Abbiamo finalmente messo le mani sulla ZX-4RR, la nuova supersportiva di cilindrata contenuta che Kawasaki offre a una schiera di appassionati ben definiti e che ha un legame davvero profondo con il passato. Ovviamente parliamo della vicinanza alla sua antenata, la ZXR 400 degli anni &#39;90, nata per dare filo da torcere alle 2 tempi 250 (Aprilia e Suzuki) ma con un motore 4 cilindri in linea a 4 tempi e un&#39;impostazione da Superbike, ma con cilindrata ridotta a 400cc. Questa nuova creazione &egrave; davvero la sua erede?  Numeri a confronto    La ZX-4RR 2024 ha una scheda tecnica degna di nota: c&rsquo;&egrave; un&nbsp;motore 4 cilindri in linea raffreddato a liquido di 399 cc capace di erogare&nbsp;77 CV a 14.500 giri&nbsp;(ma pu&ograve; girare oltre i 15.000 giri!), che diventano 80 con l&rsquo;airbox in pressione. La coppia &egrave; molto bassa: 39 Nm a 13.000 g/min e un peso di 188 kg in ordine di marcia.&nbsp;Sono valori non estremi e comunque migliori rispetto a quelli della sua progenitrice, che aveva un 4-in-linea sempre raffreddato a liquido da 398cc ma erogava meno cavalli (58,44 CV a 12.400&nbsp;giri) e meno coppia (&nbsp;3,41 Kgm a 12.200 giri) per una velocit&agrave; massima di&nbsp;212 Km/h. Pesava 182 Kg in ordine di marcia.&nbsp;  Ovviamente stiamo parlando di epoche diverse e questo lo si pu&ograve; riconoscere anche nella diversa filosofia ciclistica. Il telaio dealla ZX-4RR &egrave; un traliccio di tubi che pur riprendendo le quote di una struttura da supersportiva &egrave; fatto in acciaio, mentre la ZXR 400 aveva un classicissimo doppio trave perimetrale in alluminio, proprio come le maxisportive giapponesi dell&#39;epoca. Ciclisticamente la progenitrice &egrave; pi&ugrave; abbondante, 1.390 mm di interasse contro i 1.380 della nuova, ovviamente sono entrambe molto compatte se comparate a sportive di cilindrata superiore o a delle comuni naked.    &nbsp;  Prestazioni simili o no?  In sella la posizioni di guida possiamo assimilarla a un&#39;esperienza simile. Il nostro Alessando che ha appena provato la ZX-4RR sul circuito di Calafat dice: &quot;il busto rimane abbastanza eretto, stando dritti, e i polsi non sono eccessivamente caricati.&nbsp;In pista, le pedane a volte sono fin troppo centrali&nbsp;e in effetti, per i piloti-spilungoni come il sottoscritto (1.90), si vorrebbe un pizzico di protezione aerodinamica in pi&ugrave;.&quot; Nel nostro test della ZXR 400 del 1997 la descrivevamo cos&igrave;: &quot;La posizione di guida non &egrave; esasperatamente coercitiva, ma la sella decisamente bassa, crea un inserimento nel corpo macchina che ad alcuni potr&agrave; sembrare eccessivo. Il manubrio &egrave; piuttosto distante, ma non tanto da creare affaticamenti alle braccia, mentre le pedane non sono particolarmente alte da arretrate&quot;.  E le prestazioni? Ecco cosa pensiamo della nuova 400 estrema: &quot;Diciamoci la verit&agrave;, coppia ai bassi (ma anche ai medi) ce n&rsquo;&egrave; davvero poca, col risultato che uscire dai rampini, con la ZX-4RR, non &egrave; sempre facile.&nbsp;L&rsquo;allungo &egrave; consistente, esaltante, un urlo metallico amplificato dal sound di aspirazione ben presente e dai rapporti abbastanza lunghi. La ciclistica &egrave; tipicamente Kawa. Significa: avantreno solido e comunicativo, ottima stabilit&agrave; sul veloce, agilit&agrave;&hellip;cos&igrave; cos&igrave;.&quot;  25 anni fa invece il test ride della Kawa ci diceva che: &quot;rimane sempre molto docile come se riconoscesse il padrone. Certo se andarci piano &egrave; una cosa, andarci forte &egrave; un&#39;altra, per ottenere buone prestazioni ci vuole un minimo di malizia: il motore infatti, pur regolarissimo, a bassi regimi non spinge pi&ugrave; di tanto, cos&igrave; va mantenuto sempre su di giri (al di sopra di quota 10.000) e in curva bisogna cercare di perdere meno velocit&agrave; possibile, ed in questo la piccola Kawasaki aiuta, grazie proprio al granitico avantreno, che permette di affrontare i curvoni in sicurezza a gas spalancato, pennellando le traiettorie al millimetro.&quot;    Simili, ma molto diverse  Due moto con meccanica e tecnica per certi versi simile ma con dinamica di guida distante. Ovviamente sono passati tanti anni e ogni moto - comparata a una di 1/4 di secolo pi&ugrave; vecchia - ha dinamiche di guida pi&ugrave; amichevoli, ma qui il confronto &egrave; pi&ugrave; su quale moto sia pi&ugrave; sportiva e pi&ugrave; coinvolgente. In generale possiamo dire che entrambe rappresentano la stessa identica scelta &quot;esotica&quot; all&#39;interno del listino nel quale si sono inserite e anche i prezzi sono per chi ha le idee chiare e non valuta molto le alternative pi&ugrave; potenti ma &quot;normali&quot;.  Siamo a 9.690 euro per la ZX-4RR, non di certo a buon mercato, e 16.810.000 Lire per la ZXR 400, che era allineato al prezzo delle sportive 600 dell&#39;epoca.&nbsp;Troppi soldi? O non si pone il problema dato che sono moto di una categoria completamente a parte?    &nbsp; 

Quattro-in-linea, cilindrata intorno ai 400cc e carattere da sportiva a cui piace girare in alto. Cosa cambia davvero fra le due generazioni Kawasaki di questa particolarissima categoria?

Kawasaki ZX-4R Vs. ZXR 400: stessi cilindri, epoche diverse

Quasi rivoluzionata rispetto alla progeniotrice&nbsp;Stinger, la Kawasaki ZXR del 1991 si present&ograve; sul mercato come moto raffinatissima. Aggressiva nel design, compatta nelle forme e dotata di qualit&agrave; dinamiche e di motore che al periodo la rendevano mezzo sfruttabile su strada. Non di certo paragonabile alle sportive odierne (o alle rivali che le succedettero in seguito), ma al periodo la ZXR 750 (non ancora Ninja, almeno in Italia) spiccava come proposta di stampo &quot;corsaiolo&quot; .  Kawasaki ZXR 750 R K2 venduta all&#39;asta per circa 61mila euro  EQUILIBRIO  Della ZXR 750, infatti, pi&ugrave; che le doti di potenza massima, ci&ograve; che&nbsp;impressionava favorevolmente era l&#39;equilibrio generale. Un fattore che poggiava su un motore 4 cilindri dalle buone prestazioni (parliamo del 1991), che garantiva anche&nbsp;ottimi valori di coppia ai medi regimi. Il tutto accompagnato da una ciclistica solida, ben realizzata, che donava alla ZXR 750 un avantreno roccioso, ma senza eccessivi penalizzazioni sul fronte della maneggevolezza. Certo, confrontarla alle pi&ugrave; recenti SBK replica (ma anche a quelle che arrivarono solo qualche anno pi&ugrave; tardi: vedi Suzuki GSX-R 750 SRAD nel 1996) non fa gridare al miracolo, ma per il 1991 la ZXR&nbsp;sapeva farsi pi&ugrave; che apprezzare. Fu una moto nata con l&#39;intento di rivaleggiare contro Ducati 851, Honda RC30 e Yamaha OW-01, nel sempre pi&ugrave; crescente Mondiale SBK; ed infatti, venne affiancata dalla serie limitata ZXR 750 R, pi&ugrave; efficace sotto vari aspetti, grazie ad un Kit fatto ad hoc per correre in pista oltre che caratterizzata da&nbsp;un codone rigorosamente monoposto.    Dalla sua la ZXR 750 del 1991 aveva anche un design tra i pi&ugrave; riusciti nell&#39;allora panorama della supersportive. Styling davvero coinvolgente ed aggressivo grazie allo splendido cupolino che, nella zona posteriore, vedeva i due caratteristici &quot;snorkel&quot; che portavano aria alla cassa filtro. Di gran pregio il telaio: un doppio trave diagonale in alluminio pi&ugrave; leggero di 4 Kg rispetto alla precedente Stinger. Sotto il profilo delle prestazioni la ZXR 750 metteva in campo 105 CV a 10.500 giri per il&nbsp;motore da 749 cc, ed una coppia massima da 8,1 Kgm a 8500 giri. La velocit&agrave;, che Kawasaki dichiarava al periodo, era&nbsp;di 245 Km/h. Peso di 195 Kg.    Nella nostra prova su In Moto nel 1991, il tester Franco Rossi la descriveva cos&igrave;:  &nbsp;  Nonostante l&#39;impostazione da vera super sportiva, la posizione di guida della ZXR 750 permette, anche al pilota di statura alta, un discreto alloggiamento. In particolare le pedane risultano adeguatamente distanziate dalla sella, l&#39;angolazione e l&#39;inclinazione dei semi manubri non &egrave; cos&igrave; esasperata come ci si aspetterebbe, mentre il busto risulta caricato in avanti, ma non certo contratto.  MOTORE FLUIDO DAI 2000 GIRI  L&#39;ottimo inserimento del corpo macchina si salta nell&#39;impiego in pista nella guida &quot;di corpo&quot;, facilitando gli spostamenti oltre che offrire grande feeling sin dalle prime battute. Della nuova ZXR 750 impressionano la protezione del cupolino e la taratura bilanciata delle sospensioni.    Il temperamento del propulsore &egrave; caratterizzato da un rendimento fluido e regolare gi&agrave; da un bassissimo numero di giri, con erogazione che risulta pulita, consentendo di riprendere gi&agrave; dai 2000-2500 giri. Il motore tira fuori il meglio di s&eacute; superati i 5000 giri con un netto irrobustimento del tiro fin oltre i 9000 giri, sottolineato&nbsp;dalla perentoria voce allo scarico. Oltre questo regime la sostanza tende a scemare, consigliando cos&igrave; il passaggio rapporto successivo.    Nell&#39;utilizzo in pista si &egrave; rivelata abbastanza fastidiosa una certa incertezza di carburazione negli apri/chiudi cos&igrave; come si sono rivelati passibili di miglioramenti il cambio, caratterizzato da innesti lunghi e rumorosi, ed il rendimento della frizione, modulabile, ma piuttosto precipitosa dell&#39;intervento.  FANTASTICA LA FRENATA    Ben poche critiche si possono muovere allo splendido rendimento della ciclistica, nettamente migliorata rispetto a quella della Stinger. Estremamente maneggevole ed equilibrata, la Kawasaki ZXR 750, trasmette fin dalle prime battute estrema comunicativa un po&#39; in tutte le situazioni con inserimenti in curva sicuri e precisi. Sul veloce non mostra problemi di stabilit&agrave;, mentre nelle manovre a bassa velocit&agrave; l&#39;avantreno si &egrave; rivelato un tantino impacciato. Il positivo lavoro delle sospensioni &egrave; sottolineato da una rassicurante precisione nell&#39;individuare al primo colpo inclinazione e traiettoria ideale, senza innescare oscillazioni ed ondeggiamenti in grado di infastidire la buona stabilit&agrave; di base. Nelle curve strette l&#39;appoggio &egrave; notevole, ma anche su veloce non abbiamo riscontrato alleggerimenti dell&#39;avantreno. Semplicemente fantastica si &egrave; rivelata la frenata per progressivit&agrave; di intervento e potenza, oltre che per il rifiuto ad accusare cedimenti o cali di funzionalit&agrave; anche nell&#39;uso in pista. Il doppio disco all&#39;avantreno consente staccate in tutta sicurezza grazie all&#39;ottima modulabilit&agrave;, mentre l&#39;unit&agrave; posteriore, anche se propensa al bloccaggio, &egrave; ben in grado di bilanciare l&#39;assetto del retrotreno.  Rewind: Kawasaki Ninja ZX-10 R 2004, forza bruta 

Evoluzione della precedente Stinger, la ZXR 750 era una perfetta macchina da guerra, per la strada ed in pista, grazie alle prestazioni del suo motore ed una ciclistica da vera SBK anni &#39;90

Rewind, Kawasaki ZXR-750 &#39;91: equilibrio verde

        Ricordate la Kawasaki ZXR 750 &ldquo;K2&rdquo; del 1992 mai guidata e ancora imballata nella sua cassa originale messa all&rsquo;asta da Iconic Motorbike Auctions? Un fortunato (e ben messo) appassionato se l'&egrave; aggiudicata ad un prezzo inaspettato, o quasi, dato che questo modello omologato AMA &egrave; stato realizzato in numero limitato tra il 1991 e il 1992.  Moto usate, i prezzi delle youngtimer: bolla fuori controllo? Tutti pazzi per la K2 Un appassionato del mondo Kawasaki o un fortunato con parecchio denaro da spendere: chi &egrave; riuscito ad accaparrarsi questa speciale moto ha sbaragliato la concorrenza offrendo una cifra notevole. La Verdona d'antan ha ricevuto ben 74 offerte, per arrivare infine a due potenziali acquirenti che &ldquo;se la litigavano&rdquo; a suon di proposte intorno ai 40mila euro. Alla fine la moto &egrave; stata venduta ad un prezzo di circa 61mila euro. La K2 vanta rispetto alla versione base adotta carburatori a valvola piatta Keihin, serbatoio in alluminio, telaio posteriore pi&ugrave; leggero e ammortizzatore completamente regolabile. Con i suoi 140 CV (18 in pi&ugrave; della base), era venduta all&rsquo;epoca per quasi 13mila euro (al cambio), circa un quinto del prezzo battuto all&rsquo;asta.  YAMAHA TZ500 DEL 1982 ALL&rsquo;ASTA: NON HA PERCORSO NEMMENO UN CHILOMETRO        

Il modello, con un'omologazione speciale, vanta numerose caratteristiche diverse a quello base. Sono servite 74 offerte per trovare l'acquirente disposto a pagare questa cifra altissima

Kawasaki ZXR 750 R K2 venduta all'asta per circa 61mila euro

Da Japan Legends arriva un kit per trasformare una moderna Z900RS in una replica della ZXR 750, che negli anni Novanta faceva sognare con Scott Russell e Aaron Slight 

Così la Kawasaki Z900RS diventa una ZXR - LE FOTO

Ottime notizie per i nostalgici delle Superbike dei gloriosi anni Novanta. Japan Legends, factory spagnola che si dedica alla &lsquo;trasformazione&rsquo; delle moto nipponiche, ha realizzato un kit per dare un volto diverso alla modern-classic dalle prestazioni briose, Kawasaki Z900RS, facendola somigliare in tutto e per tutto alle gloriose ZXR 750, che proprio quest&rsquo;anno compiono trent&rsquo;anni.    COME RUSSELL E SLIGHT - Ricordate le &lsquo;settemmezzo&rsquo; che correvano nel mondiale Superbike degli Novanta con piloti come Scott Russell, Aaron Slight e Piergiorgio Bontempi? Ebbene, guardate le immagini che vi proponiamo nella gallery: con il kit di Japan Legends la moderna Z900 si trasforma in una vera e propria replica di quelle moto.  Il kit comprende gli elementi iconici di allora: il cupolino, i &lsquo;mitici&rsquo; fari tondi, il codino squadrato e il manubrio Renthal che consente una posizione sportiva.  Il prezzo del kit non &egrave; stato divulgato, per informazioni si pu&ograve; contattare direttamente la factory spagnola all&rsquo;indirizzo: info@japan-legends.com  LA STORIA &nbsp;- La Kawasaki ZXR 750, realizzata nel 1989, era la replica stradale della versione da Superbike ZXR-7 del 1988, &egrave; dotata di un motore con una cilindrata di 750cc e una potenza di 120 cavalli.  Esteticamente estrema, questa moto dall&#39;aspetto imponente &egrave; caratterizzata dal codino posteriore a fondo quadrato, con possibilit&agrave; di montaggio di una versione monoposto, una doppia ottica rotonda anteriore ed i due condotti di presa frontale che alimentano il gruppo filtro dell&#39;aria attraversando il serbatoio della benzina.  La versione da competizione ZXR-7 da cui la ZXR 750 deriva, &egrave; stata la prima Kawasaki a vincere il mondiale Superbike: correva l&rsquo;anno 1993 e il pilota era lo statunitense Scott Russell. In quello stesso anno Russell e Aaron Slight vinsero anche la 8 Ore di Suzuka. 

Da Japan Legends arriva un kit per trasformare una moderna Z900RS in una replica della ZXR 750, che negli anni Novanta faceva sognare con Scott Russell e Aaron Slight

La Kawasaki Z900RS si trasforma in ZXR

Le supersportive giapponesi a quattro cilindri furono i veri e propri oggetti del desiderio dei motociclisti degli anni Ottanta e Novanta ed erano le regine incontrastate del mercato mondiale. Yamaha FZR, Suzuki GSX-R, Honda RC30 e Kawasaki ZXR. Erano loro le &ldquo;belle&rdquo; da utilizzare in pista, magari imitando i vari Merkel, Pirovano e Russell, protagonisti insieme alle Ducati di Roche e Mertens dei primi anni di storia del mondiale Superbike.  MOTORE TUTTO NUOVO - La ZXR 750 R era una delle pi&ugrave; apprezzate. La prima versione era dotata di un motore derivato dalla precedente GPX 750 R ma dalla seconda in poi, arriv&ograve; un propulsore tutto nuovo, da 748 cc raffreddato ad acqua e capace di 121 cv: la distribuzione era sempre bialbero a sedici valvole ma con catena di comando dei due alberi a cammes fissati sul lato e non centralmente.  MANICOTTI STYLE - Novit&agrave;, dalla seconda versione, arrivarono anche per la ciclistica: telaio doppia trave portante superiore in alluminio senza doppia culla inferiore e forcella upside-down invece di quella tradizionale. Una delle caratteristiche estetiche di questa moto era la presenza di due prese d&rsquo;aria frontali: dal cupolino arrivavano all&rsquo;air-box attraverso due manicotti per l&rsquo;aria che passavano sopra al manubrio. Una vera &ldquo;chicca&rdquo; per gli appassionati del genere.&nbsp;  MONDIALE DA &ldquo;URLO&rdquo; - Con la derivata della versione del 1993, lo statunitense Scott Russell riusc&igrave; a vincere il titolo mondiale della Superbike: il pilota della Georgia, famoso anche per le &ldquo;penne da indiano&rdquo; che caratterizzavano il suo casco, riusc&igrave; a centrare quell&rsquo;anno cinque vittorie, dodici secondi e un terzo posto che gli consentirono di salire sul tetto del mondo precedendo un certo Carl Fogarty e Aaron Slight. Nel 1996, la ZXR 750 R fu sostituita dalla pi&ugrave; &ldquo;anonima&rdquo; ZX-7R.&nbsp; 

Fu una delle supersportive pi&ugrave; apprezzate a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta e vinse anche un mondiale Superbike con &ldquo;l&rsquo;indiano&rdquo; Scott Russell &nbsp;

6 risultati per 'ZXR'

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