Quattro cilindri frontemarcia lievemente inclinati in avanti e raffreddati ad aria, doppio albero a camme in testa e due valvole per cilindro, quattro carburatori. Quando fu presentata, nel 1978, non mostrava niente di rivoluzionario rispetto alle altre ammiraglie a quadricilindriche dei marchi concorrenti, ma questa XS ragiungeva i 1.101 cm&sup3; e la potenza era superiore a tutte la altre grosse &ldquo;four&rdquo; sul mercato.  A TUTTI GLI EFFETTI ERA UNA GRANTURISMO, l&rsquo;estetica era quella di una moto classica, curata nel dettaglio ma quasi tozza nella linea, sovradimensionata in tutto, dal grosso motore al serbatoio da 24 litri, dall&rsquo;imponente faro quadrato alle frecce. Ma era molto robusta, potente, e in grado di macinare chilometri. Purtroppo, nonostante sulla XS 1100 anche una persona di media statura riesca ad appoggiare saldamente entrambi i piedi a terra, il peso a secco dichiarato di 256 chili (che in realt&agrave; erano pi&ugrave; di 267) era davvero eccessivo e richiedeva una buona prestanza fisica, specialmente nelle manovre da fermo.  L&rsquo;AMMIRAGLIA DELLA CASA DEI TRE DIAPASON si presentava con un &ldquo;grosso&rdquo; pneumatico posteriore da 4,50 x 17&rdquo;, mentre all&rsquo;anteriore c&rsquo;era un 3,50 x 19&rdquo;. I cerchi in lega contavano sette razze, ed erano equipaggiati con tre freni a disco da 300 mm morsi da pinze a pistoncino singolo. Come sulle granturismo pensate per percorrere lunghe distanze, la trasmissione finale era ad albero cardanico; le pedane poggiapiedi, invece, sono pi&ugrave; da sportiva: abbastanza arretrate e rialzate, cos&igrave; da consentire pieghe di tutto rispetto.  L&rsquo;IMPONENTE MOTORE A CARTER UMIDO era montato su tamponi di gomma e disponeva di un radiatore dell&rsquo;olio per ridurre il calore dei 3,7 litri di lubrificante in circolo. L&rsquo;accensione era elettronica e l&rsquo;alimentazione affidata a quattro carburatori Mikuni a depressione con diffusore da 34 mm, mentre l&rsquo;impianto di scarico 4 in 2 era collegato da una voluminosa camera di compensazione occultata sotto la moto.  IL CAMBIO A CINQUE RAPPORTI ERA ROBUSTO, ma un po&rsquo; rumoroso negli innesti, mentre le sospensioni contavano su una forcella e ammortizzatori regolabili. La moto dichiarava una potenza di 95 CV a 8.000 giri/min, una velocit&agrave; massima di 222 km/h e un&rsquo;accelerazione esuberante che, nonostante la mole, gli consentiva di &ldquo;bruciare&rdquo; i 400 metri in meno di 12&rdquo;.  L&rsquo;XS VENIVA PROPOSTA ANCHE IN UNA VERSIONE CARENATA che consentiva un&rsquo;ottima protezione a vento e intemperie. Questa speciale carena aveva la parte superiore del cupolino vincolata allo sterzo, montava due fari supplementari ai lati e migliorava la penetrazione aerodinamica del 15%. 

<p>Con la XS di Yamaha la cilindrata delle quadricilindriche nipponiche ha fatto un ulteriore passo avanti. Concepita come GT, esprime carattere e cavalli in abbondanza</p> 

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Yamaha XS 1100, l’imponente