        Dunlop ha realizzato il nuovo pneumatico D429 per la Harley-Davidson Softail, sviluppato in stretta collaborazione con la Casa americana per soddisfare le esigenze specifiche delle Fat Bob and Fat Bob S.&nbsp; Il lancio del D429 rappresenta l&rsquo;ultima tappa della storica partnership per la fornitura di primi equipaggiamenti ufficiali: la collaborazione iniziata 37 anni fa quando Dunlop fu scelto come pneumatico omologato per lo Sportster. L&rsquo;anno scorso, Dunlop ha festeggiato il 10milionesimo pneumatico fornito in primo equipaggiamento per Harley Davidson. SU MISURA - Le serie Fat Bob and Fat Bob S saranno gi&agrave; equipaggiate di serie con i nuovi pneumatici Dunlop D429. &ldquo;La Fat Bob ha un motore da 1.8 litri che eroga una coppia vigorosa a bassi regimi&rdquo;, ha spiegato Dmitri Talboom, Product Manager Dunlop Motorcycle Europa. &ldquo;Ci&ograve; pone esigenze molto specifiche per un pneumatico: per questo il D429 presenta un profilo del battistrada ottimizzato per aumentare la durata e favorire un&rsquo;usura uniforme&rdquo;. Dunlop D429 presenta la marcatura Harley-Davidson/Dunlop sui fianchi ed ha un disegno del battistrada aggressivo in stile scrambler. Il nuovo battistrada &egrave; stato progettato per adattarsi al nuovo telaio Harley-Davidson Softail, che offre un potenziale per una guida dinamica sul propulsore a 2 cilindri &ldquo;American V-Twins&rdquo;. Il D429 &egrave; disponibile in Europa attraverso i rivenditori Harley-Davidson e gli esperti di pneumatici per moto di Dunlop.       

Il nuovo pneumatico D429 ha la marcatura Harley-Davidson/Dunlop sui fianchi e un disegno del battistrada aggressivo in stile scrambler

Dunlop su misura per Harley-Davidson

Una collezione di capi pensati per i mesi più caldi, sia quando è in sella che nelle attività quotidiane

Harley-Davidson Summer Collection

        La moto &egrave; un mezzo di trasporto personale e la personalizzazione della moto &egrave; un tratto distintivo importante. Non sorprende quindi che EICMA dedichi al tema custom un&rsquo;area notevole, coinvolgente e &ldquo;colorata&rdquo;. Si concentrano qui i produttori di parti speciali, accessori e abbigliamento, per dimostrare come il culto della motocicletta possa diventare artigianato ed espressione artistica. Gli espositori nel Padiglione 2 di EICMA 2016 rappresentano una realt&agrave; imprenditoriale creativa, in rapida crescita e capace di coinvolgere motociclisti di tutte le estrazioni. Partner di quest&rsquo;area sono due noti media: Rolling Stone, che propone dirette Twitter e una serie di incontri, il tutto condito da musica dal vivo, e la rivista LowRide. Sabato 12 novembre alle ore 15.30 avverr&agrave; la premiazione della miglior custom nel contesto del Bike Show. Monica Silva ha allestito in quest&rsquo;area un set fotografico che coinvolge il pubblico. Davanti al suo obiettivo sfilano personalit&agrave; di spettacolo, sport e societ&agrave;, tutti appassionati di moto. E ovviamente posano i protagonisti del custom, con le proprie opere, raggruppate nelle categorie: Radical, Modified, Racer e Scrambler. A dimostrare l&lsquo;esplosione del fenomeno a cui l&rsquo;area &egrave; dedicata concorre la variet&agrave; di marchi e modelli resi unici da inventiva e lavoro manuale. Venticinque le opere del Bike Show, il concorso di eleganza con giuria composta da: giornalisti internazionali, designer di Case importanti, addetti ai lavori e trend setter della scena europea. Una ventina di appassionati, professionisti, critici e insider della scena, che in questi giorni esaminano con interesse le opere in concorso. Le moto preparate rappresentano il meglio della produzione europea, nipponica e statunitense. Aprilia, Buell, BMW, Harley-Davidson, Honda, MV Agusta, Suzuki, Vertemati, Ural e Yamaha: queste le &ldquo;tele&rdquo; scelte dagli artisti per le loro interpretazioni. Il taiwanese Winston Yeh, partecipa fuori concorso con la sua splendida BMW R nineT&nbsp;&ldquo;ufficiale&rdquo;.&nbsp; Tra i concorrenti italiani spiccano South Garage Motor Company, che spazia su bicilindrici di quattro Case diverse, e OMT Garage, gi&agrave; vincitore della trasmissione televisiva di Sky Lords of the Bikes, dedicata a Moto Guzzi. Accanto a un maestro come il bolognese Roberto Totti si mettono in luce realt&agrave; in crescita come Inglorious Basterds, finalisti del mondiale custom AMD con un sidecar di fabbricazione russa rivestito in alluminio. Studio Fibre lavora i materiali compositi per realizzare cafe racer e scrambler su basi Honda e BMW quattro cilindri. Da tenere d&rsquo;occhio i tedeschi di Mello Motorycles, che lavorano su nipponiche anni 70 e 80, mentre Van Der Heide dall&rsquo;Olanda sorprende con un&rsquo;Aprilia RSV&nbsp; futuribile. Un gioiello a due ruote. CD Garage e American Specialists lavorano su v-twin americani cos&igrave; come BOSS 69, altra realt&agrave; finalista nel mondiale con un tre ruote innovativo. Al debutto desta interesse Italian Dream Motorcycles con progetti Suzuki retr&ograve; e Triumph moder2. Matteucci Garage e Meccanica Serrao ricreano una vecchia BMW con classe mentre Strato punta su una moderna MV Agusta. Di primaria importanza resta il brand Harley-Davidson, crescono le preparazioni su meccaniche europee ma anche Indian dimostra interesse, presentando nel suo stand molti esemplari personalizzati con stile e originalit&agrave;. L&rsquo;area Custom di EICMA 2016 &egrave; al Padiglione 2        

<p>Al Salone della moto si concentrano i produttori di parti speciali, accessori e abbigliamento, perch&eacute; il culto della moto pu&ograve; diventare artigianato ed espressione artistica</p>

EICMA è anche Custom

Harley-Davidson Street

Una delle icone della moto americana trasformata &ldquo;all&rsquo;inglese&rdquo; attingendo a piene mani ad un catalogo del marchio californiano per eccellenza  &nbsp;  &nbsp;  Il culto delle caf&eacute; racer &egrave; da tempo ben radicato negli USA, e anche se il Sunset Boulevard non &egrave; ancora il corrispondente californiano della North Circular londinese, dove si trova l&rsquo;Ace Caf&eacute;, si possono vedere tante moto che non avrebbero sfigurato nel parcheggio dell&rsquo;Ace o del Busy Bee negli anni &rsquo;60, gli Swinging Sixties. Ma con una grande differenza. Perch&eacute; assieme agli inevitabili tributi&hellip; transatlantici alle caf&eacute; racer britanniche come Triton, Tribsa, Norton e simili, ci sono anche tante americane, non a caso spesso su base Sportster, la pi&ugrave; longeva e venduta fra le Harley-Davidson. Proprio una di queste &egrave; stata scelta da Roland Sands per creare una specie di vetrina ambulante per il catalogo delle parti speciali prodotti dalla sua Roland Sands Design. Il trentasettenne, ex campione AMA 250, &egrave; figlio d&rsquo;arte: suo padre &egrave; quel Perry che fond&ograve; la Performance Machine, leader statunitense nella produzione di cerchi, pedane e particolari ciclistici impiegati in alcune delle special pi&ugrave; famose dell&rsquo;ultimo quarantennio. Oggi Roland, fattosi le ossa nell&rsquo;officina del padre, &egrave; titolare di uno dei pi&ugrave; quotati atelier di customizzazione statunitensi. Ed &egrave; l&rsquo;autore di alcune delle moto pi&ugrave; folli mai viste al mondo, con estetiche solitamente di netta rottura rispetto agli schemi e spesso dotate di forcella rovesciata, freni oversize, pinze pluripistoncino e in generale una forte propensione ad aggredire le curve e uscirne con la ruota anteriore che punta il cielo, piuttosto che a recitare il ruolo del capolavoro da salotto. In altre parole, il perfetto equivalente californiano delle caf&eacute; racer. Da sportiva vera, cinquanta e passa anni fa quando Harley-Davidson lottava con le Norton e le Triumph, prima ancora che Ducati producesse una bicilindrica a V e Honda una quattro cilindri, la Sportster &egrave; diventata una specie di moto d&rsquo;accesso alla gamma di Milwaukee. Quindi, pur se tutte dotate di iniezione elettronica dal 2007, la Sportster resta l&rsquo;unica fra le Harley ad avere il cambio a cinque marce, pur se con trasmissione finale a cinghia, e il vecchio propulsore Evolution privo di contralberi di equilibratura. Motore che aveva debuttato nel 1984, ora montato nell&rsquo;agile telaio Sportster con silent block per eliminare le vibrazioni una volta ritenute un vero e proprio rito di passaggio per gli avventizi delle motociclette di Milwaukee. Harley ha per&ograve; venduto, nel corso degli anni, pi&ugrave; di mezzo milione di XL Sportster, e il semplice fatto che siano cos&igrave; diffuse ed accessibili le rende la base ideale, in questo periodo di crisi, per creare un tributo motociclistico alla moda delle caf&eacute; racer che sta prendendo piede fra i ventenni statunitensi con la stessa virulenza con cui si diffuse negli anni Sessanta in Gran Bretagna&hellip;    Sands ha creato la sua minimalista Caf&eacute; Sportster scartando diverse delle componenti (manubrio, scarico e tante altre) e riportando alla forma originaria il serbatoio prima di montare un tappo RSD, asportare altro metallo dal parafango posteriore gi&agrave; accorciato dal precedente proprietario ed assottigliare anche l&rsquo;anteriore. Telaio e forcellone sono stati &ldquo;ripuliti&rdquo; eliminando tutto il superfluo, per poi consegnare il tutto in mano a Chris Woods di AirTrix perch&eacute; lo verniciasse. La forcella &egrave; stata rialzata per aumentare la luce a terra e modificata nell&rsquo;idraulica da Progressive Suspension per irrigidirne l&rsquo;azione. Al retrotreno troviamo due ammortizzatori di 370 mm, serie 970, della stessa Casa: la moto risulta dunque molto pi&ugrave; alta soprattutto al retrotreno, chiudendo il cannotto di sterzo per velocizzarne la sterzata pur restando lontani da eccessi. &laquo;Non le serve ancora l&rsquo;ammortizzatore di sterzo&raquo; commenta lo stesso Sands. I cerchi in alluminio sono RSD Boss, con anteriore nelle stesse misure (19&rdquo; e canale di 1&rdquo;85) mentre al posteriore Sands ha preferito sostituire il 16&rdquo; originario con un 18&rdquo;, dal canale di 4&rdquo;25 per aumentare l&rsquo;impronta a terra e adottare una Dunlop Sportmax 160/60 che garantisce grip sufficiente a fresare le pedane (anch&rsquo;esse RSD), un po&rsquo; troppo lunghe a dire la verit&agrave;, ma fortunatamente retraibili, nelle curve. L&rsquo;impianto frenante conta su un disco anteriore Performance Machine Turbo di 330 mm &Oslash;, lavorato da pinza (sempre PM) a 6 pistoncini; al posteriore troviamo un&rsquo;unit&agrave; della stessa misura di quella di serie e una pinza a ben 4 pistoncini.  La posizione di guida &egrave; decisamente pi&ugrave; sportiva, con una sella RSD Mustang che &ldquo;accoglie&rdquo; il pilota molto pi&ugrave; di quanto non avvenga con l&rsquo;unit&agrave; originale mentre stringe i due semimanubri, molto inclinati e dotati di comandi regolabili RSD, montati sotto la piastra di sterzo modificata per offrire una sostanziosa avancorsa di 117 mm. Il colpo d&rsquo;occhio sul ponte di comando &egrave; molto pi&ugrave; pulito, con fanale e tachimetro riposizionati pi&ugrave; in basso grazie ad un kit RSD Nostalgia. Il resto della strumentazione? Non serve su una caf&eacute; racer, cos&igrave; come gli specchietti. Un altro kit &egrave; servito per spostare la chiave di accensione dal lato destro alla posizione attuale, sotto il coperchio accensione (anch&rsquo;esso RSD), sulla sinistra in mezzo ai cavi accensione Twin Tec. Il risultato &egrave; un avantreno ben pi&ugrave; pulito e compatto dell&rsquo;originale, che mantiene una precisa identit&agrave; americana pur con forti influenze da Ace Caf&eacute;. Inoltre, la Caf&eacute; Sportster cos&igrave; perde gran parte dell&rsquo;asimmetria tipica delle Harley-Davidson, avendo aumentato sostanziosamente le masse sul lato sinistro. Sempre in quest&rsquo;ottica &egrave; da vedere lo spostamento a sinistra del portatarga, pieghevole, naturalmente, solo per facilitare il parcheggio, capirete&hellip; Il cavalletto, sempre RSD, ha una molla leggerissima che offre un buon appoggio in parcheggio ed &egrave; semplicissimo da far rientrare, ma allo stesso tempo risulta virtualmente impossibile da raggiungere con il piede quando ci si ferma. Sands ha parlato di un&rsquo;unit&agrave; prototipale, su cui evidentemente c&rsquo;&egrave; ancora bisogno di un po&rsquo; di lavoro. Il propulsore di 1.229 cm3 a corsa lunga (88,9 x 96,8 mm) della Sportster &egrave; rimasto completamente di serie nelle sue componenti interne, ma il corpo farfallato ora &egrave; alimentato da una griglia RSD tagliata a contrasto Venturi 7 con filtro dell&rsquo;aria K&amp;N e cornetto Turbine. Sands dichiara che una volta montato lo scarico Tracker 2-in-1 sviluppato da Vance &amp; Hines in esclusiva per RSD e la loro centralina aggiuntiva, il motore guadagna fra gli 8 e i 12 cavalli a seconda della moto, dunque circa 65 CV a 5.750 giri contro i 55 dell&rsquo;originale. Il pacchetto aspirazione/scarico ha per&ograve; benefici collaterali che vanno oltre la semplice cavalleria, ovvero la risposta all&rsquo;acceleratore, e cosa ancora pi&ugrave; importante per la clientela di questa moto, un sostanzioso miglioramento dell&rsquo;estetica e della voce del motore.    All&rsquo;avviamento, il propulsore Evo ad iniezione si esibisce in un profondo ringhio allo scarico perfettamente in tono con il look retr&ograve; della Caf&eacute; Sportster. Assenti, fortunatamente, le vibrazioni tipiche delle caf&eacute; racer dell&rsquo;epoca. Il motore prende giri pulito e preciso, con un&rsquo;alimentazione perfetta fin dai bassi regimi. Con 65 CV e qualche chilo in meno rispetto ai 251 della Nightster originale, le prestazioni sono sufficientemente vivaci da divertirsi nella guida in extraurbano; i 107 Nm di coppia offrono un&rsquo;accelerazione pi&ugrave; che decorosa, accompagnata peraltro da una gran bella voce allo scarico. Il cambio a 5 rapporti &egrave; lento e rumoroso come su tutte le Sportster, anche se la folle si trova facilmente e la frizione si rivela morbida e leggera. Il comfort non era fra le priorit&agrave; quando Harley ha creato la Nightster, ma l&rsquo;interpretazione di Sands rende la Caf&eacute; Sportster pi&ugrave; accogliente della versione di serie nonostante i manubri molto spioventi e le pedane larghe determinino una posizione abbastanza raccolta e quasi costrittiva per chi, come me, passa il metro e ottanta. Sarebbe stato bello poter disporre delle pedane arretrate ora in catalogo ma non ancora pronte all&rsquo;epoca della mia prova, per poter godere di un po&rsquo; pi&ugrave; di luce a terra in curva e di facilit&agrave; di manovra. C&rsquo;&egrave; solo un modo di guidare una moto come questa: restare dritti sulla sella senza sporgersi in curva. Bisogna essere fluidi, seguire il ritmo, evitando assolutamente di guidare di forza nel vano tentativo di farla curvare come una sportiva moderna. Perch&eacute; non lo farebbe comunque: nonostante si resti sorpresi dalle velocit&agrave; che si possono tenere in curva fresando le pedane, questa Harley-RSD non verr&agrave; mai descritta come rapida nell&rsquo;ingresso curva. Del resto non lo erano nemmeno le Triton o le altre Caf&eacute; Racer anni &rsquo;60: le moto che adottavano il leggendario telaio Norton Featherbed compensavano un ingresso in curva lento e pesante con una stabilit&agrave; superba su buche, gobbe e curvoni veloci. Esattamente come la RSD Caf&eacute; Sporster oggi, che si dimostra perfettamente a suo agio nel misto di montagna a patto che la guidiate raccordando le curve con la massima pulizia, piegando tanto e tenendo alta la velocit&agrave; alla corda. Una guida filologicamente corretta e gustosa, grazie anche a una frizione leggera e a una pronta risposta all&rsquo;acceleratore. Ottimi anche i freni PM. Se qualcuno volesse costruirsi una replica di questa moto, secondo una stima approssimativa dello stesso Roland, servirebbero circa diecimila dollari oltre alla moto originale. Ma verniciatura e manodopera a parte, bastano circa 1.500 &ldquo;verdoni&rdquo; per trasformare una Sportster in una perfetta Caf&eacute; Sportster: tutti i pezzi sono disponibili nel catalogo RSD. La Caf&eacute; Sportster di Roland Sands &egrave; una perfetta interpretazione sud-californiana di uno dei tipi di moto pi&ugrave; fortemente legati alla tradizione britannica. Qui l&rsquo;influenza statunitense &egrave; fortissima grazie all&rsquo;uso della pi&ugrave; americana di tutte le moto come base di partenza. Un approccio di ottimo gusto a uno dei settori pi&ugrave; di moda negli ultimi tempi, realizzato dal re dei preparatori californiani.

H-D Roland Sands Caf&eacute; Sportster

Un tempo si diceva: le moto rosse sono le pi&ugrave; veloci, quelle nere le pi&ugrave; cattive. Questa 1340 nata a Milwaukee e ricostruita a Padova, allora, &egrave; cattivissima!  &nbsp;  &Egrave; bello sapere che nonostante le mode che si rincorrono frenetiche anche nel nostro settore, o la necessit&agrave; di cambiare grafica sovente per far vedere che il modello &egrave; stato rinnovato, ci sia qualcuno che va avanti per la sua strada facendo le cose a modo proprio, costruendo delle moto che soddisfino le esigenze del proprietario, senza scomporsi minimamente per il resto. La &ldquo;kustom culture&rdquo; &egrave; questo, e ha radici ormai lontane nel tempo. Lo sanno bene i tipi di Speed Bike, che si occupano di Harley dal &rsquo;96. Questa moto &egrave; arrivata nella loro officina con le sembianze di una Fat Boy, e il proprietario, gi&agrave; possessore di altre Harley, voleva una moto essenziale e diversa, e soprattutto aggressiva. A fine lavoro, delle opulente forme che disegnano la Fat Boy non &egrave; rimasto nulla. Si &egrave; partiti usufruendo di motore e telaio. Il bicilindrico 1340 Evo monta ora un asse a camme Screamin&rsquo; Eagle, un grosso carburatore Mikuni di 45 mm &Oslash; con cornetto di aspirazione libero, una frizione Barnett a secco e una trasmissione primaria a cinghia completamente in vista. Doveroso menzionare gli scarichi realizzati in proprio da Speed Bike con un lavoro certosino, forse non consoni al codice, ma sicuramente di forte impatto visivo.    Ogni dettaglio della moto &egrave; ora completamente in vista. L&rsquo;unica tonalit&agrave; prevista &egrave; il nero, che oltre che sulle sovrastrutture imperversa su ogni dettaglio, compresi motore, manubrio e cerchi. La sospensione posteriore di tipo softail sorregge un minimale parafango che copre meno di un quarto della circonferenza della ruota. Entrambi i cerchi sono di 16&rdquo; e dispongono di una miriade di raggi &ndash; neri come tutto il resto &ndash; di due dischi singoli di generoso diametro e di massicci pneumatici a spalla alta marchiati Harley-Davidson (180 mm al posteriore e 130 mm all&rsquo;anteriore). Davanti, la massiccia forcella telescopica tradizionale ha ceduto il posto a una Springer H-D le cui molle risaltano nettamente, essendo gli unici elementi cromati di una certa dimensione presenti in tutta la moto. Assenza di parafango anteriore, manubrio di altezza media montato al contrario e un piccolo strumento digitale inserito sul coperchio dei risers completano l&rsquo;avantreno. Per illuminare c&rsquo;&egrave; un piccolo e piacevole fanale della Crime Scene Choppers che fa il paio con la luce posteriore, fissata a una sella monoposto di semplice fattura. Pi&ugrave; in basso, un serbatoio dell&rsquo;olio a botticella e dietro questo uno spazio carenato che occlude la batteria a altri elementi indispensabili alla moto. Il serbatoio del carburante, invece, &egrave; un prodotto aftermarket che si rif&agrave; alle forme dello Sportster, debitamente modificato dall&rsquo;equipe di Speed Bike per ospitare un tappo di rabbocco a scomparsa.

H-D 1340 by Speed Bike

L&rsquo;Alto Adige &egrave; terra di harleisti della vecchia guardia, di quelli che sanno dove mettere le mani quando un datato bicilindrico a V non gira bene, e non temono di sporcarsele  &nbsp;  La ditta si chiama Race Point e si trova in provincia di Bolzano. A prima vista il nome pu&ograve; sembrare non adeguato al motore Shovel che compare sul biglietto da visita, ma Kurt e il figlio Tobias, oltre ad amare le Harley (anche quelle vecchie con tanti anni e tanti chilometri sulla groppa) hanno entrambi un passato nell&rsquo;ambiente dragster, e questo &egrave; sufficiente a spiegare l&rsquo;arcano. Ci sono molti modi per personalizzare le Harley, e alla Race Point non ne disdegnano nessuno, ma lo stile preferito &egrave; quello alla vecchia maniera, e da molto prima che &ldquo;l&rsquo;old school&rdquo; diventasse un fatto di tendenza. Quella che avete davanti agli occhi &egrave; una FL del 1964, e il motore Shovel ha goduto della cura e dell&rsquo;esperienza maturati negli anni sulle strip di accelerazione. Tanta dedizione non &egrave; stata data in funzione di maggiori prestazioni, ma per dare modo al vecchio Big Twin di esprimesi al meglio e di portare in giro l&rsquo;FL formato bobber con brio e tanta coppia a disposizione. La cilindrata &egrave; salita da 1.200 a 1.340 cm&sup3;, e l&rsquo;albero motore originale &egrave; stato accuratamente ribilanciato e inserito in un basamento S&amp;S in quanto, da un&rsquo;accurata ispezione, quello originale risultava alquanto indebolito. Le teste montano valvole Manley e le guide sono state sostituite con altre di materiale idoneo per bruciare benzina verde. Sono della partita anche un&rsquo;accensione Mallory, un albero a camme Andrews tipo J, un carburatore S&amp;S Super E e un impianto di scarico 2-in-1. La frizione &egrave; a secco con primaria a cinghia bene in vista e a livello estetico il motore ha i carter e le teste micropallinati, i cilindri in ghisa verniciati di nero e il resto accuratamente lucidato. Come sui Bobber di un tempo le sovrastrutture sono state ridotte all&rsquo;essenziale e per un aspetto adeguatamente vintage si sono usati colori opachi: prevalenza di nero e inserti in rosso mattone con filetti in oro. Il nero &egrave; servito anche ad occultare dettagli pi&ugrave; moderni, come la pinza anteriore Brembo a 4 pistoncini, che passa in secondo piano grazie anche all&rsquo;imponente pneumatico anteriore e all&rsquo;assenza del parafango che catalizza l&rsquo;attenzione. I cerchi cromati con 40 raggi hanno la classica misura di 16&rdquo;, mentre la forcella idraulica ha ceduto il posto ad una Springer rigorosamente nera. Modifiche anche al forcellone per un retrotreno pi&ugrave; basso, mentre il telaio &egrave; rimasto inalterato. Il serbatoio, debitamente adattato, proviene da una Super Glide degli anni &rsquo;70, la sella addirittura da un vecchio trattore Porsche con la seduta rifatta in cuoio, mentre il tondeggiante serbatoio dell&rsquo;olio &egrave; stato realizzato artigianalmente. L&rsquo;unico parafango, quello posteriore, proviene da una H-D della serie Evolution ed &egrave; stato accorciato. Sul davanti la strumentazione &egrave; scomparsa, &egrave; invece apparso un vistoso manubrio &ldquo;Dirt&rdquo; dotato di un robusto traversino e agghindato con manopole a botticella bianche. Sempre all&rsquo;avantreno, davanti alle molle, svetta un tondeggiante e antico fanale di Matchless a ogiva corta. Il tutto risulta adeguatamente proporzionato, conferendo un aspetto fiero e orgogliosamente vintage a questo bobber di lontani natali.  

7 risultati per 'H-D.'

Dunlop su misura per Harley-Davidson

Harley-Davidson Summer Collection

EICMA è anche Custom

Harley-Davidson Street

H-D Roland Sands Café Sportster

H-D 1340 by Speed Bike

H-D Shovel by Race Point