro 750 Sport.&nbsp; Ma perch&egrave; le carenate sono tornate? E perch&egrave; proprio ora?&nbsp;  Passa alla prossima pagina &nbsp; 20 anni fa, le supersportive In realt&agrave; ci dovremmo avvicinare anche a 30 anni fa per capire l'inizio di questo enorme fenomeno, ma ci concentreremo negli anni a cavallo del millenno per cogliere il cuore della passione sportiva degli italiani e degli europei per le moto corsaiole. Tendenzialmente, il successo che port&ograve; le supersportive in cima alle classifiche di vendita era dovuto alla estrema popolarit&agrave; della Superbike, unita a una disponibilit&agrave; economica sicuramente superiore da parte degli appassionati e dalla moda del periodo che abbracciava anche il tuning auto e le piccole coup&egrave; sportive. Che fosse una moda passeggera era chiaro, le supersportive che tiravano in quel periodo erano moto scomode, molto potenti e poco pratiche: Suzuki GSX-R da 600 a 1000, Yamaha R6 e R1, Ducati 1098/848, Honda CBR-RR da 600 a 1000, Aprilia RSV 1000 e Kawasaki ZX-6R e 10R. Bombe senza elettronica ma dalla potenza ancora gestibile su strada, che le rendeva moto al limite ma comunque sfruttabili su strada soprattutto da chi aveva una certa esperienza. La scarsissima versatilit&agrave; di queste moto e la loro scomodit&agrave; le ha fatte soccombere in favore delle ben pi&ugrave; pratiche e unviversali crossover, con le quali si pu&ograve; fare davvero di tutto, non solo la sparata del weekend, e qui arrivamo al punto della rinascita delle carenate  Passa alla prossima pagina &nbsp; Come sono cambiate le sportive? Le nuove carenate, dalle pi&ugrave; piccole per patente A1 e A2 alle medie cilindrate che fanno da spina dorsale a questa nuova ondata, non sono pi&ugrave; delle supersportive ma delle molto pi&ugrave; sfruttabili sportive stradali... quelle che al tempo dei bombardoni anni '00 erano considerate probabilmente delle sport touring. &Egrave; proprio lo stradominio delle pratiche crossover che ha riversato parte di questa versatilit&agrave; nel mondo delle pistaiole senza compromessi. Le sportive di nuova generazione i compromessi li hanno, perch&egrave; i semimanubri sono sempre sopra la piastra e consentono una seduta comoda, le prestazioni sono brillanti per la strada ma non estreme per l'uso in pista, e c'&egrave; anche spazio per un equipaggiamento da turismo leggero che permette di viaggiare a raggio limitato (o anche a lungo raggio per chi sa arrangiarsi).&nbsp; Dopo tanti anni di ruote alte e look fuoristrada, c'&egrave; chi rivuole carene abbondanti e look corsaioli, ma quasi nessuno vuole rinunciare alla comodit&agrave; e praticit&agrave; alle quali ci hanno abituato le ormai intramontabili crossover ed endurone stradali. Questa nuova ondata non &egrave; altro che lo specchio dei tempi che corrono: il motociclista bada pi&ugrave; alla sostanza che all'apparenza, e la sola immagine non &egrave; pi&ugrave; abbastanza, serve anche concretezza sotto tutti i punti di vista per vivere la moto al 100%. Questi compromessi non rendono le nuove sportive meno degne di questo nome, e preparatevi a vedere un segmento in competizione serrata, con comparative stimolanti e un mercato acceso nel prossimo futuro.         

A distanza di oltre 20 anni dal boom delle supersportive, i semimanubri tornano prepotentemente nei listini e nei sogni dei motociclisti... ma in modo un po' diverso, vi spieghiamo perch&egrave;

Il risveglio delle carenate: come è rinato il mercato delle sportive con i semimanubri

Nella cornice della presentazione stampa del prossimo piano industriale, Moto Guzzi ha finalmente tolto i veli alla V100, una moto dotata di motore completamente nuovo con raffreddamento a liquido e caratteristiche tecnologiche in grado di competere con le pi&ugrave; raffinate concorrenti europee e giapponesi. Sulle chicche tecniche e sulla qualit&agrave; del prodotto paiono essere tutti d&#39;accordo, ma sull&#39;estetica si sta alzando un grosso dibattito fra chi la apprezza e chi no. Analizziamo sia i pareri degli appassionati che il design per capire cosa rende questa moto cos&igrave; &quot;radicale&quot;.  Che forme ha questa nuova moto?  A prima occhiata &egrave; facile chiedersi: &egrave; una turistica pura o &egrave; una crossover? Le proporzioni possono ingannare l&#39;occhio ed &egrave; normale rimanere un po&#39; spiazzati. La V100, a parer nostro, si inserisce a met&agrave; fra questi due mondi, perch&egrave; le proporzioni di carenatura e cupolino richiamano il mondo crossover ma le sospensioni non sono a lunga escursione e la seduta non &egrave; pi&ugrave; di tanto &quot;incassata&quot;, il che fa capire chiaramente che si tratta di una moto non molto alta da terra, come una normale turistica stradale. Questo &egrave; il primo punto che confonde le idee: il nostro cervello ragiona per immagini e simboli e quando ci si para davanti qualcosa di non facilmente classificabile, va un pochino in confusione.  Secondo punto, perch&egrave; ha queste forme &quot;anni &#39;90&quot; e a che moto si ispira? In Moto Guzzi hanno semplicemente mostrato la moto senza dettagli a riguardo (quelli li scopriremo a EICMA durante la presentazione ufficiale), quindi non abbiamo alcun cenno ufficiale sul design. La V100, per&ograve;, si ispira chiaramente alle moto squadrate di anni &#39;80 e &#39;90 e a linee che abbiamo gi&agrave; visto nella produzione di Mandello.  In redazione abbiamo identificato chiaramente una linea generale delle sovrastrutture che ricorda la Quota 1100 (endurona prodotta dal 1998 al 2002), richiamata anche dalla verniciatura a due toni con frontale di un colore e posteriore diverso. Il richiamo &egrave; anche verso le moto della serie V35 Imola e V65 Lario dei tardi &#39;80. In generale, per&ograve;, l&#39;estetica della parte centrale massiccia e del cupolino non troppo grande e connesso a mo&#39; di monoscocca,&nbsp; ricorda anche altre moto della produzione internazionale come ad esempio la Yamaha TDM, come molti di voi ci hanno fatto notare sui commenti nei nostri Social.    &nbsp;  Si poteva osare di pi&ugrave; o va bene cos&igrave;?  I designer hanno avuto chiaramente l&#39;intenzione di creare una moto dalle linee semplici e sobrie, ma dal carattere inconfondibilmente Moto Guzzi. Questa semplicit&agrave;, agli occhi di molti motociclisti, pu&ograve; essere interpretata come banalit&agrave; e questo crea le differenze di vedute. Viviamo in un&#39;epoca dove lo stile delle moto &egrave; alla ricerca costante dell&quot;effetto wow&quot; e questa V100 non &egrave; una moto che lascia a bocca aperta con effetti speciali. Se ci pensiamo bene, &egrave; in linea con tutta la produzione Guzzi degli ultimi anni: sostanza e concretezza pi&ugrave; che immagine e appariscenza, dopotutto era successo cos&igrave; anche alla presentazione della Stelvio 1200, nel lontano 2008, e ora &egrave; una moto ricercatissima.&nbsp;  Infine, la V100 &egrave; equipaggiata con il motore che proietter&agrave; Moto Guzzi nel futuro, ma non &egrave; la moto della rinascita del marchio. Verranno presentate moto di pi&ugrave; rilevante importanza commerciale con questo motore, come ad esempio una vera crossover o una naked sportiva, ma ci&ograve; accadr&agrave; a breve. Nello scenario di mercato degli anni &#39;20, una turistica di media-alta gamma come la V100 &egrave; una moto di nicchia che non rappresenter&agrave; un&#39;importante fonte di guadagno per l&#39;azienda.  Si tratta del primo step di una programmazione molto pi&ugrave; complessa e spalmata nel tempo, e probabilmente la V100 &egrave; l&#39;unico progetto del nuovo corso che si pu&ograve; realizzare con le sovrastrutture oggi a disposizione. Ricordiamoci che la vera rinascita di Guzzi &egrave; legata soprattutto alla ristrutturazione dell&#39;impianto produttivo di Mandello, passaggio fondamentale per lo sviluppo e la produzione dello zoccolo duro di questo nuovo corso. Solo a impianto completato protremmo dire di avere una Moto Guzzi finalmente degna di stare fra i big.    Le indimenticabili: Moto guzzi Stelvio 1200  &nbsp; 

Il design della nuova Mandello sta facendo discutere gli appassionati. Analizzando lo stile, quali sono i riferimenti alla storia del marchio e come mai queste linee dividono cos&igrave; tanto l&#39;opinione fra chi le ama e chi le odia?

Moto Guzzi V100, il design divide: si poteva osare o va bene cos&igrave;?

        Prosegue l&rsquo;opera di &ldquo;risanamento&rdquo; e rilancio di Harley-Davidson che, come ampiamente prevedibile, doveva prima o poi passare anche per le acque turbolente (e talvolta burrascose) del mercato azionario USA. &Egrave; notizia di poche ore fa - lo rivelano i colleghi del Milwaukee Journal Sentinel - che la settimana prossima il titolo uscir&agrave; dalla lista Standard &amp; Poor 500 delle quotazioni di Borsa newyorkesi. S&amp;P 500 Innanzitutto, capiamo bene di cosa si tratta. Conosciuto anche nella sua forma abbreviata di S&amp;P 500, lo Standard &amp; Poor 500 &egrave; il principale benchmark azionario relativo ai titoli quotati a Wall Street, ottenuto con sofisticati sistemi di calcolo, che valutano parametri estremamente complessi per ottenere il &ldquo;paniere&rdquo; di beni che vi possono entrare a far parte. I 500 titoli azionari, afferenti ad altrettante societ&agrave;, vengono poi selezionati da un apposito comitato.  COSA SIGNIFICA PER HARLEY? Tutto e niente. Di base, per un&rsquo;azienda che sta vivendo un trapasso importante come quello della Casa di Milwaukee - con un recente e importante riassetto societario e un piano di riordino che punta, da un lato, a snellire l&rsquo;apparato decisionale, rendendolo pi&ugrave; agile e veloce; dall&rsquo;altro, a ritrovare una strategia di brand, sicuramente capace di innovare, ma anche pi&ugrave; vicina alla storia e alla tradizione del marchio - certi "inciampi" sono da mettere in conto. NAVIGARE OLTRE LA TEMPESTA Premesso, quindi, che di certo non si tratta di una notizia particolarmente lusinghiera per l&rsquo;immagine della Casa americana, &egrave; anche vero che certe fasi, come detto, possono essere fisiologiche, e che gli indici sono &ldquo;territori aperti&rdquo; in cui poter rientrare quando le condizioni mutano e tornano favorevoli. In questa fase complicata, quindi, per il brand &egrave; necessario soprattutto mantenere la lucidit&agrave;, motivare l&rsquo;equipaggio e puntare la prua oltre la tempesta&hellip; anche buttando via, giocoforza, dell&rsquo;inutile zavorra. Forza Harley, tieni duro!       

La Casa di Milwaukee verr&agrave; rimossa dal pi&ugrave; importante indice azionario nordamericano a partire dal 22 giugno

Harley-Davidson fuori dallo Standard & Poor 500

L&rsquo;ascesa della Supersport 300 nelle competizioni &egrave; un fenomeno che va analizzato con attenzione. &Egrave; molto pi&ugrave; complesso di quanto possa sembrare, avr&agrave; delle importanti ripercussioni sulla produzione di serie ed &egrave; la conseguenza dell&rsquo;estinzione della vecchia classe di mezzo, ovvero della Supersport 600, che per anni (prima met&agrave; del 2000) &egrave; stata la regina delle vendite.  LE SUPERSPORT 300 nascono per soddisfare le esigenze degli utenti dei mercati asiatici e rappresentano l&rsquo;evoluzione delle economiche monocilindriche 125 e delle 250, che hanno consentito a molti Costruttori di incrementare i fatturati e di diffondere i propri brand nei mercati emergenti, dove fino a oggi c&rsquo;&egrave; stata pi&ugrave; passione che potere d&rsquo;acquisto. La situazione, per&ograve;, sta cambiando, si sta evolvendo, e alcuni di questi Paesi stanno diventando degli importanti bacini di utenza anche dal punto di vista qualitativo, oltre quantitativo.  ANNI FA AVEVO FATTO UN&#39;INCHIESTA su questo tema, che aveva anticipato quello che sta accadendo, previsto dai manager delle Case giapponesi, ai quali era chiaro che, prima o poi, la maturazione dei mercati emergenti avrebbe consentito la realizzazione di prodotti globali, considerati premium in Asia e in Sudamerica ed economici (ma non troppo) in Europa. Quel momento &egrave; arrivato e quei prodotti sono le Supersport 300, che fino a pochi anni fa erano poco performanti, non certo rifinite n&eacute; adeguate ai gusti dei giovani europei, abituati alla perfezione meccanica delle 1000 da 200 CV.  OGGI, PER&Ograve;, QUALCOSA &Egrave; CAMBIATO, perch&eacute; le Case (non solo giapponesi ma anche europee) hanno costruito delle monocilindriche e delle bicilindriche dignitose, che, facendo le debite proporzioni, posso essere paragonate alle maxisportive. Non solo. Queste piccole sportive hanno una bella immagine anche per merito della loro presenza nei paddock del mondiale delle derivate dalla serie e dei campionati nazionali, dove, grazie ai bassi costi di gestione, molti possono permettersi il lusso di gareggiare. Di fatto le Supersport 300 rappresentano la naturale evoluzione delle 125 sport production. In un mercato dove il propulsore a due tempi non sembra avere un futuro (se non nel fuoristrada, dove l&rsquo;iniezione elettronica diretta o semi diretta ha permesso al 2T di superare l&rsquo;omologazione Euro 4), non c&rsquo;erano alternative.  TECNICAMENTE, per&ograve;, queste moto si pongono a met&agrave; strada tra le vecchie ottavo di litro 2T e le Supersport 600, che si sono estinte a causa del crollo del mercato europeo delle Supersport e dall&rsquo;impossibilit&agrave; di proporre una Honda CBR600RR, piuttosto che una Yamaha YZF-R6 nei Paesi in via di sviluppo. Tra le Case giapponesi, in realt&agrave;, la Yamaha &egrave; l&rsquo;unica ad avere omologato Euro 4 una Supersport 600. Una scommessa fatta sperando in una rapida crescita dei mercati dell&rsquo;Asia e del Sudamerica, che darebbero alla Casa di Iwata un vantaggio commerciale.  SE QUESTA RAPIDA CRESCITA non ci sar&agrave;, in Europa, le Supersport 300 non saranno la tappa di avvicinamento alle Supersport 600 ma le nuove Supersport 600. In sostanza, l&rsquo;offerta dei Costruttori rispecchia quanto sta accadendo nella societ&agrave;: i ricchi, sempre pi&ugrave; ricchi, vogliono acquistare moto potenti, tecnologicamente all&rsquo;avanguardia e costose; il ceto medio si &egrave; impoverito e per la propria passione (la moto) non &egrave; pi&ugrave; disposto a spendere cifre elevate. Ecco perch&eacute; le moto di piccola cilindrata stanno prendendo il posto di quelle di media cilindrata. Il rischio &egrave; che, a breve, chi scender&agrave; da una Supersport 300 dovr&agrave; necessariamente proseguire la carriera su una Superbike, oppure dovr&agrave; scegliere delle alternative nel segmento naked o addirittura crossover.  SENZA DUBBIO il terremoto non &egrave; finito e nel medio periodo il rischio riguarda la sofisticazione delle SSP300. La Case potrebbero evolverle ulteriormente, per assecondare le richieste di piloti e utenti e questo potrebbe causare una lievitazione dei prezzi, che potrebbero avvicinarsi (senza raggiungere) quelli delle Supersport 600. Queste ultime, in passato sono state criticate da molti per la mancanza di coppia ai medi regimi e per la scarsa versatilit&agrave; nell&rsquo;uso stradale ma oggi, dati alla mano, tanti le rimpiangono, perch&eacute; hanno permesso a diversi utenti di godersi delle eccellenti prestazioni a un prezzo molto competitivo. 

Nel medio periodo potrebbero prendere il posto delle 600, ecco perch&eacute;...

4 risultati per 'analisi'

Il risveglio delle carenate: come è rinato il mercato delle sportive con i semimanubri

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